¤  MONDO PICCINO  ¤

Vecchi e nuovi continenti

De Reditu Suo - Terzo Libro

L’articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana

20/04/2010

Del Prof. I. Nappini

L’articolo 1 della Costituzione Italiana presenta una Repubblica fondata sul lavoro.

Precisamente:“L’ITALIA È UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO. LA SOVRANITÀ APPARTIENE AL POPOLO CHE LA ESERCITA NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE”.

Il lavoro è il fondamento riconosciuto della vita civile e sociale della Repubblica Italiana, il problema è: che cosa è oggi per milioni d’italiani il lavoro?

Il lavoro oggi è precario, instabile e spesso pagato poco e questa realtà è aggravata dalla crisi e dall’emergere di nuovi imperi globali con nuove minoranze al potere che vogliono trasformarsi in una sorta di nuova aristocrazia della finanza e del potere in grado di condizionare la vita di milioni d’esseri umani.

Del resto l’India la Cina, il Brasile, la Russia post-sovietica e altre potenze minori sono pressate da milioni di esseri umani ormai parte di una nuova piccola e media borghesia che esige di consumare petrolio, energia, beni voluttuari, e di godere di qualche briciola del benessere delle classi dirigenti e dei ceti sociali ricchi.

Il quieto vivere delle classi dirigenti nei nuovi imperi e negli Stati a vocazione imperiale dipende dalla soddisfazione delle aspirazioni di potere e di consumo di questa massa di umani che è il vero motore del successo politico ed economico delle nuove potenze medie e grandi che stanno ridimensionando gli Stati Uniti e alcuni dei loro alleati storici.

Senza i milioni di colletti bianchi, professionisti, quadri di partito, mediatori, commercianti, ingegneri la potenza Brasiliana, Cinese, Indiana e Russa sarebbero delle chimere e non delle realtà concrete, sono le centinaia di milioni di Indiani e Cinesi che vivono un po’ meglio dei loro padri e nonni a spingere i loro governi verso politiche volte a favorire il proprio commercio e le industrie.

Alcune risorse strategiche e certamente il petrolio si trovano in Africa, nel Medio-Oriente e in alcune zone dell’Asia, il grande interesse per l’Africa dei nostri anni è dettato dal fatto che c’è un bisogno estremo delle risorse del sottosuolo africano che gli imprenditori e i governi locali non sanno sfruttare e usare per alleviare le sofferenze delle popolazioni locali.

Il lavoro, il suo senso, i suoi costi sono una variabile non più del mercato, cosa che avrebbe un senso, ma di colossali interessi geopolitici collegati a quello che è un grande Risiko giocato dai potenti del mondo con regole truccate, mezzi sporchi e talvolta guerre per procura.

Il lavoro nel Belpaese oggi è un calcolo, è l’elemento di progetti e investimenti finanziari di banche o Fondi sovrani, è lo studio di gruppi ristretti di manager e progettisti, è un prestito della grande finanza per avviare una certa attività o per trasferirla altrove; IN SINTESI È QUALCOSA DI ESTRANEO AL SINGOLO E AL SUO PROGETTO DI VITA.

LA CRISI DELLA PRIMA REPUBBLICA SI SAREBBE COMUNQUE VERIFICATA ALDILÀ DEL DISASTRO SOCIALE E POLITICO DI TANGENTOPOLI DI CUI SONO STATI PROTAGONISTI I VECCHI PARTITI DELLA PRIMA REPUBBLICA, PROPRIO LA QUESTIONE DEL PRIMO ARTICOLO E LA SUA PERDITA DI SENSO IN QUESTA REALTÀ DI DELOCALIZZAZIONE A LIVELLO GLOBALE DEL LAVORO DIMOSTRA COME IN CRISI FOSSERO I VALORI E I MITI CHE AVEVANO SORRETTO LO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE DELLA PRIMA REPUBBLICA.

I vecchi partiti dei ladri, dei retori con le pensioni dorate, le correnti politiche dei cattivi maestri e dei venditori d’illusioni hanno solo accelerato una decomposizione in atto, Berlusconi ha liquidato a modo suo l’ingombro delle rovine e delle carcasse puzzolenti morte da tempo.

FRA LE COSE ROTTE DEL PASSATO OGGI RIMOSSE C’È L’ANTICO MITO DEL LAVORO.

 

 

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