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De Reditu Suo - Terzo Libro
L’Italiano educato dagli stranieri invasori- settimo discorso
25/07/2010
Del Professor I. Nappini
Quando i Re di Francia e di Spagna lottavano per imporre la loro egemonia sul continente Europeo all’inizio dell’Età Moderna le genti d’Italia consapevoli dell’esistenza dei fatti politici si dividevano fra filo-francesi e filo-spagnoli.
Per tutti gli altri la logica era il solito “Franza o Spagna purchè se magna” e l’eterno “Dove c’è Pane c’è Patria”, quest’ultimo motto più letterario che storico, è stato messo in bocca a un cavaliere mercenario in un romanzo dell’Ottocento, riflette bene la naturale inclinazione degli italiani.
A PARTE ALCUNE MINORANZE FORTEMENTE POLITICIZZATE PERLOPIÙ ISTRUITE E PARTE DEI CETI MEDI LA MAGGIOR PARTE DELLA POPOLAZIONE DEL BELPAESE È ESTRANEA A QUALSIASI PASSIONE CHE NON SIA LO STRETTISSIMO INTERESSE PRIVATO O DELLA FAMIGLIA D’ORIGINE.
Le ultime vicende palestinesi con lo scontro fra incursori israeliani e pacifisti arrabbiati su una nave turca che portava aiuti umanitari dovevano di per sé scuotere la politica e l’opinione pubblica.
La maggior parte delle genti d’Italia hanno mostrato encefalogramma piatto e solo delle minoranze fortemente politicizzate hanno dato luogo a manifestazioni o a qualche forma d’interesse che non fosse il fastidio o la sorpresa per l’ennesima violenza medio - orientale che arriva dal televisore.
Così i giornali politicamente orientati si schierano a favore o contro l’incursione dei commando dalla stella a sei punte sulla base della polemica politica italiana, dei suoi mal di pancia sociali, della sua arretratezza cultuale, delle sue allucinazioni giornalistiche che scambiano uno scontro militar-religioso che dura dal 1949 con i fatti e gli schieramenti faziosi di casa nostra.
IL DRAMMA PALESTINESE DIVENTA LA SOLITA OCCASIONE PER SCHIERARSI A FAVORE O CONTRO TALUNE MINORANZE POLITICHE ITALIANE, PER FAR PARAGONI FORZATI E STRAMBI, PER CONFONDERE LE GRANDI TRAGEDIE ALTRUI CON LE FARSE E LE CARNEVALATE DI CASA NOSTRA.
Ecco oggi come ieri le genti del Belpaese fanno il tifo per questo o per quello, c’è nella cultura italiana un bizzarro istinto di sopravvivenza proveniente dal passato remoto che spinge a cercar protettori stranieri o a cercar di compensare la prepotenza di uno di questi con il calunniare o il cospirare contro di lui assieme ai suoi nemici.
Come ai tempi dell’Imperatore Carlo V e del Re Francesco I il Belpaese è un terreno di conquista psicologico e culturale prima ancora che militare o politico.
Lo straniero dominante troverà sempre partigiani e nemici perché in fin dei conti per l’Italiano il nemico è sempre e comunque il connazionale; lo straniero prima o poi varcherà le alpi o prenderà il mare ma il proprio simile è qui per rimanere e contendere ai suoi simili la roba: donne, soldi, impieghi, protezioni, terreni, case.
Fra noi ci conosciamo, per questo coltiviamo l’odio e il disprezzo; tuttavia devo esser chiaro su un punto che mi sta a cuore: OGGI LE DIFFORMI GENTI D’ITALIA CONTINUANO A COMPORTARSI COME SE LA PENISOLA FOSSE SOTTO UN REGIME STRANIERO.
A mio avviso non ci può essere abiura più forte e strisciante del sistema della Repubblica di questo banalissimo agire culturale e politico che attraversa tutti i ceti e diventa banale forma del vivere e modello di comprensione dei fenomeni della globalizzazione e della presenza delle comunità straniere nel Belpaese.
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Il professor Nappini cura il sito http://noglobalizzazione.ilcannocchiale.it
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