¤  MONDO PICCINO  ¤

Vecchi e nuovi continenti

INTRODUZIONE

06/11/2010

Di F. Allegri

Diffondo una nuova traduzione di uno scritto di Lester R. Brown sulla povertà nel mondo.

Invito a tener presente la distinzione tra povertà e ed estrema povertà (solo in quest'ultima fascia si rintracciano i pericoli di vita degli affamati e assetati anche dalla guerra - nel testo non si valuta tale fattore).

Sulla questione dell'etile di granturco concordo in parte. Da un lato è vero che non si può pensare di fare quel tipo di agricoltura e quella alimentare, ma va aggiunto che tale grano non arriverebbe agli affamati, che spesso loro si nutrono delle stesse granaglie che noi produciamo per il bestiame e infine so che la flotta auto e destinata a ridursi in tutto il mondo.

So che ci saranno tanti problemi nei prossimi anni, ma non è detto che continui questo livello di flagello per i poverissimi.

 

La connessione fra povertà e popolazione

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Di Lester R. Brown

Earth Policy Release

Book Byte

29 giugno, 2010

Il 21esimo secolo iniziò con una nota ispirata: l’ONU stabilì l’obiettivo di ridurre il tasso della popolazione mondiale che vive in povertà estrema della metà entro il 2015.

Ad inizio 2007 il mondo credette di essere vicina allo scopo, ma poiché la crisi economica si è rivelata e le prospettive si sono oscurate, si dovrà crescere lo sforzo per ridurre la povertà.

Tra gli stati, la Cina ha la storia di maggiore successo nella riduzione della povertà. Il numero di Cinesi che vivevano in estrema povertà scese dai 685 milioni del 1990 ai 213 del 2007.

Con una piccola crescita nella sua popolazione, il tasso di persone che vivevano in povertà in Cina scese dal 60% al 16%: un successo sorprendente secondo ogni standard.

Il progresso dell’India è controverso.

Tra il 1990 e il 2007, il numero di Indiani che vivevano in povertà incrementò leggermente da 466 milioni a 489 mentre il tasso di quelli che vivevano in povertà scese dal 51 per cento al 42 per cento.

Nonostante la sua crescita economica, in media del 9 per cento all’anno negli ultimi 4 anni, e il sostegno del Primo Ministro Manmohan Singh allo sforzo di base per sradicare la povertà, l’India ha ancora molta strada da percorrere.

Il Brazil, d’altra parte, ha avuto successo nella riduzione della povertà con il Bolsa Famiglia program: uno sforzo fortemente supportato dal Presidente Luiz Inàcio Lula da Silva.

Questo è un programma d’assistenza condizionata che offre alle madri povere fino a $35 al mese se esse mandano i loro bambini a scuola, li vaccinano e dimostrano che essi effettuano regolari controlli fisici.

Tra il 1990 e il 2007, il tasso di popolazione che viveva in estrema povertà scese dal 15 al 5 per cento.

Applicato a 11 milioni di famiglie, quasi un quarto della popolazione del paese, negli ultimi 5 anni esso ha alzato i redditi tra i poveri del 22 per cento. Per comparazione, i redditi tra i ricchi salirono solo del 5 per cento.

Rosani Cunha, ex direttore del programma ha detto: “Ci sono pochissimi paesi che riducono l’ineguaglianza e la povertà allo stesso tempo”.

Anche altre nazioni nel Sud Est asiatico hanno fatto guadagni impressionanti, vedi la Tailandia, il Viet Nam e l’Indonesia.

Tali guadagni in Asia facevano sperare che l’U.N. Millennium Development Goal (MDG) di dimezzare la povertà per il 2015 fosse realizzato. Infatti nella stima del 2008 dei progressi del MDG, la Banca Mondiale sostenne che tutte le regioni del mondo in via di sviluppo con la sola eccezione dell’Africa sub-Sahariana erano vicine a tagliare della metà il tasso della gente che viveva in grave povertà per il 2015.

Tuttavia, questa stima ottimistica E’ stata modificata molto presto.

All’inizio del 2009, la Banca Mondiale ha detto che tra il 2005 e il 2008 l’incidenza della povertà è incrementata largamente nell’Asia dell’Est, in Medio Oriente, in Asia del Sud e nell’Africa sub-Sahariana a causa dei prezzi del cibo più alti che colpiscono duramente il povero.

Questo fu causato dalla crisi economica globale che espanse drammaticamente le schiere di disoccupati negli stati e ridusse il flusso delle rimesse dei membri della famiglia che lavorano all’estero. La vastità che la Banca classifica come molto povera - gente che vive con meno di $1,25 al giorno – aumentò almeno di 130 milioni. La Banca osservò che “i prezzi più alti del cibo nel 2008 potrebbero aver aumentato il numero di bambini che soffrono danni fisici e cognitivi permanenti a causa della malnutrizione di 44 milioni”.

L’Africa Sub-Sahariana, con 820 milioni di persone, scivola più a fondo nella povertà. Fame, analfabetismo e malattia sono in marcia, compensando parzialmente i guadagni di paesi come la Cina e il Brasile.

Gli stati in fallimento anche come gruppo sono in ricaduta: un contrassegno interregionale degli stati fragili della Banca che non incoraggia poiché l’estrema povertà in questi paesi è sopra il 50 per cento – più alta rispetto al 1990.

Oltre l’attacco alla povertà, altri MDG adottati nel 2000 includono il dimezzamento del tasso degli assetati, l’educazione scolastica primaria universale, il dimezzamento del tasso di persone senza l’accesso all’acqua potabile sicura e l’inversione della diffusione delle malattie infettive, in modo speciale HIV e malaria. Strettamente collegati a questi sono gli obiettivi di riduzione della mortalità materna dei 3/4 e la mortalità sotto-cinque figli dei 2/3.

Sul fronte del cibo, il numero di affamati è in aumento. Il declino a lungo termine nel numero di affamati e malnutriti che caratterizzò la 2° metà del ventesimo secolo fu invertito nella metà degli anni novanta – crescendo da 825 milioni a quasi 850 nel 2000 e oltre il miliardo nel 2009.

Molti fattori contribuiscono a questo, ma nessuno è più importante della massiccia diversione del grano verso le distillerie di etanolo - carburante negli Stati Uniti. Il grano USA usato per fare carburante per auto nel 2009 nutrirebbe 340 milioni di persone per un anno.

L’obiettivo di dimezzare il tasso di affamati entro il 2015 non è raggiungibile se continueremo con gli affari come al solito.

In contrasto, il numero di bambini con un’educazione scolastica primaria sembra essere in crescita, ma con molti dei progressi concentrati in una manciata di nazioni più grandi, incluse l’India, il Bangladesh e il Brasile.

Quando le Nazioni Unite fissarono i MDG, esse omisero inspiegabilmente ogni pianificazione di popolazione o famiglia, anche se un rapporto del gennaio 2007 del U.K. All Party Parliamentary Group fece notare: “i MDG sono difficili o impossibili da raggiungere con i livelli correnti di crescita della popolazione nelle nazioni e regioni meno sviluppate”.

Benché esso arrivi in ritardo, le Nazioni Unite hanno approvato da allora un nuovo obiettivo che chiede l’accesso universale alla tutela sanitaria riproduttiva entro il 2015. Le nazioni hanno poche scelte oltre l’impegnarsi per una media di 2 bambini per coppia. Non ci sono alternative possibili.

Qualsiasi popolazione che si incrementasse all’infinito supererà prima o poi i suoi sistemi di supporto vitale naturale. Ognuna che decresce continuamente oltre il lungo periodo prima o poi scomparirà.

In un mondo sempre più integrato con una lista che si allunga di stati in fallimento, lo sradicare la povertà e lo stabilizzare la popolazione sono divenuti temi della sicurezza nazionale.

Il rallentare la crescita della popolazione aiuta a sradicare la povertà e i suoi sintomi dolorosi, e, viceversa, lo sradicarmento aiuta la crescita rallentata della popolazione. Con poco tempo per fermare la crisi dei sistemi di supporto naturale dell’economia, l’urgenza di muoversi in simultanea nei 2 fronti è chiara.

#   #   #

Tratto dal Capitolo 7: “Eradicating Povertà and Stabilizing Population” in Lester R. Brown, Plan B 4.0: Mobilizing to Save Civilization (New York: W.W. Norton & Company, 2009).

Dati addizionali e fonti di informazione su www.earthpolicy.org

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The Population-Poverty Connection

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By Lester R. Brown

Earth Policy Release

Book Byte

June 29, 2010

The 21st century began on an inspiring note: the United Nations set a goal of reducing the share of the world's population living in extreme poverty by half by 2015.

By early 2007 the world looked to be on track to meet this goal, but as the economic crisis unfolds and the outlook darkens, the world will have to intensify its poverty reduction effort.

Among countries, China is the big success story in reducing poverty. The number of Chinese living in extreme poverty dropped from 685 million in 1990 to 213 million in 2007.

With little growth in its population, the share of people living in poverty in China dropped from 60 percent to 16 percent, an amazing achievement by any standard.

India's progress is mixed.

Between 1990 and 2007, the number of Indians living in poverty actually increased slightly from 466 million to 489 million while the share living in poverty dropped from 51 percent to 42 percent.

Despite its economic growth, averaging 9 percent a year for the last four years, and Prime Minister Manmohan Singh's support of a grassroots effort to eradicate poverty, India still has a long way to go.

Brazil, on the other hand, has succeeded in reducing poverty with its Bolsa Familia program, an effort strongly supported by President Luiz Inácio Lula da Silva.

This is a conditional assistance program that offers poor mothers up to $35 a month if they keep their children in school, have them vaccinated, and make sure they get regular physical checkups.

Between 1990 and 2007, the share of the population living in extreme poverty dropped from 15 to 5 percent.

Serving 11 million families, nearly one fourth of the country's population, it has in the last five years raised incomes among the poor by 22 percent. By comparison, incomes among the rich rose by only 5 percent.

Rosani Cunha, the program’s former director, observed, “There are very few countries that reduce inequality and poverty at the same time."

Several countries in Southeast Asia have made impressive gains as well, including Thailand, Viet Nam, and Indonesia.

These gains in Asia seemed to ensure that the U.N. Millennium Development Goal (MDG) of halving poverty by 2015 would be reached. Indeed, in a 2008 assessment of progress in reaching the MDGs, the World Bank reported that all regions of the developing world with the notable exception of sub-Saharan Africa were on track to cut the proportion of people living in extreme poverty in half by 2015.

This upbeat assessment was soon modified, however.

At the beginning of 2009, the World Bank reported that between 2005 and 2008 the incidence of poverty increased in East Asia, the Middle East, South Asia, and sub-Saharan Africa largely because of higher food prices, which hit the poor hard.

This was compounded by the global economic crisis that dramatically expanded the ranks of the unemployed at home and reduced the flow of remittances from family members working abroad. The number the Bank classifies as extremely poor - people living on less than $1.25 a day - increased by at least 130 million. The Bank observed that “higher food prices during 2008 may have increased the number of children suffering permanent cognitive and physical injury caused by malnutrition by 44 million”.

Sub-Saharan Africa, with 820 million people, is sliding deeper into poverty. Hunger, illiteracy, and disease are on the march, partly offsetting the gains in countries like China and Brazil.

The failing states as a group are also backsliding; an interregional tally of the Bank's fragile states is not encouraging since extreme poverty in these countries is over 50 percent - higher than in 1990.

In addition to attacking poverty, other MDGs adopted in 2000 include reducing the share of those who are hungry by half, achieving universal primary school education, halving the share of people without access to safe drinking water, and reversing the spread of infectious diseases, especially HIV and malaria. Closely related to these are the goals of reducing maternal mortality by three fourths and under-five child mortality by two thirds.

On the food front, the number of hungry is climbing. The long-term decline in the number of hungry and malnourished that characterized the last half of the twentieth century was reversed in the mid-1990s - rising from 825 million to roughly 850 million in 2000 and to over 1 billion in 2009.

A number of factors contributed to this, but none more important than the massive diversion of grain to fuel ethanol distilleries in the United States. The U.S. grain used to produce fuel for cars in 2009 would feed 340 million people for one year.

The goal of halving the share of hungry by 2015 is not within reach if we continue with business as usual.

In contrast, the number of children with a primary school education does appear to be on the rise, but with much of the progress concentrated in a handful of larger countries, including India, Bangladesh, and Brazil.

When the United Nations set the MDGs, it unaccountably omitted any population or family planning goals, even though as a January 2007 report from a U.K. All Party Parliamentary Group pointed out, “the MDGs are difficult or impossible to achieve with current levels of population growth in the least developed countries and regions.”

Although it came belatedly, the United Nations has since approved a new target that calls for universal access to reproductive health care by 2015. Countries everywhere have little choice but to strive for an average of two children per couple. There is no feasible alternative.

Any population that increases indefinitely will eventually outgrow its natural life support systems. Any that decreases continually over the long term will eventually disappear.

In an increasingly integrated world with a lengthening list of failing states, eradicating poverty and stabilizing population have become national security issues.

Slowing population growth helps eradicate poverty and its distressing symptoms, and, conversely, eradicating poverty helps slow population growth. With little time left to arrest the deterioration of the economy's natural support systems, the urgency of moving simultaneously on both fronts is clear.

#   #   #

Adapted from Chapter 7, “Eradicating Poverty and Stabilizing Population” in Lester R. Brown, Plan B 4.0: Mobilizing to Save Civilization (New York: W.W. Norton & Company, 2009).

Additional data and information sources at www.earthpolicy.org

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