Introduzione alla Vita Cristiana Ciclica

 

 

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Coscienza

Premessa: causa ed effetti

La coscienza contaminata è lo stadio che precede la cauterizzazione, infatti per la coscienza ci possono essere diversi livelli di contaminazione. Paolo prende spunto da alcuni comportamenti di cristiani non ancora stabili per dare un forte insegnamento interiore. Egli sa che il comportamento umano è solo l’ultimo anello della catena di processi che avvengono all’interno dell’uomo, ed è quello più appariscente cui, a volte, si dà troppa importanza, ma a monte del processo ci sono cause ed effetti che vanno esaminati ai fini di una soluzione radicale del problema.

Accade spesso che molti non si rendano conto della gravità del problema, se non dopo certe manifestazioni esterne, ma la causa che ha portato a ciò, risale a molto prima e va molto indietro nel tempo.

Un residuo della vecchia coscienza

I Cretesi, come molti altri credenti della diaspora, non si sono ancora staccati completamente dal giudaesimo e fanno ancora questione sui cibi puri e contaminati, ma Paolo coglie l’occasione e pone la questione su un piano interiore e la stessa cosa fa con i Galati e i Corinti, perché lui - da uomo maturo e spirituale che è - vede la situazione più in profondità e per questo dichiara: “Bene è ogni cosa pura ai puri, ma ai contaminati ed infedeli, niente è puro, anzi la mente e la coscienza loro è contaminata” (Tito 1:15). Continuando, Paolo dice a Tito, al verso 16: “Fanno professione di conoscere Dio, ma lo rinnegano con le opere, essendo abominevoli e ribelli, e riprovati a buone opere”. La questione, per Paolo, è il risultato di una conoscenza errata, una mente confusa ed una coscienza contaminata. Non intende dare una risposta sui cibi, contaminati e non, ma fra ciò che li rende contaminati e non. Tutte le cose esterne sono pure per chi lo è internamente, e quelle contaminate lo sono per chi lo è interiormente. Il senso di colpa esistente nei credenti in questione dimostra che una coscienza c’è, ma è contaminata e non dà segnali attendibili, ed è per questo che va corretta ed educata. La differenza fra la coscienza cauterizzata e quella contaminata è che la prima può solo peggiorare e non può tornare indietro, mentre la seconda può continuare a contaminarsi e ad aggravare la sua posizione o emendarsi e purificarsi (Eb.10:22).

Coscienza purificata

Ora è necessario fare un chiarimento sul significato di purificazione. Abbiamo visto che la contaminazione non sta nelle questioni esteriori, ma in quelle interiori; dobbiamo ora capire che cosa s’intende per purificazione interiore.

La purificazione interiore avviene quando sono riconosciute le proprie colpe e la naturale corruzione umana dell’Io carnale (vedi argomento: la mente egocentrica). La purificazione libera la coscienza da ogni colpa attraverso il sacrificio di Cristo: “Quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno ha offerto sé stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte, per servire l’Iddio vivente?” (Eb. 9:14).

Anche dopo la conversione, una coscienza che non ha subito nessuna purificazione resta contaminata, in quanto non ha realizzato alcuna purezza che la possa rendere sensibile ed obiettiva, e quindi capace di fare autocritica e riconoscere le proprie responsabilità e le proprie colpe fino in fondo.

L’Io carnale la vera causa

Il vero pentimento avviene quando siamo in grado di colpevolizzare il nostro Io carnale, che è la vera causa di tutto il nostro peccato, e non trovando alcuna giustificazione alle nostre colpe. La nostra coscienza e la nostra volontà si devono trovare sul banco dei giudici e il nostro Io carnale sul banco degli imputati alla sbarra.

Possiamo portare con noi una coscienza contaminata (della vecchia vita peccaminosa precedente) senza che sia passata per una reale purificazione, oppure, possiamo contaminarla inseguito per nostra negligenza dopo un’avvenuta purificazione o per una certa tolleranza verso i nostri errori che, invece di riconoscerli davanti a Dio, li copriamo, li nascondiamo o l’ignoriamo.

Vigilanza sulla coscienza

Una volta realizzata la purificazione della nostra coscienza, dobbiamo vigilare su di essa, conservare una buona coscienza ed evitare ogni forma di contaminazione. In Atti 24:16 è scritto: “Mi esercito d’avere una pura coscienza davanti a Dio”. Il termine pura coscienza è pure ripreso in 2°Tim.1:3. E perché ciò avvenga occorre che ci verifichiamo davanti a Dio frequentemente per vedere se conserviamo la sua sensibilità o se è appannata. Infatti, Paolo avverte: “Se esaminassimo noi stessi non saremmo giudicati.” (1°Cor.11:31). Ed ancora in 2°Cor.13:5: “Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede; provate voi stessi. Non riconoscete voi medesimi che Gesù Cristo è in voi? A meno, che proprio siete riprovati.” (nella Luzzi riveduta è tradotto: “A meno che l’esito della prova sia negativo”)

Essere riprovati

“Essere riprovati” equivale ad essere insensibile di fronte all’errore e non avere senso di colpa alcuna ed a non essere in grado di pentirsi, e quindi di ravvedersi: è lo stato in cui la coscienza non funziona più. Che terribile stato! Invece, il provare  senso di colpa, confessare a Dio i propri peccati, piangere su di essi, e sentirsi perdonati è segno di essere nella sua grazia e di avere una coscienza che funziona ancora. Questo vuol dire esaminare sé stesso! Lo dobbiamo fare ogni volta che andiamo davanti a Dio. Non possiamo correre il rischio di andare avanti inconsapevolmente ed arrivare davanti a Dio al termine della vita per sapere se siamo approvati o meno, infatti abbiamo già qui al presente lo Spirito Santo che ci accerta se siamo figliuoli di Dio (Rom. 8:16).

La coscienza si può appannare

La contaminazione della coscienza non avviene mai di colpo, ma gradualmente. La sua sensibilità è come quella degli occhi che perdono gradualmente l’acutezza della vista man mano che passa il tempo. All’inizio della nuova nascita, la vista è accurata ed aguzza, la nostra coscienza è molto sensibile, ogni minimo errore ci sembra grave; poi col tempo la nostra vista - come la nostra coscienza - si può appannare.

C’è un altro fenomeno che bisogna tener presente: la sonnolenza. Essere sveglio vuol dire anche tenere gli occhi bene aperti, ma assopirsi significa anche chiudere gli occhi. Questo fenomeno può accadere lungo il cammino cristiano quando non ci si mantiene svegli nella fede o quando perdiamo lo zelo e l’ardore per Cristo, ed è così che scema anche la nostra vista e la nostra coscienza perde la sua sensibilità.

Conclusione

La sonnolenza è purtroppo un fenomeno dei nostri tempi. Una risposta a questa situazione ce la dà l’apostolo Pietro nella sua seconda epistola 3:1,2: “Diletti questa è la seconda epistola che vi scrivo; in ambedue io tengo desta la vostra mente sincera facendo appello alla vostra memoria, onde vi ricordiate delle parole dette già dai santi profeti, e del comandamento del Signore…”.

L’apostolo tiene desta la mente e fa appello alla memoria per ricordare loro le cose dette dai Profeti e dal Signore stesso. In altri termini porta alla luce cose forse non nuove, ma già sapute, affinché così facendo li tiene svegli. L’esercizio della conoscenza della Parola è un mezzo per tenerci svegli soprattutto in tempi di sonnolenza e d’apatia spirituale. Tra la mente e la memoria c’è la coscienza, ed è attraverso questo esercizio che la si tiene sveglia e sensibile. Poi vedremo in un’altro capitolo che una delle funzioni della coscienza è proprio quella di memoria non quella volatile.

TEMA della sezione COSCIENZA: purificazione interiore, formazione del cristiano, funzione della coscienza