Introduzione alla Vita Cristiana Ciclica

 

 

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Coscienza

Premessa

Nella coscienza, in virtù della sua formazione spirituale e del deposito di verità in essa contenuto, si crea un ordine interiore, si acquista una sensibilità ed un equilibrio che si manifesteranno su ciò che accade all’esterno. Se un’azione, è improntata all’ipocrisia ed alla falsità, la coscienza ne avverte la causa e risale al movente dell’azione stessa, e questo la esercita all’autocritica ed all’auto valutazione obiettiva. Se, invece, sussiste una forma d’autodifesa e di protezione dell’Io carnale, non si manifesta alcuna sensibilità, ed è per questo che possono compiersi delle azioni aberranti senza avvertire alcuna colpa. Quando la coscienza si esprime contro di noi stessi, vuol dire che è stata resa sensibile dalla Parola e dallo Spirito Santo. La purificazione stessa e la conoscenza della Parola, le conferiscono, questa sensibilità.

L’autocritica

Chi senza che vi fosse un intervento interiore soprannaturale oserebbe accusarsi e trovarsi dall’altra parte nel tribunale, al banco dell’imputato? Una giusta autocritica serve, perché si anteponga la verità di Dio all’azione e all’interesse dell’Io carnale. Ciò conferisce alla coscienza l’obiettività e l’imparzialità di cui ha assoluto bisogno per svolgere la sua funzione arbitrale. Oltre alla purificazione, per tenere in efficienza la coscienza, occorre un continuo esercizio di essa,  ed è quindi necessario fare riferimento del continuo al suo giudizio. La coscienza che si contamina e perde la sua purezza diventa meno sensibile e la sua capacità di giudizio è alterata.

Conservare la purezza

È di fondamentale importanza conservare la purezza della coscienza una volta ricevuta per opera del sangue di Cristo, in modo da impedire che niente di contaminato la alteri, perché essa possa rimanere fonte di rettitudine, di verità e di imparzialità.

Quello che può contaminare la coscienza non è un semplice fattore esterno e passeggero, ma qualcosa che penetrando lentamente nel suo interno crea un nuovo criterio di valutazione, sbagliato, che contrasta con quelli di verità, rettitudine e giustizia che propri della Parola di Dio. Su tutto quello che può entrare si deve avere la dovuta vigilanza, la piena condivisione con la verità conosciuta, l’onesta e la legittima lealtà nei confronti dell’insegnamento vero ed autentico che è stato ricevuto (Gal.1:6-8).

Per conservare una coscienza integra, occorre vigilare su di essa, ed impedire che niente d’impuro entri per adulterarla. Essa è uno strumento di misura, di valutazione e di autocontrollo. Senza questo strumento di giudizio, tutto quello che facciamo può essere vanificato o addirittura nocivo e dannoso. Paolo faceva del continuo affidamento sul giudizio della sua coscienza e riteneva attendibile la sua valutazione come quella dello Spirito Santo in sintonia con essa.

Costruire la coscienza

Per costruire e realizzare una coscienza integra e pura, occorre molta onestà e lealtà interiore, con sé stessi e con Dio, oltre che l’intervento purificatore di Cristo. Occorre anche schierarsi dal lato opposto all’Io carnale, non difenderlo, non proteggerlo e non conferendogli un ruolo predominante, proprio coma diceva Paolo: “Se mortificate gli atti del vostro corpo (Io carnale), vivrete” (Rom.8:13). Piegare le istanze della carne, non corrispondere ai suoi desideri e alla sua volontà, significa mortificare l’Io carnale. Questa severità con sé stessi conferisce imparzialità e lealtà nell’applicazione del giusto giudizio, anche da parte della coscienza di sé stessi.

Verifica della coscienza

La nostra coscienza richiede spesso il confronto con la Parola di Dio e la testimonianza dello Spirito. Paolo diceva: “Non ho coscienza di colpa alcuna” (1°Cor.4:4), esaminando sé stesso e la sua coscienza alla luce della presenza e della verità di Dio, solo così poteva contare su di essa.

Noi abbiamo spesso difficoltà e paura d’interrogare noi stessi, di esaminarci e metterci in discussione davanti a Dio ed alla nostra coscienza. Per paura di un giudizio negativo andiamo avanti senza sapere se siamo nel giusto. Dobbiamo essere in grado di guardare in faccia alla verità e se ci condanna dobbiamo ricorrere alla purificazione, al pentimento, al ravvedimento ed al perdono.

Se non si fanno le verifiche con una certa frequenza, non possiamo essere certi che la verità è in noi. Ignorare la nostra coscienza significa negare a noi stessi la verità, e renderci già colpevoli. A tale scopo è stata anche istituita la Santa cena, non solo per commemorare, ma anche per esaminare noi stessi nei confronti del sacrificio di Cristo. Paolo, in 1°Cor 11:28, dice: “Or provi l’uomo sé stesso, e così mangi del pane e beva del calice”.

Il tribunale interiore

Essere onesti e leali con sé stessi e non nascondersi la verità anche se essa ci fa male, è indispensabile per improntare un rapporto interiore, legittimo, leale e vero con sé stessi e con Dio affinché che porti a risultati positivi. Non dobbiamo svegliarci alla verità di Dio quando è troppo tardi, quando cioè saremo davanti al suo tribunale. Abbiamo già un tribunale interiore che può valutare di giorno in giorno quello che facciamo, come e per chi lo facciamo.

Verifichiamoci ed esaminiamoci alla luce della verità di Dio riflessa nella nostra coscienza purificata e non temeremo nessuna condanna e nessun giudizio, né ora né domani. Se, invece, la nostra coscienza ci condanna, abbiamo il tempo di correggerci e disciplinarci.

Giusto giudizio

Gesù accusava i Farisei di non discernere e capire i tempi in cui vivevano, attribuendolo al fatto di non essere in grado di fare un giusto ed obiettivo giudizio (Luc.12:57) a motivo della loro coscienza contaminata. In Giov:7:24, Gesù esorta i -Giudei a giudicare con giusto giudizio e non apparentemente. Il giusto giudizio viene da una coscienza purificata, resa sensibile dalla conoscenza della Parola di verità e dallo Spirito Santo. “Convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia ed al giudizio” (Giv.16:8 ; At.2:37). Lo Spirito Santo rende sensibile la coscienza ed essa può esprimere il suo giusto giudizio su noi stessi, altrimenti non si ammetterebbe mai il proprio peccato. Solo la nostra coscienza inondata dallo Spirito può condannare il nostro Io carnale e disarmarlo della sua auto difesa ed auto-giustificazione.

Quando la coscienza fa autocritica, e sente la colpa, è sotto l’azione dello Spirito Santo in una fase preliminare di purificazione e di liberazione.

Conclusione

Quando la coscienza trova la sua pace, il suo equilibrio, la sua armonia interiore, allora ha realizzato la purificazione e la liberazione.

La purificazione e la liberazione della coscienza, non è soltanto liberazione e purificazione dal peccato e dalle colpe commesse, ma è anche liberazione e purificazione da un giudizio e da una valutazione errata che noi avevamo di noi stessi. È la liberazione dal dominio dell’Io carnale e dal suo sistema di controllo egocentrico. È l’instaurazione di un nuovo sistema operativo che è Cristo-centrico e Vero-centrico.

TEMA della sezione COSCIENZA: purificazione interiore, formazione del cristiano, funzione della coscienza