Introduzione alla Vita Cristiana Ciclica

 

 

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Mente

Premessa

La sonnolenza e la schiavitù possono essere considerate condizione della mente perché non ci consentono di essere pienamente consapevoli e padroni delle nostre facoltà mentali.

Le dieci vergini della parabola (che rappresentano la chiesa della fine), nel loro addormentarsi, non sono consapevoli della gravità del momento e non fanno nulla per prepararsi all’evento.

Il loro risveglio rappresenta un risveglio della mente che, libera dalla sonnolenza spirituale, si rende conto della gravità della situazione.

Un’anomalia della mente

Pietro nella sua seconda epistola 3:1 dice: “Tengo desta la vostra mente…” con il ricordare le cose che possono essere state dimenticate. C’è quindi una sonnolenza della mente che è molto simile alla sopraffazione della mente non libera.

Le vergini stavano lì aspettando lo sposo, ma a causa della sonnolenza, si dimenticarono del motivo della loro attesa ed alla fine non erano pronte. Gesù, a tal proposito, chiama cinque di esse pazze perché la pazzia è proprio un’anomalia della mente. Che differenza c’è fra chi aspetta lo sposo ma non è pronto ad incontrarlo, e chi non l’aspetta per niente? È pazzia aspettare qualcuno che non si è pronti ad incontrare è un controsenso aspettare chi non vorresti incontrare. Le vergini cosiddette pazze sono ugualmente al buio come quelli che sono nelle tenebre. Sapere una cosa che ci può danneggiare enormemente e non provvedere in tempo per correggerci è una vera follia.

L’ignoranza, una forma di cecità

Gesù è la luce del mondo ed è venuto per illuminare le menti: “La gente che era nelle tenebre ha visto una gran luce”, dice Isaia 9:1 profetizzando la venuta di Cristo. Gesù, con la sua verità, è venuto per illuminare quelli che erano nell’errore e nell’ignoranza (At. 17:30). Pietro, parlando dei credenti prima diventare che diventassero cristiani, dice: “Quando eravate nell’ignoranza”. Questa condizione d’ignoranza, corrisponde alla condizione di schiavitù del peccato e della morte.

Osea dichiarava: “Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza” (Os.4:6). La mancanza di conoscenza porta alla morte, perché lo stato d’ignoranza equivale allo stato di morte spirituale.

La conoscenza di Dio, invece, equivale alla liberazione dalla schiavitù e dalla morte; il tutto è quindi una condizione della mente.

Paolo in Ef.4:17-18, lo dice chiaramente: “Non vi conducete più come si conducono i pagani, nella vanità dei loro pensieri, con l’intelligenza (mente) ottenebrata, estranei alla vita di Dio a motivo dell’ignoranza che è in loro…”. Come la schiavitù è una condizione della mente “ottenebrata”, così la libertà è la condizione di una mente illuminata dalla verità di Cristo.

Dobbiamo trasmettere la verità che libera

Se è vero che Dio deve aprire le menti per permettere alla verità di Cristo di entrare, è altresì vero che noi che comunichiamo Cristo, dobbiamo fare in modo di trasmettere integralmente solo la verità che rende libero il nostro interlocutore. Non deve essere un parlare comune ma un comunicare penetrante che smuove le coscienze. Questa è la nostra responsabilità. Non possiamo pretendere o richiedere che gli increduli, aprono le loro menti come se dipendesse da loro. Noi abbiamo le chiavi per arrivare fino alle loro menti, mediante lo Spirito e attraverso la comunicazione della verità che libera. Sarà poi loro responsabilità decidere di tenere chiusa o no la loro porta dall’interno. Dobbiamo portare un messaggio di liberazione delle menti e non di emozione del cuore, la quale potrà avvenire solo successivamente, dopo che la verità li ha raggiunti. È dato alla comunicazione della Parola il compito di liberazione della mente.

Nell’opera di evangelizzazione ci siamo rivolti quasi esclusivamente al cuore, cercando di suscitare qualche emozione ma trascurando la mente; e solo successivamente, le abbiamo rivolto qualche attenzione, fornendo qualche insegnamento.

L’insegnamento fa parte del grande mandato

L’insegnamento della verità, è associato al grande mandato: “Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli… insegnando loro…” (Mat.28:19-20). Gesù, nell’incaricare i discepoli di portare il suo messaggio, ha posto enfasi su una predicazione che fosse insegnamento, ammaestramento e non un messaggio suggestivo ed emotivo.

Gesù, nella sua opera di rinnovamento dell’uomo, teneva in seria considerazione l’azione sulla mente. Attraverso la comunicazione della verità, la mente doveva essere liberata e messa in condizione di ricevere la liberazione dalla schiavitù della vanità dei pensieri e dalle false credenze. Oggi la predicazione vuol far leva sulla parte emozionale dell’uomo e non sulla convinzione della mente e sull’accettazione della verità di Dio. Succede che rispondendo in modo emotivo al messaggio, si trascura la mente che continua a funzionare nel suo vecchio modo, anche se si dichiara la propria conversione. La parte emozionale deve pur esserci, ma deve assumere un ruolo secondario e successivo all’illuminazione della mente da parte della verità di Dio, altrimenti non avviene la sua liberazione e si dovranno fare i conti con la mente carnale durante tutto il corso della vita cristiana.

Quando è la parte emotiva a prevalere

Se lasciamo prevalere la parte emotiva anche dopo la conversione, si continuerà sulla vecchia strada, fatta di emotività e razionalità e si trascura il rinnovamento della mente: la vita cristiana non diventa un percorso di rinnovamento e di cambiamento interiore e mentale, il cui risultato è un cristianesimo senza radici profonde, che si alimenta e risponde solo quando la parte emotiva agisce, ma quando essa viene a mancare, allora diventa arido e sterile. Si deve ritornare all’insegnamento e alla conoscenza di Dio, della Sua verità e della Sua volontà. È un percorso più lungo, ma più duraturo ed efficace. La via emozionale è la più breve, più immediata, ma di breve durata. La vita cristiana ha bisogno del supporto dell’apprendimento, della conoscenza, per essere ben radicata in Cristo.

In molti credenti - che sono nella chiesa da anni - non è ancora avvenuta una liberazione ed un rinnovamento della mente: continua pertanto a funzionare ed agire nel vecchio modo carnale e razionale. Com’è possibile seguire Cristo ed osservare le nuove regole di vita con una mente così?

Non è difficile ricadere sotto la schiavitù più avanti nel tempo (Galati 5:1), oppure è possibile supporre che si può non esserne in realtà mai usciti. Come i Galati, che non avevano abbandonato i vecchi principi del giudaesimo e del paganesimo nel seguire Cristo, così molti cristiani d’oggi non hanno abbandonato il vecchio modo di pensare carnale, razionale, materialistico ed esistenziale.

Un forte individualismo

Cosa si fa oggi per la liberazione ed il rinnovamento delle menti nelle chiese? Per questo nelle chiese esistono individualismo, pareri discordanti e contrasti di opinioni. Si evita di far interloquire nelle assemblee in pubblico e si evita di ascoltare i pareri dei singoli. Non c’è quindi un vero dialogo costruttivo che aiuti a sviluppare e a far crescere nella conoscenza di Dio. Si ha paura di quello che possa dire l’uomo non rinnovato e trasformato nella mente. Si teme il contrasto, lo scontro di pareri diversi, mentre nella chiesa primitiva si cercava il pari consentimento e l’unità d’intenti, ma anche i dubbi e gli errori venivano fugati. Se le menti vengono trasformate si può realizzare l’unità d’intenti e il pari consentimento affinché si realizzi “la mente di Cristo” che è completa armonia. Quando questo non avviene, non c’è una mente sola, come esortava Paolo in 1°Cor.1:10; 2°Cor.13:11; Rom:12:6; Fil.2:2, e come accadeva nella chiesa primitiva in At.2:1: È nella fase d’interlocuzione che avviene lo svuotamento dei contenuti errati ed è nell’insegnamento avviene il riempimento.

Conclusione

Tra le opere della carne, vi è anche la discordia, che non è certamente frutto di una mente rinnovata (vedi Gal.5:20) ma di una mente carnale. Se, invece, lo stesso spirito di trasformazione opera nelle singole menti secondo Cristo, allora non vi può che esserci concordia, armonia ed unità d’intenti.

Tutte le menti che vengono liberate dalla verità e dalla luce di Cristo sono predisposte all’ascolto, alla concordia e si sottopongono alla dovuta trasformazione, il cui esercizio consiste anche nello svuotamento delle vecchie credenze e l’abbandono dei vecchi principi.

Mentre il principio che anima la mente carnale è orgoglio, egoismo ed individualismo, quello della mente liberata e trasformata è acquistare il pensiero ed il sentimento di Cristo (Fil.2:5) che è umiltà.

TEMA della sezione MENTE: rinnovamento della mente, uomo spirituale, l’Io carnale