Introduzione alla Vita Cristiana Ciclica

 

 

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Coscienza

Premessa

Non credo che si debba dimostrare che possono esserci coscienze differenti secondo l’educazione che si riceve. Esse dipendono certamente dalla ricettività d’ogni singolo individuo, ma prevalentemente deriva dal cibo che si mangia, soprattutto nella nostra infanzia, sia naturale che spirituale.

Della coscienza morale non si può dare una definizione precisa, essa assume aspetti diversi secondo l’etica a cui essa s’ispira o si è ispirato l’insegnamento ricevuto. Essa è dettata spesso dal comune senso del pudore, ma anche da regole deontologiche, criteri ambientali di buon senso ed anche, perché no, dal soggettivismo dell’educatore o dal senso morale della civiltà in cui si vive. Quello che per alcune civiltà può essere immorale, per altre non lo è. Andare nudo in giro per le società civilizzate è scandaloso, ma per alcune tribù amazzoniche non lo è. Abbiamo tanti usi e costumi per quanti popoli esistono ed ognuno ha una sua etica, una sua morale. Questo significa che la morale non può essere presa in senso assoluto o in senso universale e che l’uomo non ha una morale specifica dentro di sé, ma è dettata da regole esterne, diverse a seconda dell’ambiente in cui vive.

La coscienza morale cambia

Quante volte abbiamo deprecato alcuni colonizzatori occidentali, a volte anche missionari, che arrivati in terre lontane hanno cercato di occidentalizzare i popoli sottosviluppati con danni enormi? Basti considerare quanto è cambiata ai giorni nostri la morale da un secolo in giù, anche da noi, per capire che la formazione di un concetto ben definito di morale è quasi impensabile. Quello che una volta era scandalo, ora non meraviglia più nessuno. La morale comune, quindi, non è da considerarsi un punto di riferimento immutabile.

Una coscienza morale perduta

C’è un’altra morale però, quella che viene da Dio e che entra nell’interiore e non cambia da secoli non varia da nazione a nazione, da età ad età: è sempre valida. Quella morale può essere un punto di riferimento inalterabile. Noi, esseri caduti, avendo lasciato la guida di Dio per fare di testa nostra, non sappiamo quello che è giusto o sbagliato e non sappiamo perseguire un itinerario giusto, dettato da una coscienza morale che - pur possedendola - non può essere attendibile in senso assoluto. Non vogliamo rinnegare la voce della coscienza che c’è nell’uomo naturale, essa lo guida in un certo senso e - se vogliamo - possiamo dare una un certo valore all’ereditarietà, ma una grande importanza è da attribuirsi all’educazione. Ogni bambino che viene al mondo è innocente, semplice, innocuo, ma tutti passano per il loro Eden e mangiano il loro frutto proibito ad una certa età.

Quello che abbiamo ereditato

Non bisogna guardare Adamo come l’unico colpevole di tutti gli esseri umani per trovare una giustificazione. Certo, egli ha introdotto il peccato nel mondo, ed il mondo è diventato quello che è, ma Dio dà ad ogni essere umano l’opportunità di fare le proprie scelte e di scegliersi la propria morale. C’è impartita l’educazione quando siamo piccoli, ma in ognuno c’è una capacità decisionale in grado di respingere, annullare o accettare quello che ci viene inculcato: la volontà di apprendere è come la volontà di assumere il cibo. L’inclinazione naturale al male deriva da una nostra scelta, dalla nostra libertà di decidere. Questo è quello che abbiamo ereditato da Adamo (insieme al nostro egocentrismo) e che Dio continua a concedere ad ogni essere umano. Da questo deriva la nostra responsabilità. Altrimenti dove sarebbe la nostra responsabilità se tutto quello che abbiamo è frutto dell’ereditarietà?

Crearsi delle regole, una morale

Ne consegue la necessità di crearsi una morale, una regola di vita, un punto di riferimento, una meta da raggiungere per orientarci, qualcosa verso cui puntare, altrimenti la capacità decisionale non ha veti o limiti e porta l’uomo da qualunque parte, fino ad arrovellarsi su sé stesso e diventare completamente servo del proprio Io carnale.

La morale è una regola necessaria che noi ci dobbiamo dare, per porre dei limiti e dei confini al nostro agire, entro i quali stare, altrimenti la nostra vita sarebbe sregolata ed essa stessa sarebbe in pericolo, ed anche questo siamo noi a deciderlo.

Gesù nel Vangelo, ci riporta ai fanciulli: “In verità io vi dico: Se non mutate e non diventate come piccoli fanciulli, non entrerete punto nel regno dei cieli.” (Mat.18:3, 19:14, Mar. 10:14). Ciò significa che i fanciulli sono idonei ad entrare nel suo regno, e che la loro è la condizione ideale per farvi parte, sempre prima che sia giunta l’età decisionale che consente di fare le proprie scelte.

Col crescere, infatti, la nostra condizione cambia ed è necessario dare delle regole alla nostra vita, e chi potrebbe essere meglio adatto a fornirle se non chi ci prospetta l’entrata nel suo regno? Chi dovrà valutare il nostro comportamento? Chi meglio di colui che dovrà giudicare l’uomo alla fine della sua fine esistenza!

Una morale che dà garanzia

Una morale generica non ci dà nessuna garanzia se non quella di una convivenza più o meno accettata nel nostro ambiente, ma c’è una prospettiva futura di eterna beatitudine, se si accettano le regole del regno. Chi ci offre tanto?

Il pensiero di Dio e delle sue regole sono scritte nella sua Parola - la Bibbia - e da essa noi possiamo formare la nostra coscienza morale e molto altro ancora. Occorre educare una coscienza biblica per avere una coscienza morale secondo Dio. Già nel V.T. si trovano molte regole che educano la coscienza morale, in particolar modo nei Proverbi abbiamo delle massime che le sintetizzano e regolano il rapporto orizzontale fra uomo ed uomo, e da cui inizia anche una educazione del rapporto verticale con Dio stesso.

L’educazione comporta una grande responsabilità

Proseguendo nella lettura e nell’insegnamento degli altri libri del V.T. - e poi continuando con il N.T. - possiamo arrivare ad una coscienza spirituale che è di livello superiore e che tratteremo nell’ultimo capitolo. La formazione delle coscienze comporta una grande responsabilità da parte di chi ne impartisce l’educazione, perché se ci sarà un’educazione sbagliata, essa comporterà delle coscienze sbagliate come già detto precedentemente. La formazione della coscienza sviluppa infine il carattere e la futura personalità spirituale che è propria di ciascun credente adulto e che continuerà (la personalità spirituale) ad affinarsi fino alla fine della propria esistenza terrena proprio in virtù della sensibilità che gli è data dalla coscienza spirituale.

L’insegnamento e l’educazione delle coscienze verrà trattato in un capitolo a parte, ma credo sia stata chiarita la sua importanza ed il suo valore.

Conclusione

Le persone che permetteranno a Dio, attraverso l’insegnamento e l’educazione della sua Parola e dello Spirito Santo, di penetrare nella propria coscienza e di modellarla, saranno persone dotate di grande sensibilità spirituale e riusciranno ad esprimere un cristianesimo di grande moralità, di profonda intuizione e di forte consacrazione. Per loro vi è un ruolo non marginale in seno all’opera di Dio. Possono comunicare la loro esperienza ad altri ed essere considerate delle guide.

Il nuovo sentire dà un nuovo modo di vedere il mondo intorno a noi, e la nuova sensibilità produce un rapporto più equilibrato con Lui. Questo è solo l’inizio, perché c’è un percorso da fare per vivere e camminare in questa nuova dimensione.

TEMA della sezione COSCIENZA: purificazione interiore, formazione del cristiano, funzione della coscienza