CRITICA  LOCALE

LA  LETTERA  DI  RALPH  NADER

( nostra esclusiva la versione italiana )

[04 giugno 2010]

Nader e la tragedia del Deepwater Horizon

di Ralph Nader

Quando l’Esecutivo non ha previsto lo scenario del caso peggiore per ogni fonte di energia – petrolio, gas, carbone, nucleare, eolico, solare e l’efficienza – la gente non è protetta.

Segnate la rottura del pozzo di petrolio a 24/7 di BP e Transocean – l’operatore locale – e l’impotenza del governo che non fa nulla, ma aspetta di vedere se BP troverà i modi per chiudere la più grande e crescente perdita di petrolio nella storia USA. Dov’è il piano d’emergenza o la capacità dell’industria?

Certamente, noi tutti vedemmo la prima conferenza stampa completa di B. Obama da 10 mesi dove disse: “Nel caso che vi chiedeste chi sia il responsabile? Mi prendo la responsabilità. E’ il mio lavoro il rendere sicuro ogni cosa che è fatta per chiudere questo… Il governo è tutto impegnato e anche io lo sono. Personalmente, sono informato ogni giorno. E probabilmente ho avuto più incontri su tale tema che su ogni altro da quando feci la nostra parata afgana”.

Certo, così lui è stato tenuto informato.

Quelle non sono le parole della leadership a 5 settimane dallo scoppio evitabile nel Deepwater Horizon a 40miglia dalla costa della Louisiana.

Il suo problema è il tempo occorso alla White House per vederlo come un disastro nazionale e non aziendale da far contenere a BP.

Quella inadempienza non sbagliò a fissare la misura della perdita (oltre 10 volte più grande della stima originale di BP) o della non regolazione farsesca, sotto Repubblicani e Democratici, del Minerals Management Service dell’Interior Department.

Fu un fallimento il comprendere che il nostro governo non ha la capacità, non ha la tecnologia per prendere il controllo di tali disastri o persino per trovare se esistono soluzioni altrove nelle industrie petrolifere e geologiche.

E’ come se in un incendio il perpetratore del fuoco avesse la responsabilità primaria di spengerlo perché non c’è un dipartimento apposito pubblico, equipaggiato e giusto.

James Carville, seguace e difensore di Obama, chiamò il suo campione da New Orleans, dove lui vive ora, e gli disse: “Uomo, tu comincia a venire qui e prendi il controllo di questo”.

Con cosa?

Obama ha un record di 16 mesi di indifferenza verso il consiglio dei Cajuns della Louisiana ai gruppi ambientalisti di Washington, DC. Si disinteressò degli ammonimenti sui patetici regolatori federali, cosiddetti, benevoli con l’industria petrolifera.

Durante le campagne, permise al “trivella, ragazzo, trivella” di McCain di sorpassarlo più apertamente per il suo favore per le trivellazioni fuori costa, invece di farlo sull’eolico offshore.

Obama e i suoi consiglieri ritenuti intelligenti e popolari, guidati da Rahm Emanuel, fecero un errore politico mentre lo sciame petrolifero multi-direzionale e a profondità variabili circondava il Golfo del Messico, strangolando la vita della sua gente, quella di flora e fauna, con il suo effetto mortale implacabile.

Lo specialista presidenziale, il Professor Paul Light della New York University mise il suo dito su questo quando disse: “La White House fece un calcolo politico deliberato per allontanarsi … per mettere molta distanza tra loro e BP, ed essi furono martellati su quello”.

All’inizio, il Defense Secretary Robert Gates disse a lui che il governo federale non possiede la tecnologia superiore a  quella di BP.

E il CEO di BP Tony Hayward ammise che BP non era preparata per una simile perdita.

Disse “Ciò che è indubitabilmente vero è che noi non abbiamo gli strumenti che voi vorreste, nella cassetta degli strumenti”.

In realtà Gates volle dire che Zio San non aveva nulla di superiore al niente o, in parole meno caritatevoli, era completamente fuori a pranzo con i liberalizzatori cronici che ancora infettano il nostro governo nazionale.

La calma di Obama sta diventando fredda.

Egli non sta reagendo abbastanza velocemente alla rabbia pubblica che cresce e passa sopra le sue dichiarazioni sul prendersi la responsabilità e sull’essere informato giornalmente.

Molta di tale rabbia pubblica, incidentalmente, viene dal Golfo del Sud dove i politici eletti si opposero con forza alle regolazione dei loro contributi avuti dalle compagnie petrolifere per prevenire proprio tali tipi di disastri. Solo la delegazione congressuale della Florida disse – state lontano dalle acque della Florida.

Politico ha riferito: “Obama tralasciò ad inizio settimana i funerali degli 11 lavoratori uccisi sull’impianto e volò in California dove raccolse $1.7 milioni per i Democratici e visitò un impianto a pannelli solari. Il giorno che i grumi significativi di petrolio iniziarono ad apparire sulla costa della Louisiana, Obama era a fare un intervista per parlare nei cerchi con Marv Albert del TNT”.

Egli deve muoversi per sequestrare giustamente tutti i beni di BP e Transocean per pagare tutto il loro danno, poi assicurare gli Americani che BP non sarà in grado di architettare un’altra strategia di fuga tipo Exxon/Valdez.

Egli deve perlustrare il mondo della conoscenza e dell’esperienza per la copertura delle perdite di petrolio sotto i mari e non aspettare settimana dopo settimana che BP arrivi con qualcosa. Nessuno dice che l’essere presidente è un lavoro facile, persino nel migliore dei tempi.

Ma un Presidente, che va ovunque a spendere miliardi di dollari in Iraq e Afganistan in modi che salassano i contribuenti e creano più combattenti anti-Americani, in parte per proteggere Big Oil in Medio Oriente, farebbe meglio a venire a casa e fermare la guerra di Big Oil nel Golfo del Messico.

Così avremo ciò che lui ha iniziato a definire meglio come “homeland security”. (Vedi Citizen.org per approfondire su BP.

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Tradotto da Franco Allegri il 10/10/2010

[June 04 2010]

(Senza titolo)

By Ralph Nader

When the Executive Branch does not have worst case scenario planning for each kind of energy source - oil, gas, coal, nuclear, wind, solar and efficiency - the people are not protected.

Enter the 24/7 oil gusher-leak by BP and Transocean – the rig operator – and the impotence of the federal government to do anything but wait and see if BP can find ways to close off the biggest and growing oil leak in American history. Where is the emergency planning or industry know-how?

Of course, we all saw Barack Obama’s first full press conference in ten months where he said, “In case you were wondering who’s responsible? I take responsibility. It is my job to make sure everything is done to shut this down… The federal government is fully engaged, and I’m fully engaged. Personally, I’m briefed every day. And I probably had more meetings on this issue than just about any issue since we did our Afghan review.”

Sure, so he’s being kept informed.

Those are not the words of leadership five weeks after the preventable blow out on the Deepwater Horizon 40 miles off the Louisiana coast.

His problem is how long it took for the White House to see this as a national disaster not just a corporate disaster for BP to contain.

That default was not just failing to determine the size of the spill (over ten times greater than BP originally estimated) or the farcical non-regulation, under Republicans and Democrats, by the Minerals Management Service of the Interior Department.

It was a failure to realize that our government has no capability, no technology to take control of such disasters or even to find out whether solutions exist elsewhere in the oil and geologic industries.

It’s like a spreading fire where the perpetrator of the fire has the primary responsibility to put the fire out because there is no properly equipped public fire department.

James Carville, an Obama loyalist and defender, called out his champion from new Orleans, where he now lives, and told him: “Man, you got to get down here and take control of this!”

With what?

Obama has a 16 month long record of turning his back on advice from the Cajuns of Louisiana to environmental groups in Washington, DC. He shook off warnings about the pathetic federal regulators, so called, cushy with the oil industry.

During his campaigns, he allowed McCain’s “drill, baby, drill” to turn him more overtly toward favoring offshore drilling, instead of turning onto offshore wind power.

As the multi-directional and multi-depth oil swarm keeps encircling the Gulf of Mexico, strangling the livelihood of its people, the life of its flora and fauna, with its implacably deadly effect, Obama and his supposedly street smart advisors, led by Rahm Emanuel, started out with a political blunder.

Presidential specialist, Professor Paul Light at New York University put his finger on it when he said: “The White House made a deliberate political calculation to stand off … to sort of distance themselves from BP, and they’ve been hammered on that.”

Early on, Defense Secretary Robert Gates told him that the federal government does not possess superior technology to BP.

And BP CEO Tony Hayward admitted that BP was not prepared for such a blow-out.

He said “What is undoubtedly true is that we did not have the tools you would want in your tool kit.”

Gates really meant that Uncle Sam had nothing superior to nothing or, in less charitable words, was completely out to lunch with the chronic deregulators who still infect our national government.

Obama’s cool is turning cold.

He is not reacting fast enough to the public rage that is building up and over-riding his vacuous statements about taking responsibility and being briefed daily.

Much of this public rage, incidentally, is coming from the southern Gulf rim, whose elected politicians consistently opposed any regulation of their campaign contributing oil companies in order to avert just these kinds of disasters. Only Florida’s Congressional delegation said - stay out of Florida’s waters.

Politico reported that “Obama skipped the memorial service for the 11 workers killed on the rig earlier this week, instead flying to California, where he collected $1.7 million for Democrats and toured a solar panel plant. On the day that the significant clots of oil started appearing on the Louisiana coast, Obama was sitting down for an interview to talk hoops with TNT’s Marv Albert.”

He must move to properly sequester all the assets of BP and Transocean to fully pay for their damage, thus assuring Americans that BP will not be able to concoct another Exxon/Valdez escape strategy.

He must scour the world of knowledge and experience regarding capping underseas oil blowouts, and not just wait week after week for BP to come up with something. Nobody says that being president is an easy job, even in the best of times.

But a President, who can go all out spending hundreds of billions of dollars in Iraq and Afghanistan in ways that bleed the taxpayers and breed more anti-American fighters, in part to protect Big Oil in the Middle East, better come back home and stop Big Oil’s war here in the Gulf of Mexico.

That’s how he’d better start defining “homeland security.” (See Citizen.org for more on BP.)

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SOMMARIO DELLE ULTIME LETTERE:

151 -  OTA: lo svuotò Gingrich e la devolution

150 - Non c'è tempo per la difesa del consumatore  (sulla riforma finanziaria di Obama - quinto articolo)

149 - Nell'Interesse pubblico - Cominciamo a conoscere Elena Kagan

148 - Il sostegno di Nader alla FCA (sulla riforma finanziaria di Obama - quarto articolo)

147 - La ricchezza per la giustizia (estendibile alla riforma finanziaria di Obama - terzo articolo)

146 - Rafforzate la gente! (sulla riforma finanziaria di Obama - secondo articolo)

145 - Nessun interesse per il risparmio (sulla riforma finanziaria di Obama - primo articolo)

144 - Lo stato miserabile della sicurezza in miniera

143 - Gli infortuni nei laboratori di genetica

142 - La decadenza USA e la forza delle lobbies*

141 - Idee contro la riforma sanitaria di Obama*

140 - Il vecchio film dell'ostruzionismo

139 - All'ombra del potere del Distretto di Columbia

138 - Impero, Oligarchia e Democrazia (sulla crisi Greca e sulla guerra in Afganistan, ma non solo)

137 - La fiaba di Re Obesità

136 - No Nukes (da Chernobyl alle nuove centrali pagate da Zio Sam)

135 - L'esempio di Howard Zinn contro la guerra

134 - Sullo stato dell'Unione (otto critiche ad Obama)

133 - La Corte Suprema e i costi della politica

132 - La privatizzazione illecita (vari esempi: da Blackwater ai casi statali)

131 - L'abbandono di Dodd e Dorgan

130 - Sui liberali americani in crisi con Obama (per la guerra in Afganistan)

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