CRITICA LOCALE
LA LETTERA DI RALPH NADER ( nostra esclusiva la versione italiana ) |
[09 aprile 2010] Lo stato miserabile della sicurezza in miniera di Ralph Nader La tragedia della miniera di carbone Upper Big Branch molto remunerativa della Massey Energy Company di Montcoal, West Virginia, che finora è costata 25 vite a minatori è un altro “sollecito” del costo ambientale e umano immenso di tale carburante. Più minatori di carbone persero le vite nelle frane, esplosioni e dopo malattia (dal 1900) di tutti gli Americani che morirono nella II guerra mondiale. La devastazione s’estende alla grave malattia derivata dal respirare polvere di carbone e ai ferimenti dei minatori, che camminano con le grucce nelle valli dell’Appalachia. Durante la nostra lotta tra la fine degli anni sessanta e settanta per dare al governo federale il permesso di regolare tali corporazioni litigiose, e proteggere i lavoratori più indifesi nel nostro paese (cercano di lavorare tra 700 e 1800 piedi sotto terra 6 giorni alla settimana), i dirigenti delle miniere perpetuarono una cultura tollerante delle violazioni della sicurezza. Tali imprese sono note per ungere le loro strade con contributi elettorali, grandi svalutazioni delle tasse di proprietà e l’intimidazione della gente nei poveri paesi di miniere di carbone che avevano poche opportunità di impiego alternativo. I miglioramenti alla sicurezza e alla salute ottennero la forza di legge (specialmente la Coal Mine Health and Safety Act del 1969) e grazie ad un’unione sveglia: la United Mine Workers. Gli sforzi per la sicurezza hanno battuto gli avvocati dell’industria, i lobbisti, e i rifiuti coperti corporativi di pagare le multe e altri atti scorretti originati da capi irresponsabili seduti in offici di lusso lontani dalle miniere di carbone. Sotto la prima presidenza Bush metà delle imprese del carbone USA furono multate per un totale modesto di $7 milioni per falsi campioni di polvere di carbone in 847 miniere sotto terra. Questo è proprio un costo degli affari e non un serio deterrente per lo pneumococco epidemico e mortale per i tali minatori. Poi una nuova leadership venne sotto J. Main nel 2009 a guidare la Mine Safety and Health Administration (MSHA); Richard L. Trumka, ex minatore e capo della United States Mine Workers (UMW) e ora presidente della AFL-CIO, sostenne che G. W. Bush aveva convertito il “MSHA da agenzia di difesa a un gruppo di consulenza agli affari” di Re Carbone. Con il declino netto dei lavoratori UMW mentre la serie di miniere non tutelate s’espande, gli studi hanno mostrato un record di sicurezza molto più alto per le miniere sindacalizzate. La miniera devastata Massey non lo era. I media, che corrono sulla scena dei disastri minerari mentre ignorano i rapporti d’allarme come il nostro del 2008, sanno chi intervistare. Vedi un Don Blankenship il CEO spavaldo, schietto, arrogante della Massey: la miniera di Montcoal fu citata dal MSHA più di 500 volte tra il 2009 – 2010 per violazioni della sicurezza, inclusi i tipi di violazione sospettata nell’esplosione del 5 Aprile. Due citazione vennero nel giorno della calamità. Il modesto milione di $ di multe ha coperto oltre 50 violazioni per “mancanza imperdonabile”. Tra le più serie c’erano citazioni per problemi con le vie di fuga e con la ventilazione della qualità dell’aria. Nel 2006 un’altra miniera Massey, Aracoma Alma n. 1, fu raccomandata per la chiusura da un ispettore governativo, atto che fu annullato. Poi un incendio uccise 2 minatori e portò a una richiesta di condanna per 10 violazioni criminali della tutela in miniera: multa da $2,5 milioni. La Massey pagò pure al governo federale $20 milioni per regolare le accuse di violare i controlli sull’inquinamento dell’acqua nel 2008. J. Davitt McAteer, l’ex amministratore MSHA, definì il conglomerato Massey: “Certamente uno dei peggiori nell’industria” dal punto di vista della sicurezza. Di fatto il CEO Blankenship nega le valutazioni di McAteer, dei lavoratori e degli ispettori. “Le violazioni sono, per sfortuna, una parte normale del processo minerario: Ci sono violazioni in ogni miniera di carbone in USA”. Dice quello alle famiglie addolorate: alcune di loro urlarono a Blankenship mentre 12 agenti di polizia protettivi lo stavano portando via dal sito della miniera. La gente in West Virginia teme Blankenship non per la sua belligeranza verbale, l’intimidazione ai critici e ai lavoratori, e l’influenzare con campagne di finanziamento politici e giudici, ma anche perché essi credono che lui possa cavarsela con gli abusi di potere perché egli è oltre la portata della legge. Questa volta, tuttavia, il tenace Blankenship, contrario alle normative è in una situazione difficile con i titoli Massey in caduta e con la sua immagine coltivata con cura d’uomo duro talvolta filantropico appannata in modo crescente davanti al riflettore dei media statali che non può controllare o dominare. La legge del West Virginia definisce “l’omicidio colposo” come “il causare in modo accidentale e involontario la morte di una persona e questa sia il risultato approssimato della negligenza così palese, sfrenata e colpevole che mostra l’indifferenza avventata per la vita umana”. Il mese scorso, il MSHA ha registrato una dozzina di citazioni che asseriscono in modo specifico la mancanza nelle miniere della giusta ventilazione del gas metano letale e volatile. Quello è il perché la gente danneggiata si domanda se qualche procuratore di distretto avrà la volontà e il budget adeguato per accusare i dirigenti Massey di “omicidio involontario”; le conclusioni dell’investigazione completa potrebbero incontrare la definizione di legge. Perché se Blankenship (che realmente potrebbe cedere) ha qualcosa, ha un battaglione di legali e giudici pacificatori con i quali difendersi. Il tempo dirà.------ Tradotto da Franco Allegri il 14/08/2010 |
[April 09 2010] The miserable state of mine safety By Ralph Nader The tragedy at the Massey Energy Company’s very profitable Upper Big Branch coal mine at Montcoal, West Virginia, which so far has cost 25 miners’ lives, is another reminder of the immense human and environmental cost of this fuel. More coal miners have lost their lives from cave-ins, explosions and lung disease since 1900 than all the Americans who died in World War II. The devastation extends to chronic sickness from breathing coal dust and to maimed coal miners, often seen walking on crutches in the hollows of Appalachia. During our struggle in the late sixties and seventies to get Congress to authorize the federal government to regulate these pugnacious corporations, and protect among the most defenseless workers in our country (try working 700 to 1800 feet underground six days a week), coal company executives perpetuated a culture tolerant of safety violations. Coal companies are known for greasing their way with political campaign contributions, gross underpayments of property taxes and intimidation of people in poor coal mining country who had few alternative employment opportunities. Safety and health improvements finally came from the forces of the law (especially the Coal Mine Health and Safety Act of 1969) and from an awakened United Mine Workers union. The safety efforts have had to overcome industry lawyers, lobbyists, corporate cover-ups, refusals to pay fines and other misbehavior stemming from unaccountable corporate bosses sitting in fancy offices far from the coal fields. Half of the nation’s coal companies were fined a modest total of $7 million under the first Bush Administration for faking coal dust samples in 847 underground mines. This is just a cost of doing business instead of a serious deterrent to an epidemic of deadly coal miners pneumoconiosis. Until new leadership came under Joseph Main in 2009 to run the Mine Safety and Health Administration (MSHA), Richard L. Trumka, former coal miner and head of the United States Mine Workers (UMW) union and now president of the AFL-CIO, said that George W. Bush converted “MSHA from an enforcement agency to a business consulting group” to King Coal. With the sharp decline of UMW workers, as non-union strip-mining expands, studies have shown a consistently better safety record of unionized coal mines. The devastated Massey mine was non-union. The media, which rushes to the scene of mining disasters while ignoring interim warning reports such as ours in 2008, knew who to interview. He was Massey’s defiant, outspoken, arrogant CEO Don Blankenship, whose Montcoal mine was cited by MSHA over 500 times in 2009-2010 for safety violations, including the kinds of violations suspected in the explosion on April 5th. Two citations came on the very day of the calamity. The paltry $1 million in fines covered more than 50 “unwarrantable failure” violations. Among the most serious were citations for problems with escape routes and air quality ventilation. In 2006 another Massey mine, Aracoma Alma No. 1, was recommended for shutdown by a government inspector, who was over-ruled. The subsequent fatal fire killed two miners and led to a guilty plea for 10 criminal mine safety violations, a $2.5 million fine. Massey also paid the federal government $20 million to settle charges of violating water pollution controls in 2008. J. Davitt McAteer, the former MSHA Administrator, called the Massey conglomerate “certainly one of the worst in the industry” from a safety standpoint. CEO Blankenship, of course, denies McAteer’s and other workers and inspectors’ assessments. “Violations are unfortunately a normal part of the mining process. There are violations at every coal mine in America.” Tell that to the grieving families, some of whom yelled at Blankenship while twelve protective police officers were whisking him away from the mine site. People in West Virginia fear Blankenship not just because of his verbal belligerence, his intimidation of critics and workers, and his sway with campaign financed politicians and judges, but also because they believe he can get away with abuses of power, that he is beyond the reach of the law. This time, however, the combative, anti-regulatory Blankenship is in a tight spot what with Massey’s stock dropping and his carefully cultivated image of tough guy sometime-philanthropist increasingly tarnished under a national media spotlight he cannot control or bully. West Virginia law defines “involuntary manslaughter” as “the accidental causing of death of another person, although unintended, which death is the proximate result of negligence so gross, wanton and culpable as to show a reckless disregard for human life.” In the last month, MSHA has filed a dozen citations specifically alleging the mines failure to properly ventilate the lethal, highly volatile methane gas. That is why affected people are wondering whether any district attorneys will have the will and an adequate budget to charge Massey officials with “involuntary manslaughter”, should the findings of the completed investigation meet the statutory definition. For if Blankenship, who really should resign, has anything, he has a battalion of lawyers and accommodating judges with whom to fight back. Time will tell. |
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SOMMARIO DELLE ULTIME LETTERE:
143 - Gli infortuni nei laboratori di genetica
142 - La decadenza USA e la forza delle lobbies*
141 - Idee contro la riforma sanitaria di Obama*
140 - Il vecchio film dell'ostruzionismo
139 - All'ombra del potere del Distretto di Columbia
138 - Impero, Oligarchia e Democrazia (sulla crisi Greca e sulla guerra in Afganistan, ma non solo)
137 - La fiaba di Re Obesità
136 - No Nukes (da Chernobyl alle nuove centrali pagate da Zio Sam)
135 - L'esempio di Howard Zinn contro la guerra
134 - Sullo stato dell'Unione (otto critiche ad Obama)
133 - La Corte Suprema e i costi della politica
132 - La privatizzazione illecita (vari esempi: da Blackwater ai casi statali)
131 - L'abbandono di Dodd e Dorgan
130 - Sui liberali americani in crisi con Obama (per la guerra in Afganistan)
129 - Essi ci stanno dileggiando (no ai CEO di Wall Street)
128 - Rabbia popolare (su Wall Street e la sua riforma)
127 - Essi non conoscono la vergogna (su Wall Street)
126 - Libri del 2009 da leggere in vacanza
125 - L'Agente del cambiamento
124 - Su Obama: tra Nobel e guerra
123 - Gli USA e la guerra in Afganistan
122 - B. Obama in Cina
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