NonoBepi - agosto 2000

Nonobepi, su gentile concessione dell'autore, amico Osvaldo Noro.
Rende omaggio al poeta, cultore del nostro dialetto, al solo scopo
di divulgare quanto fatto e senza nessun scopo di lucro.


Le bèle storie de na òlta
di Osvaldo Noro


I quatro ciòdi che parla - I quattro chiodi parlanti
vai al disegno 1° edizione

Le origini di questa "storia" si fanno risalire nientemeno che ai tempi in cui l'intera vallata alpagota era ricoperta da un'unica, immensa e rigogliosa foresta. Non v'erano, naturalmente, strade e le uniche vie di comunicazione erano semplici mulattiere. Ogni famiglia, a quel tempo, aveva un somarello. Nell'intero Alpago operava un solo ferraiolo e maniscalco era un mezzo gigante dai muscoli grossi così e dal cuore altrettanto buono che, si diceva era anche un mezzo mago. Parecchie volte, infatti le genti del terriorio ricorrevano a lui per qualche filtro o pozione, più o meno magica, o semplicemente per consigli. Un giorno si presentò al nostro mavo-consigliere un tale, sposo da appena tre mesi, con un grosso problema. Sua moglle, pur godendo ottima salute e non lamentando mai alcun male, non toccava mai cibo o bevanda di sorta. Da tre mesi ormai, da quando cioè l'aveva sposata, era in assoluto digiuno. Il nostro ferraiolo asioltò con molto interesse ed attenzione il resoconto del giovane poi, senza proferir parola, dopo essersi dato una grattatina al mento, si diresse verso la propria fucina. Questa era una grande caverna, incassata nella roccia con uno sfogo naturale per il fumo che saliva nel cielo tanto alto da poter essere visibile all'intero Alpago. Qua e là, dalle pareti, pendevano attrezzi d'ogni iorma il nostro amico si avvicinò ad una fessura di una parete, ne tolse un pezzo di ferro e si diresse verso il suo tavolo da lavoro. Arroventò il ferro, lo battè, lo piegò e ne trasse quattro magnifici chiodi, ma talmente belli e lucidi che pareva fossero in qualche modo animati. Rafireddatili nella tinozza dell'acqua fredda, li avvolse in una foglia e li consegnò al preoccupato ed infelice marito con la seguente raccomandazione.
''Co to fémena no la te véde,
pianta sti quatro ciòdi a i
quatro cantói de la to
cusina. Doman matina.
vanti de ndar a laoràr
salùdela come sènpro
e ta fénta de gnént;
fa cònt che 'l fato no
'1 sìe .... ma no sta
lontanàrte masa da
la to casa.
Càtete an posto da
andé te pòse véder tut
sènza èser vist e
varda bén còsa che
la to fémena la fa
te la cusìna.
E dès va pura in pàse.
Te vedarà che tut finirà bén ''.
''Quando tua moglie non ti vede.
impianta questi quattro chiodi ai
quattro angolidella tua
cucina. Domani mattina,
prima di andar a lavorare.
salutala come sempre e
fa' finta di niente,
fa' conto che il fatto non
sia... ma non
allontanarti troppo
dalla tua casa
Trovati un posto da
dove tu possa vedere tutto
senza esser visto e
osserva bene ciò che
tua moglie fa
in cucina.
Ed ora và pure in pace.
Vedrai che tutto finirà bene''.

Il nostro giovane lo ringraziò e, rientrato in casa, al momento opportuno fece come gli era stato detto. Il giorno dopo, salutata la moglie, si nascose in modo da poter vedere tutto e bene, senza esser visto. Ed ecco che, trascorso un certo tempo la moglie, dopo essersi bene accertata alla finestra ed alla porta che nessuno fosse nei dintorni e la potesse vedere, si avvicinò alla madia. Ne trasse fuori un uovo e dello zucchero, prese una ciotola che stava sopra il lavello sistemato in uno degli angoli della casa......

ln quel preciso istante eccoti uscir chissà da dove una vocina stridula:
"Eilalà cósa fàla chéla là ?''.
''Eilalà! Cosa fa quella là''.

Una seconda vocina, rispose.
''La se fa an sbatudìn !''.
''Si prepara uno zabaione!''.

Una terza voce aggiunse:
''E si! E tutti i dì cusì!''.
''Eh, sì! E tutti i giorni così!''.

Ed una quarta voce concluse:
"E de scondión de so marì!''.
"E di nascosto da suo marito!''.
Vi lascio immaginare lo stupore di quella povera donna che si precipitò a nascondere tutto.

Un pò più tardi, però, rinfrancata e soprattutto sentendo i morsi della fame, apri un cassetto e ne tirò fuori un pezzo di torta. Ma quando fece per addentarla si ripetè la storia della quattro voci.... fantasma.
Per farla breve per tutto il giorno la poveretta fu perseguitata da questo incantesimo e non toccò cibo
Naturalmente, dal suo punto di osservazione, il marito aveva visto ed ascoltato tutto.
Giunta finalmente l'ora in cui era solito rientrare sgranchendosi le membra indolenzite, usci dal suo pertugio, rientrò in casa come se nulla fosse accaduto..... e per la prima volta trovò la tavola apparecchiata....... per due.
Tutto, in quella casa. ritornò alla normalità. I chiodi purtroppo, sono andati smarriti.


* Copertina * Dedica * Murale 1 * Murale 2 * Moreno  De  Col * dott. Martelli * Premessa * Bus la lume *
* Al Bus de'l béco * Al  lac de S. Crose * Parché 'l Alpago 'l é... * La  val de le Strìghe * La Valturcana *
* La ceséta de la Runal * La luna su te 'l péz * San  Danèl * La  ceséta  de San  Martin * Al  Teveron *
* La bèla indormenzada * Al malà che'l porta 'l san * Tant par òn * Co no se sa parlar * Paron la scòta *
* I quatro ciòdi che parla * Al trói de 'l musariól * Tesòro  de 'l  montanaro * Osvaldo Noro Home Page *

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