Nonobepi, su gentile concessione
dell'autore, amico Osvaldo Noro. Rende omaggio al poeta, cultore del
nostro dialetto, al solo scopo di divulgare quanto fatto e senza nessun
scopo di lucro.
Questa "storia", ad imitazione di tutte quelle
dei grandi favolisti dell'antichità in cui gli animali parlano ed agiscono
come gli uomini, e di questi cercano di mettere in evidenza con molta
arguzia vizi e virtù trae origine da un detto popolare: "Al malà el porta
'1 san" Tale detto sta chiaramente ad indicare il modo di vivere di
certe persone che ricche, possidenti sane si fanno "deliberatamente"
compiangere e quasi vivono "alle spalle" di altre povere in canna, e
magari rnalate, ma cornunque sempre di buon cuore e sempre pronte a dar
aiuto a chiunque lo chieda. lo ho sentito raccontare questa storia anche
se con sfumature diverse, in diverse località dell'Alpago ed ognuna ne
rivendica la "palernltà". Per non far torto a nessuno amilentiamola in un
luogo qualunque, ovunque a voi piaccia, e iniziamo senz'altri preamboli.
C'era, dunque, un casaro, anche proprietario della latteria. Era una
latteria di quelle vecchie costrulte alla maniera di tanti e tanti anni
fa. La latteria aveva, si la porta, ma non aveva le finestre (i vetrl a
quel tempo costavano troppo per un povero casaro!) Nel costruirla, questo
casaro aveva lasciato, come si usava, delle fessure in verticale nei muri
perimetrali, per arieggiare il locale. Tali fessure occupavano all'incirca
lo spazio di sei degli attuali mattoni, in questa latteria veniva raccollo
il latte prodotto durante l'intera giornata e la mattina successiva veniva
lavorato. Poco discosta dalla latteria c'era una boscaglia nella quale
vivevano una volpe, ed un lupo che, chissà come, erano diventati
"compari'' di caccia e di avventure. Ora avvenne che una volta,
nottetempo, i due compari, girovagando alla ricerca di quacosa da mettere
sotto i denti capitarono, ancora a sfomaco vuoto, nei pressi della
latteria. Attirati dall'intenso profumo del latte e notato che attraverso
le fessure avrebbero potuto entrare, non ci pensarono due volte Quel latte
era veramente saporito. Non parliamo, poi, delle ricotte! Ma l'astuzia
della volpe è risaputa ed infatti, mentre il lupo pensava solo a saziarsi,
la "comare" sbirciava continuamente le fessure. Dopo un po', infatti, si
dichiarò sazia, smise di bere e di mangiare e rimase a guardare l'amico
che continuava imperterrito il pasto. Già immaginava, la furbacchiona,
certe inevitabili conseguenze e ne pregustava la scena. Quando il lupo fu
finalmente sazio, si accinsero ad uscire. La volpe, che si era
accontentata di poco, riusci ad uscire facilmente. Per il lupo, invece
quelle aperture erano diventate troppo strette e malgrado i suoi sforzi,
il poveraccio dovette rassegnarsi a trascorrere la nottata chiuso nella
latteria. La volpe fuori, opportunarnente nascosta, vegliò. Alle prime
luci del giorno, quando il casaro aprì il locale. Povero lupo! Il
malcapitato, tra calci e bastonate, fu ridotto a mal partito. La volpe,
fuori, sogghignava...... Se il suo compare
fosse riuscito a stuggire alle grinfie del casaro, se la sarebbe presa con
lei che non l'aveva avvertito di non essere troppo ingordo. Detto fatto,
nella possibilità che ciò si verificasse, cosa pensò quella furbacchiona?
Proprio dietro la latteria cresceva un meraviglioso corniolo ed i suoi
frutti erano, guarda caso, maturi al punto giusto. La volpe scosse i rami,
fece cadere molte corniole e si rotolò sopra i frutti caduti, sporcando di
rosso tutto il pelame. Più tardi quando vide che il lupo, tutto pesto e
malconcio, era riuscito a fuggire al terribile casaro, gli andò incontro
trascinandosi sul terreno e lamentandosi in maniera veramente straziante.
La poverina gemeva ..... si doleva tanto che il lupo, a quella vista le
chiese ragione di quanto le fosse accaduto. Cosa fariugliò la volpe? Era
stata ridotta in quelle condizionl dal casaro quando aveva ingaggiato con
lo stesso una buribonda lotta nel tentativo di salvare l'amico rinchiuso.
Povera Comare! Che spirito dl abnegazione! Il lupo, commosso da tanta
solidarietà, pensò bene di caricarsela sulla groppa e riportarla nella sua
tana. Cammin facendo la volpe, sorniona, rideva sotto i baffi della
dabbenaggine dell'amico e, fingendo dei lamenti, canterellava: