Tant par òn - Tanto per ciascuno
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edizione
Anche questo è un racconto che ha a che vedere
con casari e latterie e che viene ricordato ancora in diverse contrade
alpagote. C'erano (quando? Chi lo sa) due compari, ladruncoli matricolati.
Per loro ogni stagione portava i suoi frutti. L'autunno rendeva facili, ed
oltremodo allegre, fe visitine notturne nelle cantine dove fermentava il
mosto e dove le porte erano lasciate necessariamente aperte per il
ricambio dell'aria e la fuoriuscita dell'anidride carbonica, emessa nel
corso della termentazione. L'inverno era la stagione delle visite notturne
ai pollai, appena fuori dei centri abitati. Tanta e tale era l'astuzia e
la perizia dell'operare dei nostri due furfanti nell'inscenare la rapina,
che la colpa del misfatto ricadeva immancabilmente sulle innocenti volpi
che girovagavano nei paraggi. In primavera ed in estate quando, vuoi per
le nottate corte e rischiarate dalla luna e dalle stelle, vuoi per la
presenza di villeggianti e turisti abituali a far le ore piccole la loro
presenza poteva venire più facilmente notata, i nostri due amiconi
preferivano riparare nei numerosi alpeggi della zona e visitare le
"casère". Là potevano rimpinzarsi a loro piacimento di latticini e
soprattutto delle ottime ricotte (le puine), sia fresche che affumicate.
Casari e malghesi, naturalmente, si accorgevano di tali ammanchi, ma, per
quanti sotterfugi escogitassero, non erano mai rlusciti a mettere ... il
sale sulla coda dei due bricconi. Tutto continuò così per diverse
primavere e diverse estati, finché un casaro, stanco oltre che di subire
gli ammanchi anche di dover sopportare le beffe, o come si dice in
dialetto con un colorito detto:
"Oltre 'l mal, la mala
Pàsqua!"
|
"Oltre il male, anche le
beffe!"
| d'accordo con altri casari
predispose un suo piano. Fece spargere la voce che dal primo latte di
maggio aveva ottenuto delle ricolle speciali, d'un gusto e profumo mai
fino allora raggiunto, e tante e tante che non sapeva più dove sistemarle
in attesa dei compratori. Naturalmente la bella notizia giunse, per caso o
di proposito, alle orecchie sempre ben tese dei nostri due compari che
commossi per la pietosa situazione del casaro, pensarono bene di rendersi
in qualche modo utili .... e fargli trovare un po' di posto libero per la
successiva produzione. Quella notte stessa, quatti quatti, fecero visita
alla ben nota casèra. Il casaro, però, aveva già preparato la sua
trappola, armato di un grosso bastone, era in attesa dietro l'uscio
lasciato di proposito socchiuso per le previste visite. E le visite,
puntualmente, arrivarono. Uno dei due amici rimase fuori dalla casèra a
far da palo e l'altro entrò. Appena dentro ricevette una scarlca di
randellate, mentre una voce gli sussurrava:
"Te convién tàser e no
lagnàrte si no te crése la dòse!''
|
''Ti conviene tacere e
non lamentarti altrimenti ti aumento la
razione!''
| Il poveraccio rimase,
perciò muto e fece buon viso a cattivo, anzi pessimo gioco; poi, quando
gli fu concesso, uscì finalmente dal locale. L'altro, vedendolo così pesto
e malconcio, tutto lividi e lacrime, e soprattutto col sacco vuoto gli
chiese ragione dell'accaduto e tra i due si svolse il seguente
dialogo:
''O conpàre, àtu fat che
che te sé tut spórc e pestà?''
|
"O compare, cosa hai che
sei tutto sporco e malconcio?''
|
''Par via de 'l scuro són
cascà te 'l foghèr!"
|
''A causa
dell'oscurità sono cascato nel
focolare!''
|
''Te à i òci sgiónfi:
àtu piandést ?''.
|
''Hai gli occhi
gonfi: hai pianto?''.
|
''Te capirà: co tut chél
fun!''.
|
''Capirai: "con tutto
quel fumo!''.
|
''Parché àtu 'l sac
vódo?''.
|
''Perché hai li sacco
vuoto?''.
|
''L é 'n scuro òrbo che
no ò vist gnént!''.
|
''C'è un buio pesto che
non ho visto
niente!''.
| Rassicurato dalle
risposte ottenute e schernendolo per l'incapacità dimostrata, il secondo
compare si avventurò arditamente nella casera Fu una brutta avventura
anche per lui. Quando, finalmente, poté liberarsi dalle grinfie del
terribile casaro e uscire da quella sala di torture, rimproverò l'amico
per avergli taciuto la verità. L'altro, con un sogghigno, gli
rispose:
''E, conpàre.... De le
puine se éra d'acòrdo de far an tant par òn, véra ? E de le
pàche ànca, no?''.
|
''Eh compare. .... delle
ricotte eravamo d'accordo di farne un tanto per
ciascuno, vero? E delle botte anche,
no?''.
| E su questa battuta si
conclude quest'altro racconto.
|