Le bèle storie de na òlta di Osvaldo
Noro
Al lac de Santa Cróse - Il Iago di Santa
Croce
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La
terra d'Alpago, fra Ie sue tante bellezze, annovera un magnifico Iago di
sbarramento: il lago di Santa Croce. Nelle sue acque Iimpide si
rispecchiano la macchia nera del bosco del Cansiglio, il verde smagliante
delle vallate e I'azzurro terso del cielo. Anche il Iago, naturalmente, ha
le sue belle leggende che intendono, in qualche modo, giustificare Ia sua
origine e formazione. Ecco la prima. Una volta il fiume Piave scorreva nel
fondovalle della conca alpagota, qiusto ai piedi del Col Visentin;
imboccava la stretta gola del Fadalto e, attraverso la piana di Conegliano
e di Treviso, giungeva al mare. Su di una collina, nei pressi di Vittorio
Veneto sorgeva, e c'è ancor oggi, una chiesetta votiva dedicata a S.
Augusta. Il Piave, nel suo corso, lambiva con le acque il piede di quel
colle. Quando il fiume era in piena, la furia delle acque rompeva Ia
roccia, scavaca caverne, portava via la terra alla collina... ln tanto
incessante lavorio il fiume, quasi orgoglioso di poter dimostrare a tutti
la sua forza, con fare arrogante, rivolto al santuario bofonchiava:
"O Gustéta,
Gustéta, |
''O Augustina,
Augustina, |
an cin a la
ólta |
un po' alla
volta |
te tirarò dó da la
postéta ''. |
ti tirerò giù dal tuo
posto". | E tutto andò bene e filò
Iiscio finché, un bel giorno, anche la Santa perse la... pazienza e
rispose per le rime:
"O Pià, o
Pià, |
"O Piave, o
Piave, |
se no te là
mòla, |
se non la
smetti, |
na bòna
òlta |
una buona
volta |
te serarò al fià
''. |
ti chiuderò il
respiro''. | Di li a qualche tempo,
infatti, un grosso lembo della montagna franò, unendo i monti del gruppo
del Costa al Col Visentin e sbarrando, in tal modo, la strada al borioso e
prepotente fiume. Il quale, mogio mogio, dopo aver invano tentato di farsi
una nuova strada per giungere al mare, scavando nel terriccio della frana,
dovette rassegnarsi a cambiar....... il percorso. A Ponte nelle Alpi deviò
verso Belluno, da li continuò in direzione di Feltre e, insomma, fu
costretto a raggiungere il mare per la via che ancor oggi percorre.
Naturalmente dove il lembo di montagna franò, si formè il lago di questa
storia. Come mai, poi, il lago abbia avuto il nome di S. Croce, beh!
Sentite un po . Pare dunque che, prima della frana, nella valle sommersa
poi dalle acque, sorgesse un villaqgio con tanto di chiesetta al centro
della piazza e, naturalmente, col suo bel campanile di fianco. La frana
travolse ogni cosa e l'acqua sommerse l'intero villaqgio. Nelle giornate
serene, quando l'acqua era limpida, pare che i pe- scatori riuscissero a
vedere dalle loro barche, sott'acqua, la croce del campanile sommerso.
Proprio da questo fatto sembra sia derivato al lago quel nome che ancor
oggi conserva. |