NonoBepi - agosto 2000

Nonobepi, su gentile concessione dell'autore, amico Osvaldo Noro.
Rende omaggio al poeta, cultore del nostro dialetto, al solo scopo
di divulgare quanto fatto e senza nessun scopo di lucro.


Le bèle storie de na òlta
di Osvaldo Noro


Co non se sa parlar, 'l é mèio tàser - Quando non si sa parlare, è sempre meglio tacere
vai al disegno 1° edizione

Questa "storia", era di frequente sulle labbra delle nostre nonne come consiglio per tutti ed, in particolare per le giovani in età da marito, affinché non parlassero troppo, molto spesso a vanvera, correndo il rischio di compromettere con i loro interventi, fuori misura affari di famiglia.. ..fidanzamenti, matrimonl o altro. C'era, allora, una madre vedova con tre figlie ormai in età da marito. Un giorno, all'uscita dalla chiesa dove si erano recate per la tunzione domenicale, le ragazze vennero fermate da tre baldi giovani fratelli, di allro paese, che chiesero loro il permesso di accompagnarle a casa e di poterle "frequentare" per meglio conoscerle. Non si può descrivere la gioia di quella madre non appena le figlie, rientrate a casa, le riferirono la novità. Tutto fu senz'altro predisposto per la sera del qiovedì quando, se- condo l'usanza. i fidanzati, o aspiranti tali si recavano a casa delle fidanzate, o aspiranti tali.
Ma c'era un piccolo neo.
La saggia madre, conoscendo le proprie ragazze, raccomandò loro di non parlare, o di parlare il meno possibile per non comprornettere il risultato fin dal primo incontro. Poi, come Dio volle giunse la sera del tanto sospirato giovedì Là, attorno al "fòghèr" mentre i tizzoni ardevano e la madre controllava, lavorando a rnaglia. Lo scambio di sguardi amorosi, cominciarono i primi contatti con le dita delle mani che timidamente si toccavano. Tutto continuò cosi per un bel po', finché la maggiore delle tre sorelle ruppe il silenzio e, rivolta alla seconda, esclamò:

''Stùsa su chél stìz
''che 'l fa fun a 'l me novìz ''.
''Spegni quel tizzone
che fa fumo al mio fidanzato! ''.


La seconda, punta nel proprio orgoglio, le rispose:

"Stuselo su ti, che mi no pòs.
O' da far valàgna
a 'l me morós !".
''Spegnilo tu, ché io non posso.
Devo sorvegliare
il mio moroso!".

La minore delle sorelle non sapendo cosa dire e non volendo essere ed apparire da meno delle altre cost dice la storia forse per far rima con "morós",.... la se à fat gnér "la tós !" Quando infine dopo qualche ora, i tre baldi giovani fecero ritorno alle loro case la madre che aveva per così dire "mangiata la foglia". quanto all'avvenire matrimoniale delle sue figliole, cantò con un pò di malrepressa rabbia la seguente villotta:

''Co no se sa parlàr
l é mèlo tàserz!
Benedéta chi che tàse
che a 'l so morós la piàse
e po....da morósa.
la lo farà so spósa!''....
''Quando non si sa parlare
è meglio tacere!
senedetîa colei che tace
ché al tidanzato piace
e poi. da morosa
Iul la iarà sua sposal!''....

La conclusione ? La morale di questa breve storia ?
è tutta riassunta nel tltolo che, in dialetto, suona cosi:

''Co No se sa parlàr
'l è mèio tàser!''.
''Quando non si sa parlare
è meglio star zitti!''.

O nell'altro vecchio detto, a proposito della scelta della moglie:

''Che la piàsa,
che la tàsa,
e la stàe a casa ''.
''Che piaccia,
che taccia,
che stia a casa''.


* Copertina * Dedica * Murale 1 * Murale 2 * Moreno  De  Col * dott. Martelli * Premessa * Bus la lume *
* Al Bus de'l béco * Al  lac de S. Crose * Parché 'l Alpago 'l é... * La  val de le Strìghe * La Valturcana *
* La ceséta de la Runal * La luna su te 'l péz * San  Danèl * La  ceséta  de San  Martin * Al  Teveron *
* La bèla indormenzada * Al malà che'l porta 'l san * Tant par òn * Co no se sa parlar * Paron la scòta *
* I quatro ciòdi che parla * Al trói de 'l musariól * Tesòro  de 'l  montanaro * Osvaldo Noro Home Page *

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