Al bus de la lume - Il buco della luce
vai al disegno 1° edizione
Il "bus de la lume" è il nome di una profonda voragine naturale che si apre
nel bosco del Cansiglio, una delle maggiori foreste demaniali della nostra
penisola. Perché la voragine ha questo nome? Tanto e tanto tempo fa, le
genti della verde vallata alpagota erano generalmente dedite
all'allevamento del bestiame. La grande prateria che si estende quasi al
centro della foresta, e le altre numerose malghe vicine, venivano
sfruttate ad alpeggio per gran parte dell'anno. Intere famiglie
trascorrevano lunghi mesi in Cansiglio, al seguito di mandrie e qreggi.
Spesso accadeva che gli animali venissero colpiti da malattie e da moria,
ed i pastori, invece che scavar fosse per sotterrarli, preferivano gettare
i loro resti nelle numerose voragini, grandi e piccole, presenti nel
territorio. In particolar modo nel "bus de la lume", oltremodo profondo.
Ora avveniva che, durante le calde ed afose notti estive, dalla sommità
della voragine uscivano delle fioche luci fosforescenti, i cosiddetti
fuochi fatui, dovuti alla decomposizione delle carni degli animali.
Proprio da questo fenomeno luminoso, strano ed incomprensibile ai più per
quei tempi, ecco derivare il nome assegnato alla coragine di questo
racconto, nome che, letteralmente, significa "buco della luce". Ciò
premesso, veniamo alla nostra leggenda. La cavità in questione ha sempre
costituito un enorme pericolo per la vita di quanti, non conoscendo Ia
zona, si avvicinavano troppo, precipitandovi dentro. Ai tempi lontani del
nostro racconto, nella coragine erano già precipitati numerosi bambini
che, sfuggiti alla sorveglianza delle mamme o dei pastori, o smarritisi
nella foresta, si erano incautamente avvicinati troppo al nostro "bus".
Facili da immaginare le lacrime e la disperazione in quelle tristissime
circostanze. Per tener lontani, in qualche modo, i piccoli da che a nessun
risultato portavano raccomandazioni nascere dalla fervida fantasia
popolare questa leggenda. La voragine era la dimora di una numerosa tribù
di streghe. Le streghe Anguane o Anduane (da "acqua" - nel fondo della
voragine scorre dell'acqua). Avevano un aspetto terrificante. Per capelli
avevano dei lunqhissmi chiodi arrugginiti (a volte erano invece lunqhi
serpenti). Oqni mattina, prima dell'alba, uscivano dal loro antro e si
disperdevano nella foresta a tagliar leqna, a legar fascine, a raccogliere
bacche, funghi o mirtilli, secondo la stagione. A sera tornavano
lentamente alla loro spelonca portando sulle spalle i frutti del Ioro
lavoro e... ...e se trovavano qualche bimbo solo, sperduto nel bosco o in
vicinanza della voragine... Poveri bimbi! Le orribili streghe accendevano
un bel fuoco e gli sventurati finivano... allo spiedo. Questo racconto,
colorito ed arricchito da mille altri particolari che la fantasia delle
nostre nonne suggeriva di volta in volta, sull'aspetto delle streghe,
sulla loro voracità, sul loro lugubre antro o su altro, otteneva per un
po' di tempo il duplice scopo di tener lontani i piccoli dalla spelonca e
di averli sott'occhio... almeno fin che durava il racconto. Se poi qualche
ragazzetto più grandicello e smaliziato non intendeva credere a questa
storia, durante le caldi notti d'estate, alcune ore dopo il tramonto,
veniva accompagnato nelle vicinanze della voragine. Ebbene, le fiammelle
fosforescenti che ne uscivano erano, in tal caso, del tutto...
convincenti! |