Intervista a Lucio Dalla sulla cresta dell'onda musicale da 40 anni
Punto primo: il colbacco che indossa nel manifesto con la Ferilli non è una finzione scenica. Ce l'ha davvero, e dal vivo è più peloso che mai. Punto secondo: ama incantare e stupire chi ha davanti.
Lucio Dalla, bolognese classe 1943. Su di lui si dicono molte cose. Alcuni raccontano ad esempio che, durante la sua infanzia, Padre Pio gli impose di non salire più sul palcoscenico nelle parrocchie. Il piccolo Lucio, per fortuna, decise di fare di testa sua trascurando addirittura gli studi scolastici. Altri malignano sulla sua presunta omosessualità e sulla sua relazione con Ron. Sarà vero?
L'abbiamo incontrato qualche giorno fa e gli abbiamo posto qualche domanda cercando di capire che tipo è e perché viene considerato un artista speciale.
Non ci ha delusi: appena arrivato ha preso il microfono che aveva davanti sulla scrivania e ha cominciato a canticchiare, senza base musicale. Una voce inconfondibile la sua: in un attimo è calato il silenzio. E Lucio Dalla, sornione, ha sibilato: «Io davanti al microfono proprio non so resistere».
Hai mai avuto paura, ti sei mai emozionato durante uno spettacolo? Non mi spavento, non mi agito quasi mai...
Ma sei sicuro? Alcuni rammentano il tuo concerto per il Papa... Sì, in effetti in quell'occasione mi sono emozionato.
Perché, cosa è successo? Ero in diretta televisiva, con 300.000 persone davanti a me e i cardinali riuniti alla mia destra come un grande fegato rosso che si muoveva. Secondo il programma il Papa sarebbe dovuto restare soltanto per tre canzoni.
E invece? Invece è voluto restare fino alla fine dello spettacolo, segno che si divertiva. Aveva un bastone come il mio e quasi quasi lo stava per usare contro quelli che lo invitavano ad andare via.
Poi, cosa è accaduto? Alla fine dello spettacolo l'ho salutato ma mi sono dimenticato, forse appunto per l'emozione, di baciargli la mano. Figurarsi, io l'avrei pulito anche tutto, da cima a fondo!
Qualcuno si è arrabbiato, ti hanno rimproverato? Mi sono preso una bella ramanzina dall'organizzatore dell'evento, ma Sua Santità è rimasto così soddisfatto che dopo qualche settimana ho chiesto nuovamente di incontrarlo. L'emozione mi ha giocato questo brutto scherzo...
Come fai, dopo quarant'anni, ad essere ancora così creativo? La solitudine è secondo me una componente fondamentale per l'ispirazione e la creazione artistica. Ma, allo stesso tempo, io sento tanta adrenalina ad entrare nella casa di milioni di persone.
È per questo che hai deciso di fare un programma televisivo il sabato sera? Sì, il pubblico del sabato sera è proprio questo: è adrenalina pura, è una parete per far rimbalzare la mia palla che in questo caso è il mio cuore.
Cosa c'è di nuovo e di dirompente ne "La bella e la besthia"? L'idea alla base dello spettacolo è quella di due energie che interagiscono tra di loro, non subalterne. Qualche giorno fa sono andato a fare un servizio fotografico... e ci sono andato come si va a fare una TAC. Non l'avevo mai fatto. Sono sbalordito davanti al risultato: mi sono visto fico-superfico in foto e ho pensato: quello che c'è di interessante negli individui è la loro funzione. È per questo che noi siamo semplicemente noi stessi in tv. È la gente che ci deve sbalordire.
Una curiosità: tu e Sabrina litigate mai? Io spero ci sia frizione tra noi due, perché anche questa è alla base della creatività.
Se lo dice lui, che compone canzoni, scrive libri e inventa programmi televisivi da 40 anni, c'è da crederci. Attenti al lupo: è tornato.
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