A Marina di Cassano sorsero i cantieri navali che fino alla prima metà
dell’Ottocento gareggiavano con quelli di Savona e di Sestri Ponente. I
velieri di Piano di Sorrento aprirono infatti traffici mercantili dalla
penisola sorrentina prima con i porti del Tirreno e dell’Adriatico e
successivamente le rotte verso le lontane Americhe. Anche se i casali
sorrentini andarono a distinguersi, dal secolo XVIII, tra le comunità del
Regno di Napoli per il prevalere in essi di attività economiche
extra-agricole e per la presenza di un artigianato specializzato, tuttavia
sarà sempre l’agricoltura, incrementata dalla coltivazione a carattere
intensivo degli agrumi e dalla loro diffusione, a determinare un ulteriore
sviluppo dei traffici marittimi con il conseguente incremento delle attività
cantieristiche.
Ciò evidenzia la circolarità e l’interdipendenza tra le attività del Piano,
cui sarà sempre legata l’evoluzione del territorio.
D’altro canto, gli scafi prodotti dai cantieri della penisola, oltre che
essere adibiti ai collegamenti con la capitale, erano sempre più ricercati
per la realizzazione degli scambi commerciali sia con i vari porti del
Tirreno, sia con quelli dell’Adriatico.
Traffici che saranno avvantaggiati dalla costruzione delle “polacche”.
Queste, reputate tra le migliori del Regno perché, “costruite come al Nord”,
permettevano una maggiore celerità pur avendo una capacità di carico
maggiore delle altre che, valutato in ottomila tomoli di grano, rendevano
tali imbarcazioni tanto vantaggiose al commercio da essere noleggiate dai
mercanti di Ancona per trasportare le arance sia nella loro città che a
Venezia e a Trieste.
Ciò comportò una continua richiesta di scafi, non solo per il piccolo
cabotaggio, che incrementò il seicentesco cantiere di Alimuri a Meta e
favorì la fondazione di un cantiere lungo il litorale di Cassano, nel
terziere di Carotto, ove, frattanto, si sviluppava un vero e proprio mercato
di accoglienza dei prodotti commerciali della foria.
Il nuovo cantiere si estese lungo la spiaggia per circa mq. 3850, occupando
250 operai; negli stessi anni a Sorrento fu costruito un cantiere di
ampiezza più limitata che, dando lavoro a circa 50 operai, produceva in gran
parte barche di modeste dimensioni, adatte alla pesca, fornite spesso, sia
di grandi reti che di semplici lanzare per la pesca di polipi.
Evidentemente mentre il cantiere di Alimuri conservava il ruolo di più
importante cantiere del territorio sorrentino, quello di Cassano e quello di
Sorrento erano adibiti alla costruzione di imbarcazioni da pesca e per il
trasporto delle merci tra le varie località della penisola.
L’intensità del commercio derivante dall’accresciuta e pianificata
produttività locale incentivò ancor più le attività cantieristiche, vera
matrice dell’economia del Piano.
Infatti, in funzione delle commesse, il cantiere di Alimuri subirà una serie
di ampliamenti che, conclusi solo all’inizio del sec. XIX, daranno la
possibilità di armare più scafi contemporaneamente.
Nello stesso tempo si svilupperà maggiormente il vicino cantiere
sull’arenile di Cassano che vedrà la maggiore organizzazione complessiva di
piccoli e singoli laboratori di maestri d’ascia.