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Il territorio di Piano di Sorrento, la romana “Planities”,
occupa parte della zona centrale della
Penisola Sorrentina. E’ in epoca aragonese che nella fascia tra
Vico Equense e Sorrento
poteva individuarsi una nuova entità amministrativa, appunto rappresentata dal
Piano con i suoi casali, prima Cassano e Carotto, poi Gattula, Savino, San
Giovanni, Mortora, Litemo, Sant’Agostino, San Liguoro e Cermenna. Al Piano erano
aggregati anche i casali attualmente in territorio di Meta
e Sant’Agnello.
In realtà mancava un unico centro e ogni attività si svolgeva all’interno di
questi casali, aggregati intorno a un edificio religioso, e un edificio di
difesa o, ancora, interno a un palazzo nobiliare o padronale. Ciò sino alla fine
dell’Ottocento e, in qualche caso, anche oltre.
L’edificazione caotica dal ’50 in poi ha quasi del tutto unificato gli originari
insediamenti, anche se è possibile, seguendo gli antichi assi viari, riscoprire
l’impianto urbanistico del Piano. Proprio queste antiche vie si cercherà ora di
ripercorrere.
E’ opportuno ricordare che il Piano di Sorrento ha conosciuto il suo momento di
splendore tra la fine del Seicento e la fine dell’Ottocento in corrispondenza
con la massima espansione delle attività marinare connesse con la navigazione a
vela e le costruzioni navali alla Marina di Cassano.
Alla stessa epoca risale la struttura urbanistica tramandataci prima degli
scempi edilizi dell’ultimo trentennio.
Per avere un quadro d’insieme dell’antico Piano conviene
iniziare l’itinerario proprio dalla Marina di Cassano e seguire i vecchi
tracciati in alcuni casi ancora riconoscibili.
Provenendo da Ripa di Cassano si imbocca, proprio di fronte al ristorante “La
Ripetta”, il vicoletto di San Giovanni, già denominato Corso dei Capitani, che
ha conservato la sua struttura settecentesca nonché elementi di epoche
precedenti come un quattrocentesco portale catalano. Poco oltre è possibile
notare un’entrata secondaria di villa De Stefano, una magnifica villa realizzata
nella seconda metà del Settecento e oggi in stato di abbandono. Proseguendo si
attraversa il casale di Gottola, con esempi mirabili di portali risalenti al
XVII e XVIII secolo e in qualche caso al XVI secolo. Stupendo è il portale di
palazzo Mastellone, tutto in pietra piperina, che lascia intravedere
all’interno, al centro dell’ampio cortile, un pozzo in pietra del Vesuvio.
Sempre seguendo l’antico tracciato di via Gottola, si giunge alla basilica di
San Michele, realizzata nel XVI secolo sulle rovine di un preesistente edificio
religioso. Vi è annessa la struttura conventuale di San Michele, che conserva,
all’interno della cappella, un magnifico pavimento in cotto maiolicato dei primi
dell’Ottocento.
Quindi si prosegue lungo l’arteria San Michele, purtroppo gravemente danneggiata
dal sisma del 23 novembre 1980, e, attraverso il Corso Italia, all’altezza di
Piazza delle Rose, si imbocca via Santa Teresa fino alla chiesa con il convento
omonimo, oggi occupato dall’Istituto Nautico “N. Bixio”, uno dei più antichi
d’Italia, che ha conservato, pur tra interventi deprecabili, l’antico chiostro
con il colonnato ad archi.
A questo punto da via Cavottole si prosegue per il vicoletto Ponte di Mortora e,
attraverso il vallone, si arriva allo stupendo fabbricato di Villa Romano,
edificio risalente al 1654 già di proprietà del Barone Sangiovanni e dagli inizi
del Settecento dei Romano. Si tratta di un poderoso edificio con mura di tufo
tanto robuste da far presumere un sistema di fortificazione. All’interno, sul
cortile si affacciano vecchie cucine e lavatoi in pietra.
Lasciata sulla destra la chiesa dell’Assunta, realizzata nella seconda metà del
‘500, ma con un campanile settecentesco, si percorre il vicoletto di Mortora
dove è possibile ammirare alcuni tra i piu' bei casali del Seicento dell’intera
penisola. Uno, attualmente di proprietà Russo, è caratterizzato da una sequenza
di portali in pietra scolpita e, nel cortile interno, da finestre con archi a
tutto sesto; altri, più avanti, da pozzi di pietra e da finestre barocche in
pietra piperina con draghi e serpenti scolpiti, datati 1675. Dopo un tratto
della nuova strada Mortora-San Liborio si giunge alla contrada San Liborio.
Questo casale, di cui è documentata l’esistenza fin dal XVI secolo, si è
sviluppato intorno a un nucleo originario del XVI secolo. Da San Liborio
conviene tornare indietro e fermarsi alla contrada Legittimo, già conosciuta
come Litemo, la cui esistenza è documentata a partire dal XVI secolo. Il
vicoletto è particolarmente interessante anche perché raggiunge la torre di
Legittimo, realizzata tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, probabilmente in
difesa di Villa Enrichetta, e appartenuta alla famiglia del Barone Sangiovanni.
L’architettura della villa è anch’essa tipica delle abitazioni nobiliari della
Penisola, con un androne archivoltato, di accesso a un’ampia corte con pozzo di
pietra. E’ questa una delle tappe più suggestive di un itinerario campestre, che
si rivela ricco di stratificazioni storiche e artistiche.
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