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Il Comune di Piano di Sorrento, in Provincia
di Napoli, situato al centro della Penisola Sorrentina, si affaccia da un'alta
terrazza tufacea (ignimbrite campana), fissurata a falesia, sul golfo di Napoli
e sale dolcemente dai 96 m. fino ai 350 m. dei Colli Cermenna e S. Pietro,
calcarei e dolomitici, per poi discendere bruscamente nel golfo di Salerno. Se si assume come punto di osservazione la
Casa Comunale le sue coordinate sono 40° 38' di latitudine Nord e 14° 25' di
longitudine Est, i suoi confini sono a N.O. col golfo di Napoli, a N.E. coi
Comuni di Meta e Vico Equense, a S.E. col golfo di Salerno, a S.O. col Comune di
Sant'Agnello.
Nel territorio comunale ad Est il Monte Vicalvano si erge maestoso (642 m.) coi
suoi boschetti cedui misti a faggi ed a querceti e dà origine al Torrente
Scaricatoio che scorre sul versante meridionale fino a gettarsi nel mare tra i
Colli di S. Pietro e Positano.
Percorrono il territorio altri due torrenti:
1) il rivo Meta o Lavinola, che, nato dalle
sorgenti Lamma e S. Massimo, scava il vallone di Rosella, dividendo i Comuni di
Meta e Piano, e sfocia nella marina del Purgatorio a Meta;
2) il rivo S.
Giuseppe a Cassano, che nato dalle colline di Piano e Sant'Agnello, divide per
alcuni tratti i due territori comunali, passa per Mortora, sotto la Piazza della
Repubblica e sfocia alla Marina di Cassano.
Il territorio
del "Piano" è stato un crocevia della storia per la ricchezza delle acque e
l'ubertosità del suolo, e i recenti rinvenimenti eneolitici (cfr. "Archeologia a
Piano di Sorrento" - Claude Albore Livadie), fanno parte di una prima "facies
culturale" di Piano di Sorrento, risalente alla metà del III millennio.
Ulteriori, numerosi reperti archeologici testimoniano la frequentazione di
popolazioni, dedite all'agricoltura, protagonisti di continui scambi commerciali
e culturali, e confermano, nel VI secolo a.C. nella Penisola Sorrentina, la
convivenza dell'elemento indigeno, quello estrusco e quello greco, che sarà poi
tradizionalmente ritenuto generatore della cultura sorrentina per i Romani:
Sorrento con i suoi Casali sarà considerata città non meno greca di Napoli.
Piano di
Sorrento,
per lungo tempo, per l'evidente omogeneità del territorio, sarà legata a
Sorrento e, come Casale di questa, diverrà prima colonia (fino al 30 a.C.) e poi
municipio di Roma (fino al 512 d.C.).In epoca romana la Penisola Sorrentina fu
frequentata, amata ed ammirata da imperatori:
Ottaviano Augusto che ebbe la villa di
Cesarano o villa di Cesare Augusto, Tiberio, Nerone, Antonino il Pio, Marco
Aurelio;
- da uomini importanti:Pollio Felice, Marco Agrippa e l'élite
dell'impero;
- da letterati:
Q. Orazio Flacco (Epistole 1, 17, 52); P.
Virgilio Marone (Catalepton VI intitolato ad Venerem); G. Plinio Cecilio (Plinio
il Giovane); Papinio Stazio (Silvae); Publio Ovidio Nasone.
Piano, anche se nel 938 compare per la prima
volta il termine "Planities", quasi a indicare un territorio a se stante, ha
vicende storiche intimamente connesse a quelle della città di Sorrento:
- libero ducato tra il IX e l'XI secolo fino
al 1133;- sotto il dominio normanno fino al 1194;
- sotto il dominio degli Svevi fino al 1266;
- sotto il dominio degli Angioini fino al
1302;
- sotto il dominio dei Durazzeschi fino al
1441;- sotto il dominio degli Aragonesi fino al
1504;
- sotto il dominio dei Vicerè Spagnoli e
Austriaci fino al 1734;
- sotto il dominio dei Borboni fino al 1860.
"Planities" manifestò il suo anelito alla
libertà e all'autonomia da Sorrento con richieste iniziate nel 1218 durante il
dominio degli Svevi, continuate nel 1275 sotto gli Angioini (nel 1274 i Pianesi
Filippo Lauro e Sergio Cota donavano a Re Carlo D'Angiò una galea), nel 1308
sotto i Durazzaschi; nel 1469 sotto gli Aragonesi (per la grave carestia
d'acqua, l'acqua di S. Massimo fu portata a Sorrento).
Finalmente fu concesso a Piano nel 1491 di
avere rappresentanti nel Parlamento sorrentino: un Sindaco e 4 Eletti; nel 1542:
un Sindaco e 5 Eletti e 24 Consiglieri, che comunque costituivano una minoranza. I cittadini del Piano e di Massa, poiché, né
con metodi legali, né con donazioni, né con circonvenzioni riuscivano ad
ottenere l'autonomia, parteciparono all'assedio di Sorrento, guidato da Giovanni
Grillo, avventuriero al soldo dei francesi, ma furono sconfitti e puniti.
"Planities" ebbe uno sgravio fiscale sotto i
Borboni, tuttavia, per liberarsi dal giogo di Sorrento, partecipò alla rivolta
filo-francese e alla repubblica partenopea nel 1799. In questa ultima vicenda l'adesione di taluni
fu molto convinta, infatti il 30 marzo 1799 dal campanile della Chiesa di
Mortora il Sacerdote Simone Piscopo lesse il catechismo repubblicano. Ma solo il 9 gennaio 1808, con decreto n.71 di
Giuseppe Napoleone Re di Napoli e di Sicilia, Planities ebbe l'autonomia da
Sorrento. Nel 1820 si staccò Meta, nel 1866
Sant'Agnello. Il 13 dicembre 1863 con R.D. 1616 di Vittorio Emanuele la
Planities assunse il nome di Piano di Sorrento, giusta deliberazione del
Consiglio Comunale in data 8 dicembre 1862; nel 1866 comprendeva gli attuali
casali di: Carotto, S. Giovanni, Savino, Gottola, Mortora, San Liborio,
Sant'Agostino, Petrulo, Trinità, S. Pietro, il borgo marinaro di Marina di
Cassano. I Casali sorgevano su di un'area in declivio
in cui gli edifici si addensavano lungo una direttrice principale che fungeva da
elemento primario di aggregazione: una Chiesa o un palazzo signorile. La costruzione di questi agglomeramenti urbani
si avvaleva dell'uso di materiale tufaceo, che veniva estratto dal sottosuolo
lungo i valloni, lasciando tutta una serie di "cave" che sono state utilizzate
quale drenaggio delle acque nei periodi di piena dei valloni, rifugio,
conservazione degli agrumi. I vari Casali di Piano di Sorrento,
sviluppandosi nel loro tessuto edilizio, si sono aggregati e formano attualmente
quasi un "unico casale". Ma nell'attuale territorio comunale si
individuano ancora distintamente gli originali casali mediante le antiche
Chiese: Basilica San Michele Arcangelo (Carotto) IX - X secolo e successive
rielaborazioni, Cappella di San Giovanni Battista (1326) (S. Giovanni), Chiesa
di S. Maria di Galatea (eretta su un tempio pagano) (Mortora), Cappella di Santa
Maria delle Grazie (S. Liborio) (1400), Cappella di Sant'Agostino (1400)
(Sant'Agostino), Chiesa di Trinità e Santuario del Rosario (1543) (Petrulo,
Sant'Agostino, Trarivi, Cermenna), Cappella S. Maria delle Grazie (XVI sec.)
(Marina di Cassano).
Del resto la pietà religiosa popolare dei
carottesi è stata sempre generosa e ha avuto nel corso dei secoli forti
testimonianze rappresentate da tanti altri edifici eretti col proprio
contributo: Cappella S. Nicola (1334), Cappella di S.
Margherita (1300), Chiesa della Madonna delle Grazie o di Rosella (1887),
Cappellina della Madonna delle Grazie (1900), Cappella Sant'Andrea (Legittimo)
(1738), Cappellina delle Anime del Purgatorio (1800) (via Cavone), Cappella S.
Maria di Carignano (1100) (Colli S. Pietro), la Cappella S. Maria delle Grazie o
del Cavone, citata già in una delibera dell'Università del Piano del 20 luglio
1677, che ha una storia particolare perché vede il Comune di Piano divenire
proprietario nel 1818 e, finalmente con una sottoscrizione popolare, nel maggio
1892, la cappella passa alla Parrocchia della SS. Trinità.
Questa vicenda dimostra che, in mancanza di
disposizioni religiose, sopperiva il "sensus fidei" del popolo.D'altra parte già nel XVI e XVII sec. si
concretizzarono iniziative comunitarie di laici: le Confraternite, per attuare
opere di misericordia e rafforzare la vita spirituale.
Le Confraternite, tuttora vive ed attive, di
Piano, sono cinque:
1) Arciconfraternita dei Pellegrini e
Convalescenti (SS. Trinità);
2) Arciconfraternita della Morte ed Orazione
(San Michele Arcangelo);
3) Confraternita della SS. Annunziata (San
Michele Arcangelo);
4) Confraternita della Purificazione di Maria
SS. (Mortora);
5) Confraternita dei Luigini (San Nicola).
L'incremento e lo sviluppo di Piano sono
legati all'attività marinara: la bravura dei marinari sorrentini e
principalmente quelli del "Piano" era già nota nel 842, quando si segnalò in una
battaglia contro i Saraceni nelle acque di Ischia, e si conferma nel corso dei
secoli. Ma gli abitanti del "Piano" non formavano solo
equipaggi scelti, ma erano anche abilissimi costruttori navali.
Il grande geografo arabo El Idris nel XII sec.
scrive che le spiagge delle Penisola Sorrentina sono un centro attivissimo di
costruzioni navali. Nel Borgo marinaro di Cassano l'attività
cantieristica si andò sviluppando sempre più nel corso dei secoli: scafi, sempre
più eccellenti vennero costruiti, a testimoniare un'arte provetta nei vari porti
del Mediterraneo, dell'Atlantico, del Pacifico. Da Piano partirono abili naviganti, che, non
solo esportarono i prodotti locali, ma importarono insieme alle merci anche
l'ampiezza di vedute, che proviene dal conoscere genti, usi, costumi, culture
diverse dalle proprie, ed il pensiero autonomo, che deriva dal dover affrontare
e superare difficoltà naturali e socio-ambientali. Se il cantiere navale di Piano è riuscito nel XIX sec. a soddisfare committenze
della Francia, America del Nord, Argentina, Uruguay, Russia, Malta, Egitto e
Montenegro, ciò è stato possibile perché un'antichissima scuola preparava
costruttori navali, capitani lungo corso e gran cabotaggio ed infine
macchinisti navali e capi tecnici per costruzioni in ferro. Le radici di questa
scuola nautica, che oggi è l'Istituto Tecnico Nautico "Nino Bixio", risalgono
alla donazione di 350 ducati, fatta da Francesco Vulcano nel 1348 per
l'Istituzione di una Scuola Nautica a Piano e alla concessione fatta nel 1491 da
Re Ferrante D'Aragona di un maestro di Scuola a Piano per i marinari. Nel 1636 "Piano" cominciò a stampare patenti
mercantili per i naviganti istruiti nella sua Scuola Nautica, che nel XVII sec.
si trasferisce alla Marina di Cassano. Gioacchino Murat potenzia la Scuola
Nautica di Piano, ugualmente Re Ferdinando Borbone partecipa con la Tesoreria
reale al mantenimento del Nautico di Piano.
Nel 1863 Re Vittorio Emanuele II istituisce la Scuola Nautica e di costruzione
navale di Carotto e concede all'uso il Convento dei Padri Teresiani, mentre il
Comune si assume l'obbligo di provvedere alla manutenzione dei locali e
all'arredamento.
L'impegno e l'operosità del popolo di Piano di
Sorrento si manifestarono anche in attività che potevano apparire inconsuete nel
territorio campano: allevamenti del baco da seta, filatura della seta,
confezione di articoli pregiati in seta, in particolare: guanti, calze,
paramenti sacri. Questa attività industriale, già affermata ai tempi di
Ferdinando II di Borbone, ebbe punti di smercio con relativi negozi a Napoli,
Ginevra e a Londra. Tuttavia bisogna ricordare che la prima
attività di Piano è stata quella agricola (olio, vino, frutta) che da sempre è
stata svolta con amore e pazienza: Marziale (Epistola 105 Liber 111), Plinio
secondo (cap. I Liber XXIII 23), Stazio Bromiens (dilectus ager), Ovidio (Metamorphosis),
celebrano il vino saporito e leggero della Penisola Sorrentina.
A questa prima occupazione si associano la
pesca, l'allevamento domestico e la caccia.
Tutte le attività che gli abitanti di Piano,
per la loro imprenditorialità naturale, trasformarono in imprese commerciali ad
esempio nell'Ottocento vi era un traffico commerciale per la vendita di quaglie
e tordi a Napoli, di manufatti di seta in Europa, esportazioni di agrumi e noci
oltre Oceano, tuttora è fiorente il commercio nel napoletano della produzione
casearia.
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