Napoli - Cappella Sansevero
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Per comprendere il messaggio storico - artistico,
spirituale, filosofico della Cappella Sansevero è necessario conoscere la
vicenda biografica del suo mecenate, Raimondo de Sangro principe di Sansevero. La vivacità del suo ingegno, pur insofferente
della ferrea disciplina, si indirizzò negli anni romani allo studio della
letteratura, della filosofia, del diritto, dell'araldica, della pirotetcnica,
dell'ingegneria idraulica, dell'alchimia. Si ricorda che nel 1729, dovendosi nel
cortile del collegio costruire un palco che scomparisse dopo la rappresentazione
teatrale per dar luogo alle evoluzioni della cavalleria, ed essendosi esaminati
i disegni presentati dai migliori ingegneri del tempo, venne scelto il progetto
del giovane Raimondo che prevedeva il sollevamento e la chiusura a libro del
palco con l'ausilio di poche corde e nel giro di pochi istanti. In quegli anni profondi furono gli studi (aveva ricevuto da Clemente XII l'autorizzazione a leggere i libri proibiti) e innumerevoli le invenzioni di Raimondo de Sangro: un archibugio ad una sola canna che poteva sparare indifferentemente a polvere e a vento, una macchina idraulica capace di far risalire l'acqua a qualunque altezza, un cannone di materiale leggero ma dalla gittata superiore alla norma, un sorprendente teatro pirotecnico. Esperto di architettura e di arti militari il de
Sangro lavorò vari anni alla compilazione del Gran Vocabolario della Arte di
Terra e scrisse Pratica più agevole e più utile di esercizi militari per l'Infanteria,
opera che per la sua importanza, diffusione e purezza linguistica gli procurò le
lodi dell'Imperatore Federico II di Prussia e l'iscrizione all'Accademia della
Crusca col nome di Esercitato. Valoroso soldato, colonnello del Reggimento
Capitanata, si distinse nella battaglia di Velletri (1744) contro gli Austriaci.
Museo Cappella Sansevero - Napoli Fondata sul finire del '500 dal Principe Giovanni
Francesco de Sangro nel giardino del proprio palazzo, nel cuore del Centro
Antico di Napoli, per venerare la Madonna della Pietà. Il Cristo velato (Giuseppe Sanmartino 1753)
Tra i moltissimi suoi estimatori vale la pena ricordare Antonio Canova il quale dichiarò che sarebbe stato pronto a dare dieci anni della sua vita pur di essere l'autore di un siffatto capolavoro. Datato e firmato dal Sanmartino, il Cristo ha un precedente nel bozzetto in creta del Corradini, conservato nel Museo di San Martino. Dopo la morte del Corradini, Raimondo de Sangro commissionò l'opera al giovane scultore napoletano che tenne poco conto del precedente bozzetto. Vero è che in quest'ultimo, come nella Pudicizia, è nel velo l'originale messaggio stilistico, ma vero è ancor più che i palpiti e i sentimenti tardo - barocchi del Sanmartino imprimono al sudario un movimento e una significazione distantissimi dai canoni corradiniani. La moderna sensibilità del Sanmartino scolpisce, scarnifica il corpo senza vita, che le morbide coltri raccolgono misericordiosamente, sul quale i tormentati, convulsi ritmi delle pieghe del velo incidono una sofferenza profonda, quasi che la pietosa copertura rendesse ancora più nude ed esposte le povere membra, ancora più inesorabili e precise le linee del corpo martoriato. La vena gonfia e ancora palpitante sulla fronte, le trafitture dei chiodi sui piedi e sulle mani sottili, il costato scavato e rilassato finalmente nella morte liberatrice sono il segno di una ricerca intensa che non dà spazio a preziosismi o a canoni di scuola, anche quando lo scultore minuziosamente "ricama" i bordi del sudario o si sofferma sugli strumenti della Passione posti ai piedi del Cristo. L'arte del Sanmartino si risolve in una evocazione drammatica che giunge ad essere, ad un tempo, avvio ed approdo di una inchiesta che trascende se stessa, nell'istante in cui il Cristo diventa simbolo del destino e del riscatto dell'umanità intera. La figura di Raimondo de Sangro è stata caratterizzata da una fervida attività di studio e sperimentazione nell'ambito delle scienze naturali e dell'alchimia. Gli studi presso il Collegio dei Gesuiti di Roma e la consultazione di testi scientifici ed alchemici del '500 hanno fornito ispirazione al Principe di Sansevero per la creazione di numerose e straordinarie opere, molte delle quali sono oggi visibili all'interno della Cappella:
La cavea sotterranea Dopo la morte del Principe alchimista vengono rinvenuti, in un locale sotterraneo della Cappella, gli scheletri di un uomo e di una donna rivestiti dell'intero sistema venoso ed arterioso, nonchè di vari organi. La tradizione vuole si tratti di persone morte accidentalmente, cui Raimondo de Sangro avrebbe inoculato una sostanza di origine e composizione sconosciute, che avrebbe "metallizzato" tutte le vene, le arterie, i vasi capillari e alcuni organi. Altra ipotesi è quella della ricostruzione del sistema circolatorio eseguita da un medico anatomista, sotto la direzione di Raimondo de Sangro, con cera d'api ed altro materiale. In tal caso, tenuto conto delle esigue conoscenze anatomiche dell'epoca intorno al sistema circolatorio, stupisce la perfezione con la quale esso sarebbe stato riprodotto.
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