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Napoli - Chiesa del Gesù Nuovo

 

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La Chiesa del Gesù Nuovo è senza dubbio la più importante Chiesa costruita dai Gesuiti a Napoli.
L'appellativo di "Nuovo" si deve al fatto che i gesuiti avevano già costruito, nel 1568, una Chiesa del Gesù.
Quest'ultima appartiene ora alla Diocesi ed è sede dell'Università di Napoli.
La costruzione della nuova Chiesa ebbe inizio nel 1584 sull'area del rinascimentale "Palazzo Sanseverino", di cui conserva la splendida facciata in "bugnato a punta diamante".
Progettata dal gesuita Giuseppe Valeriano (1542-1596) completata nel 1601, venne trasformata da Cosimo Fanzago secondo i canoni dell'architettura Barocca.
Fu dedicata al Nome di Gesù e all'Immacolata Concezione di Maria, come è scritto nella pergamena collocata insieme alla prima pietra, sotto il pilastro centrale.

LA FACCIATA
Realizzata nel 1470 da Novello da San Lucano, la magnifica facciata con bugnato a punta di diamante è l'unico elemento dell'antico Palazzo nobiliare dei Sanseverino lasciato intatto dal programma di ristrutturazione dal Valeriano.
Le pietre in piperno del bugnato sono opera dei "Maestri pipernieri" facenti parte di una potente e segreta corporazione che tramandava l'arte dei tagliatori di pietra campani, dall'epoca romana, sotto giuramento agli apprendisti.

LA PIANTA
E' a croce greca, con tre navate che corrispondono alle tre porte d'ingresso.
Lo stile architettonico è Rinascimentale mentre le rifiniture sono Barocche, dal pavimento marmoreo salgono fino al cornicione grandi pilastri ricoperti da marmi policromi, altari e balaustre sono in marmo intarsiato, e sono presenti undici cappelle.

LA NAVATA CENTRALE
Dietro la facciata un grande affresco rappresenta "Eliodoro cacciato dal Tempio di Gerusalemme" capolavoro di Francesco Solimena (1657-1747), ispirato all'episodio biblico narrato nel II Libro dei Maccabei.
Gli affreschi della volta, nella prima metà della navata fra la porta e la cupola, sono di Belisario Corenzino (1560-1630) e di Paolo De Matteis (1662-1728) con scene bibliche e storie di Santi.
Sopra i quattro pilastri che reggono la cupola sono affrescati i "Quattro Evangelisti", opera di Giovanni Lanfranco (1582-1647).
La cupola attuale non è quella originaria disegnata con grandiosa solennità da Paolo Valeriano, perché crollò nel terremoto del 1688.
Nella seconda metà della volta, fino all'abside, gli affreschi sono di Massimo Stanzione (1585-1656) e rappresentano scene della vita della Vergine Maria.

L'ABSIDE
Il disegno dell'abside è di Cosimo Fanzago, rivisto da Gian Lorenzo Bernini (1598 -1680), con sei grandi colonne, al centro delle quali c'è la grande statua dell'"Immacolata", posta su un grande blocco di marmo sostenuto da un gruppo di angeli.
La statua è opera di Antonio Busciolano (1823-1817), e dello stesso scultore sono le statue laterali degli Apostoli Pietro e Paolo.

L'ALTARE MAGGIORE
E' frutto del lavoro di vari artisti napoletani, su ispirazione di P. Giuseppe Grossi, e fu eretto nel 1857, e costò una somma notevole per quel tempo, essendo fatto di marmi rari, bronzi dorati e pietre preziose.
Sopra una base di marmo nero si innalzano tre bassorilievi di bronzo: a sinistra la "Cena di Emmaus" (realizzata da Salvatore Irdi), a destra la "Promessa dell'Eucaristia a Cafarnao", e al centro la riproduzione della "Cena di Leonardo da Vinci". Questi due ultimi bassorilievi sono opere di Gennaro Calì.
Al disopra, insiemi a simboli didattici e storici riguardanti il mistero eucaristico, sporgono da medaglioni a forma di conchiglie otto busti di Santi che particolarmente si distinsero per la glorificazione dell'Eucaristia: da sinistra a destra sono S. Giuliana da Liegi, S. Stanislao Kostka, il Beato Lanfranco da Canterbury, S. Tommaso d'Aquino, S. Francesco Borgia e S. Gaetano Thiene.
Questi medaglioni sono opera di Gennaro Calì, tranne il terzo e quarto busto, realizzati da Costantino Labarbera.
Il Tabernacolo, composto principalmente di malachite, è sormontato dall'iscrizione che esprime l'idea di tutto l'Altare: "Deus absconditus heic" ("Qui c'è il Dio nascosto").
Nelle pareti ai due lati dell'Altare Maggiore si aprono due coretti in marmo rosso, su portali anch'essi marmorei, e le due cantorie con grandi organi seicenteschi.
L'organo di destra è del 1650, opera di Pompeo di Franco, restaurato nel 1986 da Gustavo Zanin.
Ha 52 registri e 2.523 canne. L'organo di sinistra, di Vincenzo Miraglia, è anteriore al 1646 e non è più utilizzabile.

LA NAVATA DESTRA
Comprende cinque cappelle: c'è in primo luogo la Cappella di San Carlo Borromeo (1538-1584).
La pala dell'altare che rappresenta il Santo è di Giovanni Bernardino Azzolino (1560-1610).
Segue la Cappella della Visitazione.
La pala dell'altare è l'ultimo lavoro di Massimo Stanzione (1585-1656), lasciato incompiuto e terminato da un suo discepolo.
Sotto l'altare c'è l'urna bronzea contenente i resti mortali di San Giuseppe Moscati (1880-1927), canonizzato il 25 Ottobre 1987 da Giovanni Paolo II. Il Santo fu docente di Biochimica all'Università di Napoli, e Primario all'Ospedale degli Incurabili. L'attività del Santo è illustrata dal trittico scolpito sull'urna da Amedeo Garufi.
Il pannello di sinistra rappresenta il Professore in mezzo ai suoi allievi, quello al centro il Santo illuminato dall'Eucaristia, quello a destra il Medico, consolatore dei malati e dei sofferenti all'Ospedale degli Incurabili.
A sinistra è stato collocata, nel 1990, una statua in bronzo del Santo, opera di Pier Luigi Sopelsa.
Nelle Sale Moscati, con ingresso a sinistra della Cappella di San Francesco Saverio, si possono visitare i ricordi del Santo, e una serie di bacheche fotografiche che illustrano le varie tappe della sua vita e poi i momenti della Beatificazione e della successiva Canonizzazione.
Segue – al centro della navata – la Cappella di San Francesco Saverio (1506-1552), il gesuita considerato il più grande missionario dell'era moderna, e proclamato "Patrono delle Missioni", insieme con Santa Teresa di Lisieux.
Francesco Saverio predicò il cristianesimo in India, nell'Arcipelago Malese e in Giappone.
La pala dell'altare, che rappresenta il Santo mentre riceve una visione della Madonna, è attribuita a Giovanni Bernardino Azzolino (1560-1610).
Le tre tele in alto, con episodi della vita del Santo, sono di Luca Giordano (1632-1705), mentre gli affreschi della volta, con altri episodi della vita di San Francesco Saverio, sono di Belisario Corinzio (1560-1630) e Paolo De Matteis (1662-1728).
Nella Cappella di San Francesco Borgia (1510-1572), terzo Generale della Compagnia di Gesù, il quadro rappresenta il Santo in preghiera davanti al SS. Sacramento, e si attribuisce a Sebastiano Conca (1679-1764).
Chiude la navata destra la Cappella del Sacro Cuore, una volta dedicata alla SS. Trinità.
Gli affreschi selle pareti laterali sono di Belisario Corinzio (1560-1630).
Il quadro rappresentante la "SS. Trinità con gruppi di Santi" si trova ora su un lato della Cappella di Sant'Ignazio, ed è un dipinto del Guercino (1591-1666).

LA NAVATA SINISTRA
Anche su questa navata si aprono cinque cappelle.
La prima è la Cappella dei SS. Martiri. La pala dell'altare rappresenta la Beata Vergine col Bambino e tre Santi martiri ed è attribuita a Giovanni Bernardino Azzolino (1560-1610).
La seconda è la Cappella della Natività, con il grande quadro di Girolamo Imparato (1550-1621) che sovrasta l'altare.
Segue al centro della navata la Cappella di Sant'Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore dell'Ordine dei Gesuiti.
Tra le colonne e le sculture marmoree si notano la statue di Davide Geremia, ambedue di Cosimo Fanzago (1593-1678).
In alto due tele raffigurano la storia del Santo e sono di Giuseppe Ribera (1588-1652).
Gli affreschi della volta, con episodi della vita di Sant'Ignazio, sono di Paolo De Matteis (1662-1728).
Passiamo poi alla Cappella del Crocifisso.
Il Crocifisso, con la Beata Vergine e San Giovanni, fu scolpito su legno da Francesco Mollica, intagliatore napoletano del XVII secolo.
Sotto l'altare c'è l'urna contenente reliquie di San Ciro, medico, eremita e matrire, vessuto nel III secolo, al tempo delle persecuzioni di Diocleziano.
Sul lato destro, in un'urna cineraria romana, si conservano le reliquie di San Giovanni soldato, compagno di San Ciro.
In fondo alla navata sinistra c'è la Cappella di San Francesco De Geronimo (1642-1716).
La statua del Santo gesuita, apostolo di Napoli nella seconda metà del secolo XVII, fu scolpita da Francesco Jerace nel 1934.
I due imponenti Reliquari laterali, con 70 busti di Santi martiri in legno dorato, sono, secondo recenti ricerche, in gran parte opera dell'intagliatore napoletano Giovan Battista Gallone.
La Sacrestia contiene affreschi di Aniello Falcone (1600-1665).
Il Lavabo, nel retro, è opera in marmi policromi di Dionisio Lazzari.

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