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MITI E LEGGENDE


Nelle origini di Napoli è difficile distinguere tra storia e leggenda.
Un insediamento fondato da coloni greci, forse di Rodi o più probabilmente dai coloni calcidesi dell'isola di Eubea, era tra l'isolotto di Megaride e l'altura di Pizzofalcone, nel luogo dove – secondo la tradizione - era sepolta la sirena Partenope.
A questo nucleo i Cumani affiancarono, nel V secolo, una nuova città, detta "Neapolis", mentre l'altra diventava "Palaepolis", la città vecchia.
Neapolis fu un importante centro commerciale e conservò lingua e usanze greche anche in età romana, quando fu tra le zone preferite dall'aristocrazia colta.
Caduto l'Impero Romano e superate le invasioni, rimase nell'orbita di Bisanzio, ma con grande autonomia, e visse un periodo di rinascita civile.
Con la dinastia Angioina e quella Aragonese, divenuta capitale, fu rinnovata, ampliata e attirò artisti di fama.
Fu il periodo della Napoli gentile, come venne definita la città nel '400, cui seguirono i secoli bui del Viceregno Spagnolo, che videro intrecciarsi vari piani di rinnovamento urbanistico e fiscalità rapace, inquisizione e rivolta di Masaniello, epidemie di peste e sovrappopolamento, arte e miseria.
Nel 1734 Carlo di Borbone entrò a Napoli dando inizio al lungo Regno Borbonico.
Tornata al suo ruolo di capitale, Napoli continuò a sfruttare le risorse del regno più che promuoverne lo sviluppo.
I Borbone regnarono fino al 1860, mentre si chiudevano rapidamente la parentesi repubblicana del 1799 e il successivo decennio francese.
Dall'Unità d'Italia in poi i problemi della città si sono intrecciati con quelli della nazione, in particolare rispetto al diverso sviluppo fra nord e sud del paese.
Ancora oggi Napoli è alla ricerca di un futuro che dia spazio alla sua identità complessa, fatta di pietre e culture diverse che strato su strato si sovrappongono alla sua natura "felice" e la interpretano.


PERIODO GRECO-ROMANO

Napoli, unione delle parole greche "nea" e "polis", ovvero "Città Nuova", sorge all'ombra del Vesuvio nel V secolo a.C. ad opera dei coloni fondatori della Magna Grecia, un territorio di enorme importanza per la civiltà ellenica sia dal punto di vista economico e commerciale, che culturale.
In questa zona già esisteva "Partenope", un insediamento ad opera dei Rodii che, dediti al culto delle sirene, gli attribuirono il nome della più bella tra queste creature, il cui corpo si narra fosse stato ritrovato sul litorale napoletano.
Posto strategico per il dominio del Mediterraneo, Napoli passò nel 290 a.C. sotto la dominazione romana divenendo un importante centro culturale - tanto da essere celebrata da tutti i maggiori poeti del tempo - pur mantenendo un'amministrazione propria ed una forte impronta ellenica in lingua, costumi e tradizioni.
Dell'antica struttura Greco-Romana è ancora nel Centro Antico della città la pianta urbanistica costituita da tre "Decumani" principali, che percorrono la città da Est ad Ovest, intersecati perpendicolarmente dai "Cardini", che l'attraversano da Nord a Sud.
Con l'avvento del Cristianesimo la città si evangelizzo rapidamente ed ebbe nella Chiesa di San Giorgio Maggiore la sua prima parrocchia, e in "San Gennaro" il suo Santo Patrono, ancora tutt'oggi per il miracolo dello scioglimento del sangue che si verifica due volte l'anno.
Negli ultimi secoli dell'Impero Romano, Napoli fu tenuta in considerazione per la sua posizione strategica sia dal punto di vista commerciale che militare.
In questo periodo si succedettero diverse dominazioni: Ottomani, Bizantini, Il Sacro Romano Impero di Carlo Magno e Normanni.


PERIODO NORMANNO

Furono proprio questi ultimi a costruire il "Regno di Sicilia", con capitale a Palermo, uno dei più brillanti Stati nell'Europa dei secoli XII e XII.
In questi anni cambiò la fisionomia della città, passando da fortezza militare a luogo di commerci e cultura, grazie alle ricchezze naturali del territorio, allo sviluppo del commercio - soprattutto con l'intervento dei mercanti della Costiera Amalfitana - e all'istituzione dell'Università ad opera di Federico II di Svezia.


PERIODO ANGIOINO

Ma un cambiamento decisivo si ebbe nel 1266 quando Carlo I d'Angiò strappò il trono alla Casa di Svezia ed istituì la capitale del Regno a Napoli, anziché a Palermo, rendendo così la città il fulcro della vita economica e politica del Mezzogiorno.
Ne venne una Napoli molto fiorente culturalmente, meta di alcuni dei maggiori artisti italiani dell'epoca, tra cui basti ricordare Petrarca, Boccaccio e Giotto, ma aperta anche alle influenze di altre culture, in particolare la francese che vi introdusse lo stile Gotico.
Risale proprio a questa dominazione la costruzione del famoso "Maschio Angioino", un'imponente costruzione a pianta trapezoidale con cinque torri circolari, noto anche come "Castel Nuovo" per distinguerlo da "Castel dell'Ovo" e da "Castel Capuano", certamente una delle immagini più note di Napoli.
La funzione di polo di arte e cultura proseguì per tutto il Rinascimento, sebbene l'apporto della città si vedesse più nelle lettere che nelle arti figurative.


PERIODO ARAGONESE

Durante il Regno Spagnolo degli Aragonesi, che ebbe inizio nei primi anni del XVI secolo, Napoli ebbe delle condizioni fiscali agevolate e fu soggetta ad una cospicua immigrazione da tutte le parti del Regno.
Questo fu un periodo di ulteriori cambiamenti: i Feudatari si trasferirono in città, rendendola un'importante piazza commerciale e un centro ragguardevole di produzioni artigianali; gli scambi con l'estero vennero monopolizzati dalla capitale, che raccoglieva le ricchezze ed i risparmi di tutto il Regno, grazie anche ad un evoluto sistema bancario.
Il Regno del vicerè Pedro da Toledo fu caratterizzato da grandi opere architettoniche: fu ampliata la cinta muraria della città, al centro della quale si aprì una strada che prese il suo nome, Via Toledo, e che nei secoli successivi fu il fulcro della vita cittadina.
Inoltre venne costruito "Castel Sant'Elmo", una fortezza arroccata sulla collina del Vomero, al fine di difendere il potere regio.
Sull'eredità politica ed amministrativa di Pedro da Toledo Napoli si resse per oltre due secoli, divenendo una delle maggiori capitali dell'Europa moderna.
La grandezza della città si riflette anche nelle opere architettoniche dell'epoca: l'aristocrazia e borghesia costruirono grandi Chiese e palazzi in perfetto stile Barocco, i grandi scultori e pittori dell'epoca, da Caravaggio a Salvator Rosa, da Bernini a Luca Giordano, da Solimena a Santacroce, vi lavoravano alla clemente.
Inoltre, vi si formarono anche i grandi pensatori dell'epoca: filosofi del calibro di Telesio, Bruno, Campanella, e poeti e scrittori, tra cui Basile e Marino.
Sebbene fosse un'epoca abbastanza tranquilla dal punto di vista politico, vanno comunque ricordati due eventi che stravolsero la città durante il dominio Aragonese: le insurrezioni popolari dovute all'eccessiva pressione fiscale sul popolo, di cui la più famosa resta l'insurrezione del Luglio 1647 capeggiata dal pescivendolo "Masaniello"; la "Peste" del 1656, che decimò la popolazione napoletana.


PERIODO BORBONICO

I primi anni del 1700 videro l'avvicendarsi della dominazione Asburgiga a quella Aragonese, finché nel 1738, per una serie di giochi politici, Napoli tornò ad avere una propria dinastia indipendente con Carlo di Borbone.
Questo nuovo Sovrano proseguì l'opera di rinnovamento morale e culturale della città, iniziata nel secolo XVII con la voce solista del filosofo Gian Battista Vico.
Ad accrescere il prestigio culturale di Napoli a livello europeo contribuirono l'istituzione, da parte di Antonio Genovesi, della prima cattedra universitaria di Economia Politica e l'opera di Gaetano Filangieri "Scienza della Legislazione".
Questi stessi anni videro la diffusione della "Massoneria", a testimonianza del fervore di rinnovamento.
Il Regno di Napoli fu un grande esempio di monarchia illuminata che attuò una riforma amministrativa e legislativa, iniziò la lotta contro i privilegi feudali ed ecclesiastici, stimolò la vita economica con l'impianto delle manifatture reali, in particolare quelle della porcellana e delle sete.
Ai primi Sovrani Borbonici la città è anche debitrice di grandi opere pubbliche, tra cui il Teatro San Carlo che, con il Conservatorio di San Pietro a Maiella, divenne sede della ben nota tradizione musicale napoletana.
Sull'onda della Rivoluzione Francese Napoli visse nel 1799 un'esperienza repubblicana durata pochi mesi capeggiata dagli intellettuali illuministi, che vennero però sterminati al ritorno dei Borboni.
Nel 1806, Napoleone s'impadronì del Regno, ponendone prima la corona sulla testa del fratello Giuseppe e poi su quella del cognato Gioacchino Murat.
Questi due Sovrani diedero al Regno nuove istituzioni tecniche e scientifiche ed un'amministrazione comunale moderna, che vennero conservate dai Borboni, insediatisi nuovamente nel 1815, e che anzi cercarono di dare uno slancio all'industrializzazione pubblica, sotto il Regno di Ferdinando II.
Intorno al 1830, gl'ideali romantici portarono in città ulteriore fervore intellettuale che sfociò nella produzione di una serie di riviste e giornali ed in un prolifico movimento culturale nei rami della storiografia, della filosofia, della musica e dell'economia, a conferma dell'influenza di Napoli anche nella formazione dello spirito e delle idee risorgimentali.


L'UNITA' D'ITALIA

L'Unità d'Italia vide Napoli perdere buona parte del proprio carisma perchè non in grado di affermare il proprio carattere a livello.
Il Fascismo e la Repubblica Italiana con le diverse amministrazioni che si sono succedute alla guida della città, non ne hanno però mai scalfito la fisionomia culturale, testimoniata anche dal successo internazionale della musica napoletana.
La Napoli di oggi è un posto in cui antico e moderno, sacro e profano, storia e mito convivono serenamente, due facce della stessa medaglia.

 
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