Stabiae
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Dell’antica città di Stabiae non si sa quasi nulla: il sito stesso del centro urbano è ignoto. Le notizie sono quelle storiche e archeologiche (relative alle aree di necropoli): la prima occupazione si data approssimativamente all’VIII secolo a.C., periodo in cui i corredi funerari divengono ricchi e meglio documentati. Nel corso del VI secolo a.C. la cultura materiale, fino ad allora improntata ad un circoscritto localismo, si arricchisce di influssi e importazioni greche, ma anche di imitazioni occidentali prodotte in officine etrusche. E’ nell’orbita etrusca che il sito di Stabiae sembra svolgere la gran parte della sua storia più antica, fino a confluire più tardi, con l’arrivo dei Sanniti, nella confederazione nucerina. Durante le guerre sannitiche capitola dopo un lungo assedio delle truppe romane nel 308 a.C. A causa della sua posizione strategica venne quasi completamente distrutta durante la guerra sociale; da quel momento in avanti, fino all’eruzione del 79 d.C., la storia cittadina diviene poco più che ordinaria. Le strutture realmente visibili sul territorio sono quelle relative ai quartieri residenziali suburbani con alcune notevolissime ville. Descrizione Le due ville maggiori sono la Villa Arianna in Campo Varano e la Villa di San Marco. La villa Arianna venne inizialmente scavata in età borbonica, nella seconda metà del XVIII secolo, da Carlo Weber, il quale rimosse ogni tipo di decorazione, dagli affreschi ai mosaici. La struttura residenziale risale nel suo nucleo originario ad epoca tardo repubblicana; venne successivamente ampliata, con l’aggiunta di ambienti sul lato posteriore, nel corso del I secolo d.C. Nell’area archeologica è possibile individuare il quartiere termale, con calidarium absidato e praefurnium ancora leggibili, originariamente decorato in opus sectile. Dei pochi affreschi ancora visibili vanno segnalati l’Arianna abbandonata a Nasso, sulla parete dell’ampio triclinio, Ganimede rapito dall’aquila, nel vestibolo annesso, Perseo e Andromeda, in una sala attigua, purtroppo picchiettato dal Weber perché ritenuto troppo consumato per essere distaccato e dunque danneggiato ulteriormente perché altri non volessero appropriarsene. Lungo l’asse su cui si apre il triclinio estivo si succedono ambienti più o meno grandi decorati con caratteristiche decorazioni a fondo bianco e giallo, che rompono con la tradizione decorativa ellenistica, nella quale predominavano grandi pannelli figurati, e prefigurano analoghe ma meno raffinate decorazioni che saranno l’ornamento prediletto di ricchi latifondisti e mercanti delle più lontane province dell’impero. Poco oltre si trova il monumentale peristilio, che si snoda per un circuito complessivo di m 370, che ripete il canone indicato da Vitruvio per le palestre. Dalla parte opposta si trova invece il nucleo repubblicano della villa. In esso cubicoli con pregevoli decorazioni a mosaico si articolano intorno all’asse canonico atrio-peristilio, tipico delle residenze vesuviane del I secolo a.C.. La villa di San Marco venne edificata nella prima età augustea, per poi essere modificata a più riprese nel corso del I secolo d.C., in particolare durante l’età claudia. Le strutture visibili sono state gravemente compromesse dal sisma del 1980, che ha reso necessari massicci interventi di restauro. Si entra da un vestibolo che immette nell’atrio, su cui si apre il larario, con decorazione a finto marmo. L’area destinata ai bagni si annette al resto della costruzione con un asse differente, dovuto alla presenza di una strada che ne ha condizionato l’orientamento. Gli affreschi originari sono stati distaccati e portati nel locale antiquarium. Gli autori degli affreschi di questa parte della villa sono gli stessi ai quali si deve la decorazione della Villa Imperiale di Pompei. La successione degli ambienti è quella tipica, che dispone in sequenza frigidarium, tepidarium e calidarium. Una grande porzione della superficie della villa è occupata dal giardino che si distende a partire dalla monumentale facciata di un finto ninfeo, arricchito da un peristilio anulare e da raffinatissimi mosaici parietali. Di altissimo livello l’affresco che decora la diaeta al termine del portico laterale orientale, con rappresentazione di Perseo e Cassandra. Nel corso degli scavi sono stati rinvenuti numerosissimi bolli di tegola col nome di Narcisso, liberto e segretario di Claudio, nel quale non va però identificato il proprietario della residenza, quanto piuttosto il gestore della figlina che ha prodotto i materiali da costruzione. L’identificazione dei proprietari nei Virtii, nota famiglia stabiana, è ipotetica. |
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