![campania](_derived/campania.htm_cmp_asorrento010_vbtn.gif)
![penisola sorrentina](_derived/penisola-sorrentina.htm_cmp_asorrento010_vbtn.gif)
![campi flegrei](_derived/campi-flegrei.htm_cmp_asorrento010_vbtn.gif)
![isole del golfo](_derived/isole_del_golfo.htm_cmp_asorrento010_vbtn.gif)
![napoli](_derived/napoli.htm_cmp_asorrento010_vbtn.gif)
![pompei](_derived/pompei.htm_cmp_asorrento010_vbtn.gif)
![ercolano](_derived/ercolano.htm_cmp_asorrento010_vbtn.gif)
![oplonti](_derived/oplonti.htm_cmp_asorrento010_vbtn.gif)
![stabiae](_derived/stabiae.htm_cmp_asorrento010_vbtn_p.gif)
![nocera](_derived/nocera.htm_cmp_asorrento010_vbtn.gif)
![vesuvio](_derived/vesuvio.htm_cmp_asorrento010_vbtn.gif)
![parco del vesuvio](_derived/parcodelvesuvio.htm_cmp_asorrento010_vbtn.gif) |
Dell’antica
città di Stabiae non si sa quasi nulla: il sito stesso del centro
urbano è ignoto. Le notizie sono quelle storiche e archeologiche
(relative alle aree di necropoli): la prima occupazione si data
approssimativamente all’VIII secolo a.C., periodo in cui i corredi
funerari divengono ricchi e meglio documentati. Nel corso del VI
secolo a.C. la cultura materiale, fino ad allora improntata ad un
circoscritto localismo, si arricchisce di influssi e importazioni
greche, ma anche di imitazioni occidentali prodotte in officine
etrusche. E’ nell’orbita etrusca che il sito di Stabiae sembra
svolgere la gran parte della sua storia più antica, fino a confluire
più tardi, con l’arrivo dei Sanniti, nella confederazione nucerina.
Durante le guerre sannitiche capitola dopo un lungo assedio delle
truppe romane nel 308 a.C. A causa della sua posizione strategica
venne quasi completamente distrutta durante la guerra sociale; da
quel momento in avanti, fino all’eruzione del 79 d.C., la storia
cittadina diviene poco più che ordinaria. Le strutture realmente
visibili sul territorio sono quelle relative ai quartieri
residenziali suburbani con alcune notevolissime ville.
Descrizione
Le due ville
maggiori sono la Villa Arianna in Campo Varano e la Villa di San
Marco. La villa Arianna venne inizialmente scavata in età borbonica,
nella seconda metà del XVIII secolo, da Carlo Weber, il quale
rimosse ogni tipo di decorazione, dagli affreschi ai mosaici. La
struttura residenziale risale nel suo nucleo originario ad epoca
tardo repubblicana; venne successivamente ampliata, con l’aggiunta
di ambienti sul lato posteriore, nel corso del I secolo d.C.
Nell’area archeologica è possibile individuare il quartiere termale,
con calidarium absidato e praefurnium ancora leggibili,
originariamente decorato in opus sectile. Dei pochi affreschi ancora
visibili vanno segnalati l’Arianna abbandonata a Nasso, sulla parete
dell’ampio triclinio, Ganimede rapito dall’aquila, nel vestibolo
annesso, Perseo e Andromeda, in una sala attigua, purtroppo
picchiettato dal Weber perché ritenuto troppo consumato per essere
distaccato e dunque danneggiato ulteriormente perché altri non
volessero appropriarsene. Lungo l’asse su cui si apre il triclinio
estivo si succedono ambienti più o meno grandi decorati con
caratteristiche decorazioni a fondo bianco e giallo, che rompono con
la tradizione decorativa ellenistica, nella quale predominavano
grandi pannelli figurati, e prefigurano analoghe ma meno raffinate
decorazioni che saranno l’ornamento prediletto di ricchi
latifondisti e mercanti delle più lontane province dell’impero. Poco
oltre si trova il monumentale peristilio, che si snoda per un
circuito complessivo di m 370, che ripete il canone indicato da
Vitruvio per le palestre.
Dalla parte opposta si trova invece il
nucleo repubblicano della villa. In esso cubicoli con pregevoli
decorazioni a mosaico si articolano intorno all’asse canonico
atrio-peristilio, tipico delle residenze vesuviane del I secolo a.C..
La villa di San Marco venne edificata nella prima età augustea, per
poi essere modificata a più riprese nel corso del I secolo d.C., in
particolare durante l’età claudia. Le strutture visibili sono state
gravemente compromesse dal sisma del 1980, che ha reso necessari
massicci interventi di restauro. Si entra da un vestibolo che
immette nell’atrio, su cui si apre il larario, con decorazione a
finto marmo. L’area destinata ai bagni si annette al resto della
costruzione con un asse differente, dovuto alla presenza di una
strada che ne ha condizionato l’orientamento. Gli affreschi
originari sono stati distaccati e portati nel locale antiquarium.
Gli autori degli affreschi di questa parte della villa sono gli
stessi ai quali si deve la decorazione della Villa Imperiale di
Pompei. La successione degli ambienti è
quella tipica, che dispone in sequenza frigidarium, tepidarium e
calidarium. Una grande porzione della superficie della villa è
occupata dal giardino che si distende a partire dalla monumentale
facciata di un finto ninfeo, arricchito da un peristilio anulare e
da raffinatissimi mosaici parietali. Di altissimo livello l’affresco
che decora la diaeta al termine del portico laterale orientale, con
rappresentazione di Perseo e Cassandra. Nel corso degli scavi sono
stati rinvenuti numerosissimi bolli di tegola col nome di Narcisso,
liberto e segretario di Claudio, nel quale non va però identificato
il proprietario della residenza, quanto piuttosto il gestore della
figlina che ha prodotto i materiali da costruzione.
L’identificazione dei proprietari nei Virtii, nota famiglia stabiana,
è ipotetica.
|