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Situata ai piedi del versante settentrionale dei
Monti Lattari, nel mezzo di una fertilissima
pianura, Nocera Inferiore è un importante nodo autostradale e ferroviario ed uno
sviluppatissimo centro commerciale. Fondata intorno al '600 a. C. dagli
Etruschi e dagli
Italici Sarrasti, è stata oggetto
nella sua lunga e travagliata storia di conquiste e saccheggi da parte di varie
popolazioni tra cui gli Etruschi, i Sanniti, i Romani ed i Longobardi.
Sviluppatasi rapidamente, accolse i nuovi venuti, gli antichi abitanti
dell'Agro, i protoitalici Sarrasti, e si aprì alla civiltà greca. A
testimonianza del suo fiorire ci sono le ricche necropoli e l'uso di un proprio
alfabeto, attestato da brevi iscrizioni. Nel IV Secolo la città passò ai
Sanniti, mutò il nome originario Noukria in
Nuceria Alfaterna, e divenne la capitale di una potente lega, il cui
territorio si estendeva dalle porte di Napoli al Golfo
di Salerno, che comprendeva
Pompei, Ercolano, Stabia,
e Sorrento.
Dopo una fase di conflitti, nel 308 a.C. divenne
alleata di Roma, conservando però una piena autonomia e battendo moneta propria.
Distrutta nel 216 a.C. da Annibale, risorse ancora più ricca e più forte. Questa
autonomia ebbe termine con la concessione della cittadinanza romana nel 91 a.C.
quando la città si trasformò in Municipio Romano. In quest'età essa si arricchì
di splendidi monumenti, in parte tornati alla luce, come il Teatro, l'Anfiteatro
e la grandiosa Necropoli di Pizzone.
L'eruzione del 79 d.C., pur danneggiandola e
sottraendole la parte più fertile del suo territorio, non ne diminuì
l'importanza.
La città si riprese rapidamente e fiorì fino al termine dell'Impero, quando
cominciò a decadere. Questo processo si concluse con l'occupazione longobarda,
che la lasciò spopolata per molti secoli. Nel 553, con la battaglia dei
Monti Lattari, si concluse la dominazione
ostrogota.
I Bizantini
ne tentarono poi un rilancio, costruendo il grande Battistero di S. Maria
Maggiore, ma l'arrivo dei Longobardi
determinò nel VII secolo la morte della città. Nell'età longobarda, fu contea
dipendente dai Principi di Salerno, al centro delle lotte che opponevano questi
Principi ai Greci di Napoli e di
Amalfi.
Dopo alcuni secoli oscuri Nocera rinacque intorno
all'anno mille in un nuovo luogo, sulla collina del parco, e, nonostante una
nuova distruzione nel 1138 da parte di Ruggero
II d'Altavilla, continuò da allora la sua nuova vita.
La città antica, che sorgeva sull'attuale Nocera Superiore, non fu ricostruita e
gli abitanti si distribuirono nei numerosi villaggi della zona, da cui sono poi
derivati gli attuali Comuni. La città divenne successivamente Feudo dei
Filangieri, dei Latro, degli Zurlo, ed assunse il nome di Nocera de' Pagani. Nel
'500, col titolo di Duchi la tennero i Carafa, cui seguirono i Castel Rodrigo e
i Pio di Savoia, fino all'abolizione del regime feudale nel 1806.
Nello stesso anno, la riforma amministrativa di Giuseppe Bonaparte spezzò per
sempre l'unità del territorio, e da Nocera dei Pagani nacquero i Comuni di
Corbara, Sant'Egidio Montalbino, Pagani, Nocera San Matteo e Nocera Corpo.
Furono secoli, soprattutto al tempo del Vicereame spagnolo, funestati da guerre,
pestilenze, eruzioni vesuviane, terremoti, alluvioni, a cui però gli abitanti
seppero sempre reagire con grande vitalità.
Essi furono grandi mecenati e costruirono nel villaggio del Mercato un grande
palazzo con splendidi giardini, fatto poi abbattere nel 1750 da
Carlo III di Borbone per erigere in
quel luogo la grande Caserma.
Questi ultimi, dopo una riunificazione nel 1834, diedero nel 1851 origine a
Nocera Inferiore e Nocera Superiore. Nell'800, poi, Nocera conobbe un grande
sviluppo demografico ed economico, conseguenza anche di una fioritura economica,
che è durata fino al secondo dopoguerra, basata oltre che su una agricoltura
intensiva altamente specializzata, su industrie di grande rilievo:
l'industria tessile, quella delle
paste alimentari e quella delle
conserve alimentari.
Di queste solo l'ultima riveste ancora oggi una notevole importanza, mentre per
il resto la città attualmente vive soprattutto sull'economia terziaria.
Il 1806, che segnò l'inizio del Decennio francese
e l'abolizione della feudalità, costituisce un anno cruciale nella storia di
Nocera.
A Nocera, prima di quell'anno, grandi rivolgimenti stavano per compiersi.
In seguito ad alcune riforme proposte dai francesi,
Nocera Corpo, con una popolazione
effettiva di novemila abitanti, nomina, nel Parlamento del 26 novembre, i suoi
27 decurioni, cioè tre per ogni mille abitanti, mentre
Nocera Sperandei, trovatasi
nell'impossibilità di formare un decurionato minimo di dieci membri per
l'esiguità della sua popolazione (poco più di 300 individui), decide, tra
l'ottobre e il dicembre, di fondersi con Nocera
S. Matteo. Il 18 giugno 1811, poi, il Sindaco di Nocera Corpo, Nicola
Bruni, e quello di San Matteo, Carlo di Majo, indirizzano una supplica
all'Intendente per ottenere l'unione dei loro Comuni. Frattanto, mentre la
supplica per l'unione tra Nocera Corpo e Nocera S. Matteo sembra essersi perduta
da qualche parte, alcuni possidenti dei villaggi superiori di Nocera Corpo
chiedono al Re, sul finire del 1827, l'autonomia amministrativa dal resto del
loro Comune. In particolare, i ricorrenti lamentano che la sede del Comune disti
circa tre miglia dalla loro residenza per cui sono costretti a percorrere sei
miglia ogni qual volta debbono procurarsi generi di prima necessità; inoltre, si
sentono trascurati dagli amministratori: il pane venduto non è di buona qualità,
le strade sono impraticabili e lasciate senza lumi in periferia.
La separazione
fu chiesta da meno della metà dei Decurioni eleggibili, cioè da 41 residenti, e
senza l'adesione di alcun decurione in carica. Successivamente la divisione si
arena e per contro riprende vigore il problema opposto, quello dell'unione tra
Nocera Corpo e Nocera S. Matteo, rimasto fermo alla supplica con la quale il 18
giugno 1811 i due Comuni avevano chiesto di unificarsi. A riprendere il discorso
dell'unificazione fu, nel 1833, l'Intendente Francesco Logerot, che ne ottenne
la realizzazione con decreto del 12 febbraio 1834. Il 28 di febbraio
l'Intendente Logerot, assistito dal
suo segretario Raffaele Altavilla, si portò nella sede del Comune di Nocera
Corpo per compilare il verbale di unificazione
tra Corpo e San Matteo, istitutivo del
nuovo Comune di Nocera. Per più di dieci anni si successero vari
sindaci, finché la lunga crisi dell'amministrazione comunale non consentì di
contrastare il disegno di quei pochi che, avendo di mira i propri esclusivi
interessi, vollero ed ottennero lo smembramento di Nocera. Tuttavia, il nuovo
Comune si confrontò con la dispersione dell'abitato in villaggi ed il collaudo
del sistema di appalti; inoltre, la legge, pur escludendo dalla tassazione gli
indigenti ed i minori di cinque anni, stabilisce che
"la classe degli esenti non può essere maggiore
del quinto della popolazione" e quindi finisce col non tener conto di
avere a che fare con una larghissima maggioranza di poveri agricoltori.
Le angustie economiche fecero cambiare idea a
tutti, specie a quelli che, colti in buona fede, erano stati ridotti a chiedere,
nell'ottobre del 1849, la separazione.
Dopo varie riunioni, nel corso delle quali si mette in evidenza lo squilibrio
finanziario del comune di Nocera Superiore, permangono i contrasti e il 9 giugno
1857 la Commissione Interni e Finanze
incarica l'Intendente di sciogliere entro sei mesi ogni residua promiscuità tra
i due Comuni sul Monte Albino: questo viene ritenuto l'unico modo per conoscere
la reale condizione finanziaria di Nocera Superiore e decidere se ricongiungerla
a Nocera Inferiore. Il precipitare della dinastia borbonica fece temporaneamente
lasciare in sospeso la vicenda.
Ma dopo l'Unità, precisamente il 6 gennaio 1861, il
Decurionato di Nocera Superiore affidò
ad alcuni decurioni il compito d'invocare presso il governatore della Provincia
i suoi uffizii, onde la riunione dei due Comuni di Nocera potesse finalmente
avvenire. |