Il sitino di NònoBèpi
1998 - 2006

                            Stuka velika stuka : Da Almanacco Pescare '80, Editoriale Olimpia :
                            Stuka Velika Stuka, i Lucci di Slavonia di Adriano Piazzesi                             pag. 3


Franjo armato della sua innata pazienza attende il momento giusto per la ferrata

.............al ponte ci sono due jugoslavi che stanno pescando con il vivo e uno di loro sta recuperando un discreto luccio strappandolo a forza dall'acqua. Può darsi che i lucci comincino a muoversi e questa impressione è confermata dai numerosi "tonfi" che si sentono nel sottoriva, tra uno schizzare frenetico di pesciolini impazziti. on la fiducia alle stelle faccio il mio primo lancio, dopo che Franjo mi ha insegnato il corretto innesco del pesciolino vivo (mezzo centimetro sotto la spina dorsale). Appena in acqua il mio sughero comincia a sussultare e accenna anche a spostarsi lentamente. Veloce come un fulmine prendo la canna in mano e mi preparo alla ferrata. Nel frattempo Franjo, che ha seguito la scena a distanza, mi guarda e si mette a ridere: "l'è il pescet, jurnalist, l'è il pescet" - mi dice - per farmi capire che non si tratta del luccio ma solo del pesciolino che lavora. Allora riappoggio la canna per terra e mi riaccendo una sigaretta. A un certo punto noto che il sughero ha degli strani sussulti, molto più netti e marcati di prima.
Ogni tanto affonda rapidamente per ricomparire in superficie, e infine si sposta velocemente sull'acqua. Stavolta non è il "pescet", ma è il luccio davvero! Dopo aver portato il filo in tensione sparo una ferrata violenta, e la canna si scuote sotto i colpi di un bel luccio sui due chili. Franjo accorre prontamente con il guadino, e in un attimo il luccio fa bella mostra di sè sull'erba verdissima della riva. Firenze 2 Belluno 0! E' il mio momento magico che subito si esaurisce però, dato che per tutto il resto della giornata non vedrò più un'abboccata. Da quel momento in poi sono gli amici bwellunesi che cominciano a prendere luccci a ripetizione e Nilo, che non ha mai visto un luccio in vita sua e che è abituato a pescare le trote del Cadpre calandosi nelle forre più profonde con corde da alpinista, è l'immagine della felicità in persona: ha preso un bel luccio anche se in un modo un po strano, dato che l'ancorotto si è conficcato....sul naso! Ma non importa, il primo luccio non si scorda mai, e mentre lo mostra a tutti tenendolo ben stretto in mano, gli ride anche la barba dalla soddisfazione. Ma poi anche Danilo, Fausto, Casagrande e Franjo, prendono due o tre lucci per uno e la giornata si conclude alla grande con un bottino di tutto rispetto. L'ultima giornata di pesca la facciamo sulla Stara Sava, e poi di nuovo sulla Subocka.
Il termine "stara", in croato significa "vecchia" ed infatti la Stara Sava è una specie di stagno formato da quello che un tempo era il vecchio corso della Sava. Si tratta di un bacino di medie proporzioni, dove vivono forse i più bei lucci della zona. L'acqua è di una trasparenza eccezionale, ma per pescare bene è assolutamente necessario riuscire a lanciare a una decina di metri dalla riva, dato che esiste una fascia di vegetazione lacustre che rompe un po le scatole. Io e Casagrande ci facciamo portare nel mezzo dello stagno da due simpaticissimi ragazzini del posto, che stanno pescando a spinning dalla barca. Il fondale della Stara Sava è tutto un tappeto di erbe e di alghe che ricorda il nostro Trasimeno. Proviamo un po a fare qualche lancio con grossi ondulanti e rotanti, senza però prendere niente. Proprio mentre stiamo rimettendo a posto le canne per ritornare nella Subocka, vediamo un pescatore vediamo un pescatore che dopo aver ancorato al fondo la sua barcaccia con un lungo bastone di legno, scende a riva trascinandosi dietro un luccio sui sei chili! Le ultime ore di pesca sulla Subocka sono forse le più emozionanti e ricche di catture. Pescando a cucchiaino, sempre con l'eccezionale Eira di 18 grammi, prendo infatti due lucci uno dietro l'altro, uno dei quali supera i due chili. Fausto ne perde uno eccezionale e ne prende altri tre, e Danilo che Un momento anche per la poesia,un tramonto sullo Strug vicino al ponte di legno nelle vicinanze di Novskafino a quel momento era rimasto un po all'asciutto, conclude in bellezza la nostra uscita in Slavonia con una "stuka" che sfiora i tre chili di peso. Dato che è sabato, a Plostina ci hanno invitato ad assistere alla festa del paese. Ed è una bella festa davvero quella del sabato sera al domdi Plostina. La gente canta e balla al ritmo di musiche popolari. C'è un ragazzino di quindici anni che suona la chitarra come un Dio. Gli amplificatori non sono registrati molto bene, e nella sala la musica diviene a tratti assordante. Ma la cosa più bella è il rendersi conto che in queste feste la gente si diverte sul serio. Per un attimo mi vengono in mente le nostre discoteche piene di luci psichedeliche, e le facce dei giovani che le frequentano. Il paragone non regge, scricchiola, stride. Da una parte facce contente e gente viva, dall'altra fantasmi in maschera, tutti uguali e sguardi inebetiti. Da queste parti c'è un bellissimo modo di dire che a mio giudizio centra apieno il problema: "qui non abbiamo nulla, ma non ci manca nulla". Noi siamo abituati a vivere in città con strade che sembrano stands di una gigantesca fiera permanente, dove tra i labirinti scintillanti di merce esposta, spuntano centinaia di marche diverse di detersivi, e di carta igienica. Però i pesci dei nostri fiumi sono paurosamente diminuiti, e in certi casi sono addirittura spariti. Però la gente non riesce più a divertirsi con semplicità e i nostri sabati sera trascorrono sempre più all'insegna della noia e della paura, piuttosto che della spensieratezza. La festa diventa ancora più bella e verso le due di notte la musica finisce, per lasciare il posto alla "salama" che sarebbe un piatto tipico del luogo fatto con la carne di cavallo. Purtroppo però mi si chiudono gli occhi dal sonno dato che come dicevo, sono cinque notti che dormo pochissimo. Franjo Ernesto cercano di tenermi sveglio raccontandomi barzellette, ma a un certo momento non ce la faccio più e mi addormento come un sasso! La mattina dopo arriva il momento dei saluti e della partenza. "Torna jurnalist, torna presto" mi ripetono tutti. Tornerò amico Franjo e amico Ernesto, tornerò perchè insieme a voi si sta veramente bene e poi perchè dopo questa esperienza mi sento un po bellunese anch'io.


Da: ALMANACCO PESCARE 1980 - Adriano Piazzesi
le foto dell'allora fotografo Ci-Gi (nonobepi)



Amico Adriano, ecco ho voluto dedicare un po del mio tempo da "pensionato" a quello che era il mio passatempo preferito. Spero tanto che tu ti faccia vivo. L'ultima volta che ebbi occasione di sentirti fu nel tragico periodo della guerra in Croazia. Mi fece un gran piacere risentire la tua voce. Quello che apprezzai di più fu il tuo interessamento per la nostra gente bellunese, bellunese di Plostina. Allora purtroppo, gli amici di Plostina non se la passavan bene.
Adrià, spero di rivedere ancora i tuoi baffi. Io la butto, se passi da queste parti vieni a trovarci. Fausto, Danilo, Nilo, Angelo e nonobepi ti aspettano. Il dottor Brino purtroppo non c'è più, una paginetta nonobepi gliela dedicherà. Certo. Di là manca Franjo, anche lui passato a vita migliore. Ernesto di tanto in tanto lo vedo e lo sento in occasione delle grandi festività. Adrià, noi siamo fortunati, siamo qua a ricordare! A presto.


nònobèpi

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