digitalfoto cigisenior: la passeggiata, versante Farra
Oggi, 6 agosto 2000
"Sono stato al lago di Santa Croce:"
Farra d'Alpago, è domenica mattina. Oggi, dopo averne sentito parlare, ho voluto fare una scappatina al
lago di Santa Croce, per vedere " la passeggiata ". La passeggiata è un lungo sentiero che costeggia il lago di Santa Croce; inizia a qualche centinaio di metri dal parcheggio, e si protrae fino ad oltre Poiatte per una lunghezza di circa due km. Devi sapere che nonobepi
è nato a Farra e che tutt'ora, dopo oltre 40 anni di " emigrazione ", si sente un paesano ancora alpagoto. Io nato a Farra abito a Ponte e mio padre nato a Ponte ha vissuto a Farra Il mio paese è, e sempre sarà Farra anche se Ponte nelle Alpi mi ha adottato. Qui ho lavorato e vivo da oltre quarant'anni.
Inutile dire che tutto quello che succede attorno al lago di Santa Croce mi interessa e mi attrae. La passeggiata dunque
mi ha subito messo in moto e, approfittando della bella mattinata, ho cavalcato il mio vecchio osso e sono
corso in riva al lago.
Per uno come me, nato a poche centinaia di metri dalla riva, i ricordi sono parecchi e come d'incanto ti ritrovi nella mente ricordi indimenticabili, di bagni interminabili ed episodi impressi nella mente che mai più mi lasceranno. Dopo aver scattato qualche foto con una piccola digitale, mi è venuto in mente un episodio banalissimo, accadutomi oltre cinquant'anni fa, eccolo.
Era una giorata di luglio, faceva un caldo terribile ed una decina di noi, età dai 12 ai 15 anni, eravamo in riva al lago. Allora le acque arrivavano a poche decine di metri dalla rete che delimitava la proprietà " del prete , oggi parcheggio. I lunghi filari di pioppi, ingobbiti dal vento giornaliero che soffia in direzione nord-ovest, ci offrivano un discreto riparo dai raggi del sole , l'ariettina proveniente dalla trevigiana ci rendeva sollievo.
Seduti sull'erba, sdraiati a pancia in su, i piedi a baggnomaria, ad ogni onda ricevevano il solletico da un'acqua caldissima.
In men che non si dica ci trovammo, come del resto negli altri giorni, tutti in acqua, sguazzando come dei ranocchi. A questo punto è doveroso ricordare che a quei tempi era ritenuto pericoloso bagnarsi senza la presenza di qualche familiare, ma anche allora esistevano dei figli disubbidienti. Altro particolare interessante : per non far successivamente scoprire dai genitori la disubbidienza, si pensava bene di entrare in acqua come ci aveva fatto mamma, con l'evidente scopo di mantenere le mutandine asciutte, quindi eliminare la prova del reato. Allora i costumi da bagno li avevano solo " i sióri ".
Ma qui entra in azione Ubaldo. Il buon Ubaldo, pittore-musicista, di professione imbianchino, gran suonatore di fisarmanica, mattacchione e burlone del paese. Sempre pronto a farti qualche scherzo, pensò bene di combinarcene una delle sue. In un battibaleno raccattò tutti i nostri indumenti e se li portò qualche centinaio di metri più in su, verso il paese e..... aspettò.
Appena uscimmo dall'acqua, ci gridò : - Bòce, se olé la òstra ròba vegné qua ! ( ragazzi, se volete i vostri vestiti venite qua ! ) E noi di corsa verso di lui. Nel frattempo lui proseguiva per altri cento metri, sempre in direzione Farra, e noi via, a rincorrerlo. Insomma, per poter riavere i nostri indumenti, arrivammo fino " al pònt de i mòrti ", un vecchio ponte traballante, costruito con tavole, che serviva ad oltrepassare il torrente Runal, prima che venisse deviato verso il lago, un po' più a monte. Per chi no lo sapesse, dopo " al pònt de i mòrti ", c'era il paese. A farla breve, solo là il buon Ubaldo ci consegnò i vestiti e, dopo poche decine di minuti, tutto il paese fu a conoscenza che " an póchi de bòce " erano arrivati in paese in costume adamitico. Ora Ubaldo non c'è più, ci ha lasciati qualche anno fa. Farra ha perso uno dei burloni " de la vècia guardia ". - " Grasie Ubaldo, sto qua 'l èra al lac che 'l me piaséa ! "
nònobèpi
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