Il sitino di NònoBèpi
1998 - 2006

                             Nonobepi: cominciò così.......................
                             Come iniziai a praticare il lago di Santa Croce                                                       pag. 1


Rientro dalla pesca di un pescatore in barca. Veduta del lago di Santa Croce dal terrazzo del Bar Da FortunatoLago di S. Croce, 1952-1970.
Premetto che sono nato a Farra D'Alpago, quindi un laghista nato.
Già da bòcia mi permettevo qualche ora di svago pescando in riva al lago. A volte riuscivo a catturare qualcosa a volte niente. A quel tempo, non c'erano tanti divieti, ma in compenso, c'erano una grande quantità di persici reali e altre specie di pesci.
La Sade, la società che utilizzava il lago, mezzo naturale e mezzo artificiale, come serbatoio per le centrali del Fadalto, adoperava le peschiere con grande intelligenza, immettendo nel lago con assiduità, gli avannotti che produceva a pochi metri dalla riva. Il ripopolamento era quindi garantito. Logico che fosse così, tu dai l'acqua a me ed io dò i pesci a te. Democrazia logica senza tanti " siensiati " con la testa vuota ma con le tasche grandi.
Fatta questa piccola premessa passiamo agli anni settanta
In quel periodo furoreggiavano " Nani e Jeto dei Pèl ", se non sei bellunese, leggi Giovanni e Luigi, i fratelli " terribili " della pesca al pesce persico. Loro paesani di Pieve d'Alpago, loro erano i maestri, loro erano dei mostri veramente.
Ricordo che guardavo con invidia le loro ceste stracolme di pesce persico, non era giorno che non riuscivano a catturare almeno il triplo dei colleghi. Nonobepi, a quel tempo solo papà bèpi, era uno degli....invidiosi. Dai un giorno, dai un altro, bèpi si mise in testa che doveva esserci un modo, un qualche cosa che potesse far si che anche il povero bèpi catturasse la sua quantità di persico. Mi spiego : quella certa quantità che, socialmente parlando, spettava di diritto al " póre bèpi ".
Dalle nostre parti si dice " no me tègne la paga ", che sempre per i non bellunesi, vorrebbe dire in parole povere, che uno non ci sta ad essere una schiappa, ok ? Capitoooo !
Fortuna volle che la pensava come me anche Benetto, figlio e nipote dei due fratelli pigliatutto, nacque tra noi una sorta di santa alleanza. Godendo del " grado di parentela " dell'amicone Benetto, lavoravamo nella stessa azienda, godevamo di tutti i vantaggi possibili e immaginabili. Eheheh, camolette fai da te, costruite con la plastica colorata delle borse della spesa, godevamo delle coordinate per cercare i posti esatti dove il persico si spostava nelle ore del giorno, eheheh i " veci " ci concedevano anche la barchetta di plastica, piccolina ma sufficiente per potersi spostare con rapidità da un punto all'altro del lago, insomma eravamo a cavallo, o meglio in barca.
Già dalle prime uscite si cominciò a vedere qualcosa nelle nostre ceste, almeno quanto bastava per capire che era facile, facilissimo, pescare ...bastava capirci qualcosa, avere l'attrezzatura giusta, sapere gli spostamenti del pesce e l'esca che gradiva maggiormente tutto semplice insomma.....iihhh !
Taglio corto, fatto il periodo di doveroso apprendistato, bèpi cercò di specializzarsi, dopo un bel po di tempo la specializzazione me la sono guadagnata. Tavole solunari, luna e ore di maggiore e minor attività del pesce erano la mia specialità. Ragazzi, anni di studio, anni dico. Arrivai, segno di vera pazzia, a costruirmi un termometro per misurare la temperatura dell'acqua a tutte le profondità del lago, ero proprio matto S. Croce 50 mt la profondità massima. Mi abbonai alla rivista " Pescare ", credo di essere l'unico " al mondo " ad avere una raccolta così ben fornita libreria sulle cose di pesca. Acquistai tutto quello che c'era da leggere...e leggevo tutto, tutto davvero. N B lavoravo anche, non credere che vivessi di rendita. Man mano che passava il tempo, mi accorgevo che non tutto, ma parecchio di quanto leggevo serviva e lo vedevo nelle ceste che riuscivo a mettere assieme, bravo bèpi " lodete sést che te à 'n bel manego ".
Alessandro Menchi, allora direttore responsabile della rivista Pescare, mensile da 40mila copie, mi disse: " Bèpi, lei è il pescatore più matto che io conosca ".
Il sig. Menchi mi ha sempre preso sul serio, fatto sta che successivamente mandò : Piazzesi e Brandi a fare degli articoli sulla pesca al lago di S. Croce, sulla pesca al Piave. Più tardi anche in Croazia, a Plostina, per la pesca al luccio. Una bella soddisfazione, per un montanaro come il povero bèpi. Aver avuto credito presso il sig. Menchi e la rivista Pescare mi riempie di orgoglio ancora adesso.

nònobèpi


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