Nonobepi (allora papàbepi) con qualche persico reale
Nel lago di Santa Croce, in provincia di Belluno, in Alpago, si
catturano persici eccezionali. Nella foto un momento di pesca.
Nella pagina che segue, una trota catturata a spinning, sempre
nel lago.
Già da tempo avevamo in mente di fare un giro in provincia di Belluno, per conoscere
direttamente laghi e torrenti meravigliosi dei quali avevamo sentito dire un gran bene. E quando gli amici della Società pescatori Alpago, per mezzo del signor Giuseppe Casagrande, ci hanno invitato a trascorrere due giornate in loro compagnia, non ci siamo fatti scappare l'occasione e siamo partiti subito verso i monti delle Prealpi bellunesi. Partendo da Firenze in automobile ci sono quattro ore di autostrada che ad eccezione del tratto appenninico, si snoda interamente in pianura tra campi lavorati, filari interminabili di pioppi, e canali che sembrano non avere mai fine, e che si perdono tra i riflessi melanconici dell'acqua, nella nebbia della Bassa Padana. Poi d'improvviso, all'altezza del paese di Vittorio Veneto, compaiono di colpo le montagne che interrompono bruscamente con alte muraglie di roccia, la monotonia e la dolcezza del paesaggio di pianura. Appena usciti al casello di Vittorio Veneto la strada statale 51 che conduce a Ponte nelle Alpi, comincia a salire con un percorso piuttosto tortuoso che attraversa l'ultima parte della provincia di Treviso. Dopo pochi chilometri si raggiunge la Sella di Fadalto che immette nel territorio bellunese e nella celebre vallata dove scorre il Piave. E proprio qui, quando gli occhi di colui che arriva dalla pianura non sono ancora preparati per ammirare gli aspri e aperti scenari della montagna, appare come d'incanto il lago di Santa Croce incastonato come una perla di acqua verdissima e chiara, tra una cerchia di monti ricoperti da estese foreste di larici e di abeti. ll nostro appuntamento con gli amici dell'Alpago e con il signor Casagrande era fissato al Bar Fortunato, che si trova
sulle sponde orientali del lago in località Pojate e dove i pescatori della società si ritrovano per discutere di pesca, parlare delle
loro esperienze, e naturalmente per mangiare e here a volontà.
E così dopo esserci salutati e aver bevuto qualcosa insieme,
siamo andati immediatamente in albergo per mettere da una
parte la giacchetta e i pantaloni buoni e per indossare abiti sicuramente meno eleganti, ma più adatti per cominciare subito una interessante battuta di pesca.
Per dei pescatori come noi che si dedicano esclusivamente alla
trota di torrente, andare a pesca di persici reali dalla harca costuiva una novith molto stimolante per due motivi: prima di
tutto perché in tutta la nostra carriera di pescatori non avevamo mai preso un persico reale, e poi perché il sig. Casagrande ci aveva assicurato che la pesca del persico praticata sul
lago di S. Croce era veramente originale e insolita, in quanto
veniva fatta a trenta metri di profondith con una tecnica poco
usata e divertentissima. Ed in effetti, dopo aver provato con le
nostre mani questa pesca per noi assolutamente nuova, e aver
preso una cinquantina di persici in tre, dohbiamo confessare che
se in Toscana ci fossero laghi popolati da questo simpatico
pesce, partiremmo sparati alla sua ricerca, sacrificando anche
qualche uscita sui tanto amati torrenti. Ma vediamo un po' da
vicino in cosa consiste la tecnica che i pescatori bellunesi adoprano sul lago di S. Croce. Per prima cosa usano canne telescopiche sui quattro metri circa che hanno la caratteristica di essere
estremamente sensibili al tocco del pesce, e di pesare veramente
poco per non stancare il braccio vedremo, si tratta di un sistema
che impegna continuamente il pescatore con lunghi lanci e
lenti recuperi. La lenza madre sul mulinello e costituita da un
buon nylon dello 0,25, al quale vengono fissati cinque corti
braccioli laterali che portano alle loro estremita un amo del
numero sette, ricoperto da un cappuccio di plastica morbida
generalmente di colore giallastro. Al termine della lenza
viene fissato un piombo di quaranta grammi, che molti pescatori graffiano con un temperino prima di cominciare la pesca
per renderlo piu luccicante e per attirare meglio il branco dei
persici. Questi strani cappucci di plastica sono chiamati «ciuci» e il loro impiego sul lago di S. Croce risale agli emigrati
della zona, che impararono questo nuovo modo di pescare
in Svizzera e che una volta rientrati alle terre di origine, vollero
sperimentare anche nelle bellissime acque del loro lago. Per
fare un buon cestino di persici bisogna saper individuare il
branco, dato che questi pesci vivono in gruppi numerosi e che
si spostano sempre in compagnia. Si lanciano i «ciuci» a
venti metri di distanza dalla barca, si aspetta con l'archetto
del mulinello aperto che il piombo abbia raggiunto il fondo, e quindi si comincia a recuperare lentamente dando di
tanto in tanto dei piccoli strappetti per far brillare le esche e
invitare i persici all'abbocco.
Una volta individuato il branco comincia l'emozionante carosello delle catture che si susseguono piuttosto numerose soprattutto nelle ore più calde della giornata. Quando un persico ha abboccato a uno dei «ciuci», si avverte un leggero ma deciso strappo che il cimino di queste canne sensibilissime.............
Persici dell'Alpago ---> 2
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