Servo del centurione

Gesù guarisce il servo del centurione

Monastero

La fede del centurione
Il centurione, un soldato inquadrato nell'esercito romano, aveva alle sue dipendenze circa duecento uomini per presidiare il territorio di Cafarnao.

Quest'uomo, che soffriva per la malattia del suo servo, sente il bisogno di parlare con Gesù.

Gesù accoglie la parole di umiltà e di fede di questo ufficiale romano e gli risponde: Vengo a casa tuo per guarirlo.

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Vangelo - Matteo [8,5-13]

È anche il primo che accade a distanza, senza il contatto fisico di Gesù. Naturalmente una guarigione non naturale ci sorprende, perché evidenzia l'irrompere di Dio nella natura.

Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: "Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente". Gli disse: "Verrò e lo guarirò". Ma il centurione rispose: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch'io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: "Va'!", ed egli va; e a un altro: "Vieni!", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo!", ed egli lo fa". Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: "In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Va', avvenga per te come hai creduto". In quell'istante il suo servo fu guarito.

Esegesi - Il servo del centurione

Ci troviamo in Cafarnao, dove Gesù svolgeva all'inizio la sua attività, e gli viene incontro un centurione, ufficiale subalterno che era probabilmente al servizio di Erode Antipa governatore della Galilea. Il centurione non era giudeo ma gentile, e si può dedurre che fosse un proselita.

Dapprima cerca Gesù e poi trovatolo, si rivolge al Signore sottoponendogli un caso di fronte al quale lui è impotente. Poiché non si rassegna alla sofferenza prodotta dalla malattia, si rivolge a Gesù con le seguenti parole: "Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente". Continua: "Dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito".

In altre parole il centurione dice a Gesù: "Tu sei quel Dio che con la Parola ha fatto ogni cosa, e la tua parola ha una forza divina".

E Gesù risponde al centurione: "Và, avvenga per te come hai creduto". E in quel preciso istante il servo guarisce! Matteo sottolinea che la guarigione del servo non è opera di Gesù, ma della grande fede del centurione: con la disponibilità a riconoscere la divinità di Gesù, il centurione ottiene quanto richiesto e diventa modello di fede. Difatti Gesù dice: "Non ho mai trovato una fede così grande in tutto Israele". La fede sta dunque nel riconoscere in Gesù la parola di Dio, non solo una parola dotta, ma una parola che ha in sé il potere di Dio. Una parola che agisce. Una parola che crea. Una parola che realizza.

Anche noi abbiamo bisogno della Parola di Gesù e di credere pienamente in essa, perché in essa possiamo sentire la presenza di Dio. Non una presenza immaginaria ma una presenza che si riflette nella storia, nei fatti concreti di tutti i giorni.

Questo è l'atto di fede. Questo è l'atto che si fonda sul riconoscimento della Parola. Ed è bellissima l'espressione del centurione "Dì soltanto una parola", che rivela la sua fiduciosa consapevolezza nella forza della parola di Gesù. Lui come centurione ha l'esperienza della parola obbedita, cioè degli ordini che i suoi comandanti gli impongono e che lui segue; e anche della parola comandata, quella che lui rivolge ai suoi sottoposti, che poi obbediscono ed eseguono. Se è così, lui ha una fiducia illimitata nella Parola, nella potenza della Parola di Dio.

Tutti i miracoli si realizzano attraverso la fede nella Parola! Dobbiamo cercare questa Parola, riconoscerla come potenza di Dio per fare la Sua volontà. All'apparenza sembra facile fare la volontà di Dio, ma diventa difficile nel momento in cui lasciamo insinuare il dubbio e diamo credibilità più ai nostri desideri che ai disegni divini: una pericolosa e frequente tentazione, che cerca di confondere la nostra volontà con quella di Dio. Difatti, è consueto, chiedere l'aiuto di Dio per realizzare i nostri desideri e poi lamentarci perché il Signore non si è fatto sentire, ma Lui non può aiutarci perché la nostra volontà non porta alla salvezza. Allora il cambiamento lo indica il centurione, con quel suo chiedere al Signore di insegnarci a capire la Sua volontà per poterla eseguire.

Per fare la volontà di Dio non dobbiamo rinnegare la nostra volontà perché il nostro volere è un dato fondamentale dentro di noi. È il volere che crea la nostra identità; e il Signore ama la nostra identità, perché il Signore ci ama singolarmente. Il Signore non ci toglie il nostro volere, ma dobbiamo illuminare la nostra volontà affinché diveniamo capaci di eseguire la Sua volontà. Occorre chiedere insistentemente a Gesù: "Dammi Signore la tua sapienza perché io possa conoscere il tuo volere". Questa richiesta è insita nel Padre Nostro, che ci insegna a chiedere "Padre nostro [...] sia fatta la tua volontà" ossia "Mostrami la tua volontà affinché io la possa seguire". E a questa richiesta il Padre risponde donandoci la capacità di riconoscere Gesù, cosicché ubbidendo a Gesù sia fatta la volontà del Padre.

Potrebbe sembrare complicato ma non lo è tanto che la parabola riporta come esempio la sua riuscita da parte di un pagano. Quel pagano (il centurione) che non ha mai frequentato nessuna scuola per capire come doveva essere il rapporto con Dio, ma che tuttavia ha avuto dentro di sé questo grande dono, il dono di riconoscere Gesù e di riconoscere la forza della sua parola perché Parola di Dio. Questo atteggiamento interiore deve spingere la volontà a dire: "Signore io voglio fare solo la tua volontà, fammi conoscere il tuo volere". Solo così Lui ci manifesterà la sua volontà e ci farà comprendere che la volontà di Dio è in Gesù e che dobbiamo vivere secondo il suo vangelo. Questo sarà il punto di arrivo, sarà il nostro Natale, perché sarà il momento in cui Gesù nascerà dentro di noi. E Lui ci infonderà la sua sapienza, guiderà la nostra volontà e ci infonderà il dono dello Spirito. E tutto ciò che prima sembrava impossibile, diventerà possibile.