Tempesta sedata


La tempesta sedata

Monastero

Onmelia del Santo Padre
Il Vangelo della tempesta sedata, in cui Dio si rivela come il Signore del mare. Gesù minaccia il vento e ordina al mare di calmarsi, lo interpella come se esso si identificasse con il potere diabolico. In effetti, il mare nella Bibbia è considerato un elemento minaccioso, caotico, potenzialmente distruttivo, che solo Dio, il Creatore, può dominare, governare e tacitare.

Il gesto solenne di calmare il mare in tempesta è chiaramente segno della signoria di Cristo sulle potenze negative e induce a pensare alla sua divinità. (Papa Benedetto XVI - 21 giugno 2009 visita a San. Giovanni Rotondo)

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Vangelo - Marco [4, 35-41]

Quel giorno stesso, venuta la sera, disse loro: "Passiamo all'altra sponda". Allora essi, lasciando la folla, lo prendono com'era nella barca, e altre erano con lui. Nel frattempo si sollevò una tale tempesta di vento che le onde si riversarono sulla barca, in modo già la barca si riempiva, mentre egli se ne stava a poppa, addormentato su un guanciale. Lo svegliano e gli dicono: "Maestro, non t'importa che moriamo?". Egli destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?". Essi furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?".

Esegesi - La tempesta sedata

Terminata l'enunciazione delle parabole, Gesù suggerisce ai suoi: "Passiamo all'altra riva!" ed è talmente esausto che si addormenta a poppa, su un cuscino. Questo sonno profondo non è solo segno di una grande stanchezza, ma è anche espressione della fiducia tranquilla che il Figlio ha nel Padre e nella sua volontà, una fiducia che si manifesta ancor di più nel momento in cui, destato dai discepoli per il vento impetuoso che sta agitando le acque e rischia di rovesciare la barca, Gesù si rivolge al vento e al mare per placarli. Emerge qui lo stupore dei discepoli, che li fa esclamare: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?".

Com'è possibile che a Gesù si sottomettono vento e mare? E ancora più sorprende il severo rimprovero: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?", ossia "dopo tanti miracoli che avete veduto e le parabole che avete ascoltato, temete di perire mentre io mi trovo con voi?". Certo la situazione è molto grave, perché la barca si sta riempiendo d'acqua sotto la furia del vento e delle onde, mentre Gesù imperterrito continua a dormire: è normale e "umana" la paura di quegli apostoli, che per giunta di mestiere erano pescatori e conoscevano bene comportamenti e conseguenze di questi fenomeni atmosferici. Tuttavia si stavano dimenticando di una cosa molto importante: sulla barca, con loro, c'era Gesù.

È rilevante la sottolineatura che ci propone il testo: "Egli se ne stava a poppa, addormentato su un guanciale"; è una particolarità del Vangelo di Marco riferire questi minimi dettagli, ed è l'unica volta che il Vangelo parla del sonno di Gesù: ma come, Gesù in mezzo a tale bufera, con la barca ricoperta dalle onde, tranquillamente dorme? Ed è questo che sbalordisce i suoi apostoli.

Emerge prepotentemente il dilemma della paura umana; la fede in Lui doveva essere più forte, doveva generare quella certezza che a Gesù nulla è impossibile. È la stessa paura che ci assale nelle nostre quotidiane difficoltà, quando ci si adombra il cielo della speranza e non riusciamo più neppure ad appellarci a Lui: sì, in quel momento ci pare lontano, come se dormisse. Gesù però poi si sveglia, e non a causa delle onde, ma del grido disperato dei discepoli che lo fa rapidamente agire: "Maestro, non t'importa che moriamo?"; si alzò, sgridò il vento e il mare, e subito tutto intorno si fece bonaccia.

Come è possibile, tuttavia, che vento e mare ascoltino e obbediscano al comando di Gesù? Umanamente è un'azione inconcepibile, ma Gesù sapeva molto bene ciò che stava facendo, sapeva "chi" stava agitando vento e mare: il demone con le sue azioni diaboliche, che tenta costantemente ogni certezza e instilla ovunque il dubbio. Certo, sarebbe più facile pensare che la causa sia stata dettata da un improvviso cambiamento climatico, dal generarsi di determinati vortici di vento; ma la prova che non fu così sta nel fatto che vento e mare si placano non appena Gesù interviene: a Lui sono assoggettate tutte le creature, dalla natura all'uomo; attraverso il suo intervento salvifico l'uomo può ritrovare la pace della fede e in lui la natura può riprendere il suo corso ed essere benefica (e non avversa) all'uomo.

Questo episodio del mare calmato evoca il cammino dell'esodo, quando il popolo di Dio, senza paura, passa in mezzo alle acque del mare; evoca anche il profeta Isaia che predicava alla gente: "Quando dovrai attraversare le acque, io starò con te!".
(Is 43,2).

Gesù ripercorre l'esodo e compie la profezia annunciata dal Salmo: "Disse e fece soffiare un vento di tempesta sollevando in alto le onde marine: salivano fino al cielo, sprofondavano fino nell'abisso; languiva la loro anima nell'affanno; vacillavano, barcollavano come ubriachi, era svanita ogni loro perizia. Gridarono al Signore nella loro angustia e li fece uscire dalle loro strettezze: egli ridusse la tempesta in calma, e s'acquetarono le onde del mare".
(Sal 107, 25-30).

O torniamo a Dio o la creazione sarà sempre nemica; lo capiscono anche gli apostoli, una volta di più dopo quell'intervento salvifico attraverso il quale riconoscono che Gesù è veramente il Figlio di Dio: dobbiamo stare con lui, per non avere paura nelle tempeste della nostra vita; ma per fare ciò è necessaria una fede salda, occorre credere sempre e fermamente, di fronte a qualsiasi preoccupazione o difficoltà, che a lui nulla è impossibile! Solo allora Gesù, ascoltato il nostro grido, può agire e intervenire in nostro soccorso.