Tra il bosco (o la foresta) e la
prateria (o la radura) esiste una fascia intermedia, quella che potremmo
definire una linea di confine, che, in condizioni naturali non è netta, ma
sfuma gradualmente dai grandi alberi verso cespugli ed arbusti via via più
bassi, fino alle erbe dei prati. Questo confine viene definito “ecotone”
ed è un punto di transizione e di incontro fra due differenti habitat. Qui
infatti troviamo elementi del bosco insieme ad elementi della prateria e
spesso, accanto a questi, vivono organismi che non tipici proprio di queste
aree di confine. Pertanto si viene a creare un nuovo habitat, che non è
né foresta né prateria, ma che, proprio per le sue peculiarità, è molto più
ricco di biodiversità. Qui troviamo molte erbe e fiori, anche quelli che necessitano un ambiente un po’ meno soleggiato ed arido dello spazio aperto. E nello stesso tempo piante tipiche del bosco, come le felci, che necessitano di umidità per sopravvivere, ma che, dove gli alberi sono più radi, possono godere di un maggior soleggiamento per compiere la fotosintesi. Tipici di questa fascia sono molti
arbusti e cespugli, quali la ginestra [(Spartium jumceun L.), oppure, a quote più
elevate, la Ginestra dei carbonai (Cystius scoparium (L.)Link)],
il prugnolo (Prunus spinosa L.), la rosa canina (Rosa canina L.),
il biancospino (Crataegus monogyna Jacq. e C.
oxyacantha L.), il ginepro (Juniperus communis L.), il rovo (Rubus
ulmifolius Schott) o il corniolo (Cornus mas). Queste sono le cosiddette piante pioniere, cioè i precursori del
bosco. Infatti un bosco non può crescere su qualsiasi tipo di terreno, ma
necessita di cosiddetti “suoli maturi”, cioè ricchi di sostanze nutritive in
grado di alimentare piante di grandi dimensioni. Spesso uno spazio aperto
presenta un suolo degradato, in cui nutrienti e sali minerali sono stati
trascinati vie dal dilavamento causato dalle piogge. Intervengono perciò queste piante
che sono specie rustiche e frugali, capaci cioè di sopportare condizioni di
aridità e scarso nutrimento. La ginestra, ad esempio, possiede piccole
foglie, che cadono precocemente in modo da ridurre al minimo la traspirazione
(che avviene appunto attraverso la superficie fogliare), soprattutto nel
momento della fioritura (in cui i fiori stessi disperdono acqua attraverso la
traspirazione). La fotosintesi, in assenza di foglie, viene compiuta dai
fusti che infatti rimangono verdi. È questo un adattamento all’aridità,
simile, anche se non così estremo, a quello di euforbie e cactus. Inoltre,
come tutte le leguminose, anche la ginestra presenta nelle sue radici colonie
di particolari batteri (Rhizobium ed altri), che arricchiscono il
terreno di sali di azoto, importanti per tutti gli organismi vegetali. Anche per il ginepro altezza e
dimensioni delle foglie risultano
ridotte proprio per ridurre la traspirazione sopportare meglio le temperature
più elevate e la maggiore aridità degli spazi aperti. Le sue spine, così come
quelle del prugnolo, della rosa selvatica, del biancospino o del rovo,
proteggono queste piante dall’aggressione di animali erbivori e spesso
difendono altre pianticelle più “indifese”, che germinano tra le loro radici.
Così le fronde spinose di questi cespugli, offrendo un riparo dal pascolo,
dalla luce eccessiva e dal calore, favoriscono lo sviluppo dei germogli di
altre piante, tra le quali anche i futuri alberi del bosco. E, in questo
modo, determinano una progressiva variazione di vegetazione dal prato al
bosco. L’intero processo viene detto “successione”. Dall’altro lato gli alberi più
radi al margine del bosco favoriscono la crescita di piante un po’ meno
ombrofile di quelle che riescono a crescere nell’oscurità della foresta. Tra
queste troviamo molte specie di orchidea ed anche una pianta di grande valore
ecologico come l’edera
(Hedera elix L.). Tutta questa abbondanza di piante,
inoltre, significa grande abbondanza di fiori, che richiamano un gran numero
di insetti. Tra i quali api (Apis mellifera),
bombi (Bombus sp.) e
farfalle. L’abbondanza di insetti richiamati
da fiori attira in questa zona di confine un gran numero di specie
predatrici: in primo luogo i ragni, sia quelli tessitori di ragnatele,
sia varie specie di ragni saltatori, spesso di colori vivaci perché si
mimetizzano con le corolle dei fiori pronti a balzare sulle loro ignare
prede. Poi mantidi religiose, carabi, che cacciano chiocciole,
lumache e lombrichi (qui molto abbondanti) e numerosi uccelli dei boschi come
il merlo (Turdus merula),
il pettirosso (Erithacus rubecula),
la ghiandaia (Garrulus glandarius)
e molti altri ancora che si avventurano tra l’erba in cerca di animaletti con
cui integrare la propria dieta. Che qui incontrano alcune specie che vivono
nelle praterie e nelle zone aperte, come il cardellino (Carduelis carduelis), che cerca alberi sopra
i quali costruire il proprio nido. Non
vanno dimenticate le varie specie di rettili, tra cui le lucertole ed
i ramarri (Lacerta viridis) ed infine il riccio (Erinaceus
europaeus), che di notte si avventura all’aperto a caccia di
invertebrati, mentre di giorno trova rifugio tra gli alberi del bosco. Così
come fa anche un altro piccolo mammifero, la donnola (Mustela
nivalis), per il quale, però, l’alimentazione è costituita principalmente
di altri vertebrati, soprattutto roditori come le arvicole ed i topi
campagnoli. Infatti, grazie alle sue piccole dimensioni e ad un corpo snello,
allungato ed affusolato (se non fosse per le zampette potrebbe sembrare quasi
quello di un serpentello) la donnola si introduce e si muove con facilità nei
cunicoli scavati dai piccoli roditori. E,
sempre per restare in tema di roditori, non dobbiamo dimenticare che spesso
il margine dei boschi viene frequentato da tipici abitanti degli alberi: si
tratta del ghiro (Glis glis) e
del moscardino (Muscardinus avellanarius). Ma
il confine tra bosco e prateria non ospita soltanto creature provenienti
dall’uno o dall’altro habitat. In tutti gli ecotoni, infatti, esistono degli
“specialisti” che abitano solo le fasce di unione tra i diversi ambienti. Uno
di questi specialisti è noto a tutti: si tratta dell’usignolo (Luscinia megarhyncos).
Tutti conoscono il suo canto melodioso che emette dagli alberi e dalle siepi
al margine del bosco durante le notti estive (anche se non canta soltanto di
notte, ma pure nelle ore diurne, però gli prestiamo meno attenzione a causa
dei richiami e dei canti degli altri uccelli e dei rumori del giorno). Un
altro tipo abitante delle zone di confine tra bosco e prateria è l’averla.
In particolare (delle quattro specie che si possono osservare in Italia) l’averla piccola (Lanius collurio). Quindi
la fascia di confine tra il bosco e la prateria, alla stessa stregua di tanti
altri ecotoni (come il bosco ripariale, le siepi tra i campi oppure il bordo
tra macchia mediterranea e dune) è un piccolo mondo, limitato eppure allo
stesso tempo molto esclusivo ed insostituibile proprio per le sue
caratteristiche di elevata biodiversità. (La fotografia in
alto, all’inizio della pagina, è un’immagine del prato della Lama) Bibliografia: Marco Lambertini –
L’almanacco della nostra natura. Rubrica pubblicata dalla rivista Airone
(Editoriale Giorgio Mondatori) tra Gennaio 1988 e Dicembre 1989. In particolare: N. 96 – Marzo 1989 N. 87 – Luglio 1988
N. 88 – Agosto 1988
AA. VV. Alberi e
arbusti dell’Emilia-Romagna. Regione
Emilia-Romagna (A.R.F.), Bologna, 1983. AA. VV. Conoscere
la natura d’Italia. Enciclopedia in 10 volumi. Istituto
Geografici De Agostini. Novara, 1986. I MAMMIFERI – Guida a tutte le specie italiane. A cura di Marco Tenucci.
Istituto Geografico De Agostini – Novara, 1986. IL MAGICO MONDO
DEGLI UCCELLI, Istituto Geografico De Agostini
S.p.A., Novara, 1994. |
Ambienti della foresta. 5. Bosco misto (querce, aceri,
carpini ecc.) 8. Rimboschimenti di pino nero |