Se
nei confronti di api e bombi abbiamo un atteggiamento diffidente e restiamo
un po’ sulla difensiva, ben diverso è il nostro comportamento nei confronti delle
farfalle, soprattutto quelle diurne (molte di quelle notturne vengono
disprezzate perché goffe e lente), cui attribuiamo spesso, insieme alle
coccinelle, la dote di portar fortuna. Però se le coccinelle, oltre che graziose, sono anche
insetti utili, dato che distruggono molti artropodi dannosi alle piante, le
farfalle non possiedono affatto questa qualità, anzi i loro bruchi sono
implacabili divoratori di foglie. Ma tant’è e, visto che le simpatie della
nostra specie sono tutt’altro che diffuse verso il mondo entomologico, meglio
questo che niente. |
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Tutti quanti
conosciamo lo svolgersi della vita delle farfalle, a partire dalle larve, che
comunemente chiamiamo bruchi (nella foto a sinistra), con un apparato boccale
di tipo masticatore, fatto per tritare e trangugiare foglie senza sosta. Per le
larve, ad un certo punto della loro esistenza, l’ormone giovanile viene a
mancare e quindi il loro appetito insaziabile cessa d’improvviso. A questo
punto i bruchi si rinchiudono in un bozzolo (solitamente di seta) e si
tramutano nelle pupe o crisalidi, al cui interno si completerà la metamorfosi
finché da questa struttura immobile non sfarfallerà l’adulto con le sue
magnifiche ali colorate. Tanto che l’esistenza delle farfalle è divenuta
metafora di quella umana, in cui il corpo come il bruco muore tramutandosi in
una crisalide da cui nascerà però la meravigliosa farfalla, simbolo dell’anima
immortale o di tutte quelle qualità dello spirito e dell’ingegno umani che
sopravvivono alla morte.
L’adulto, a differenza delle larve,
possiede un apparato boccale di tipo succhiatore (sotto a destra), formato da
una sorta di proboscide, più o meno lunga, chiamata “spiritromba” ed avvolta al
spirale sotto la testa dell’animale, in modo da non costituire un ostacolo
durante il volo. Questa spiritromba viene estesa ed inserita nelle corolle dei
fiori per raggiungere e aspirare il nettare contenuto all’interno dei fiori.
Quindi, nei
prati ed al margine dei boschi dove i fiori abbondano, a partire dalla
primavera e per tutta l’estate fino all’autunno, osserviamo la danza di
numerose specie di farfalle in cerca di cibo e di un compagno o di una compagna
per riprodursi, dato che la loro esistenza è normalmente molto breve (bella immagine
ci siamo scelti come simbolo dell’immortalità dell’anima umana!).
Una delle più comuni durante
l’estate proprio sul confine dei boschi è l’Hipparchia fagi (nella foto
qui sotto), che possiede una colorazione bruna (quasi nera sulla pagina
superiore delle ali, e più chiara inferiormente) in grado di mimetizzarla sui
tronchi degli alberi.
Le farfalle
possiedono normalmente due paia di ali (le specie in cui una delle due paia è
ridotta sono molto rare), un paio anteriori, più estese, ed un paio posteriori,
un po’ più piccole. Ogni ala anteriore è agganciata a quella posteriore
mediante minuscoli uncini che fanno presa come un velcro sulla peluria presente
al margine dell’altra ala. In questo modo le due ali diventano solidali e
costituiscono un'unica membrana che sostiene l’insetto in volo.
Inoltre, a differenza della maggior
parte degli insetti, in cui le ali sono trasparenti, le farfalle possiedono ali
dai magnifici colori. Questo è dovuto a minuscole squame opache e colorate che
ricoprono tutta la superficie delle ali e che, come le tessere di un mosaico,
conferiscono loro i colori ed i disegni caratteristici (strisce, bande, macchie
ecc.). In certe specie tali squamette possiedono piccolissimi solchi o creste,
le cui dimensioni sono paragonabili a quelle delle varie lunghezze d’onda che
compongono la luce visibile e che noi percepiamo come colori. Questi solchi e
creste, perciò, si comportano in maniera analoga ad un prisma e scompongono la
luce nei suoi colori fondamentali: le ali delle farfalle ci appaiono quindi
cangianti ed iridescenti, più o meno come la pagina inferiore di un cd.