futuro ieri

CRITICA  LOCALE

Periodico cartaceo e telematico ~ Anno VII ~ Numero 19 ~ Autunno 2009

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La parabol...ica del conflitto di interessi

Dal 1° agosto 2009, a dire il vero un po’ alla chetichella e con la gente sotto l’ombrellone, è partita la nuova piattaforma satellitare di Rai-set (ovvero il duopolio Rai e Mediaset, più una spruzzata di La7) finalizzata non tanto a far concorrenza a Sky quanto a penalizzare quest’ultima. Un po’ come usava negli anni ’70/’80, quando diverse emittenti si facevano i dispettucci emettendo segnali che dovevano unicamente disturbare qualche stazione concorrente.
La vicenda, per come apparsa sui giornali, è sostanzialmente questa: il 31 luglio scadeva l’accordo pluriennale che legava Rai e Sky, tale per cui la tv di Stato forniva al monopolista del satellite (rammentate l’incredibile fusione - permessa a Murdoch dal centrosinistra - di Stream e Tele+?) contenuti e canali dietro un discreto ritorno economico.
Nel frattempo, si sa, grazie al calcio Sky ha raggiunto una quota di abbonati del tutto ragguardevole, tanto da superare persino Mediaset quanto a ricavi complessivi.
E’ a questo punto e sotto il governo presieduto dal proprietario di Mediaset, Silvio Berlusconi, che “Mamma” Rai decide di rinunciare all’offerta di rinnovo di Sky (danno erariale?) e stringere un patto d’acciaio col suo maggior rivale per realizzare una piattaforma autonoma e riversare in essa tutte le programmazioni prodotte dai tre consorziati.
Ora, qual è il punto? Per prima cosa, per vedere questi nuovi segnali (trasmessi anch’essi sui 13 gradi est di Eutelsat) occorre una smart card di cui nessuno sa ancora niente, salvo qualche grande centro commerciale che ha ricevuto poche unità di decoder contenenti l’acclusa scheda. La maggior parte dei rivenditori, a due settimane dal lancio, brancola ancora nel buio più totale.
Ma quello che nessuno vi dice è un’altra cosa. Ovvero che i quattro quinti dei canali inseriti in questo fantomatico pacchetto “TivùSat” già prima si potevano ricevere gratuitamente con un normalissimo decoder free-to-air. E tutt’ora si possono continuare a ricevere così, senza nuovo decoder, senza card e senza risintonizzare niente. E questo perché TivùSat non è una nuova piattaforma ma un patchwork di cose esistenti, più qualche nuovo canale proveniente dal digitale terrestre. Così se uno si sintonizza sulla frequenza 10992 potrà osservare il segnale di Rai Uno criptato per TivùSat, ma se spippola un po’, sulla frequenza 11766, potrà vederlo perfettamente nitido, oscurato solo in presenza di qualche evento sportivo internazionale (e neanche tutti). Idem per gli altri canali Rai o Mediaset. Bizzarra cosa!
Come spiegarsi poi che i canali tematici che prima erano su Sky - non essendoci penuria di spazi sui multiplex già attivi e non sussistendo adesso vincoli di diritti di trasmissione oltre confine - non siano ancora visibili sul digitale terrestre. Quindi ci saranno abbonati Rai di serie A, che hanno speso circa 200 Euro per il nuovo decoder, che li vedranno e tutti gli altri di serie B (compresi quelli che la spesa per il Dtt l’hanno voluta o dovuta affrontare) che non li vedranno neanche col binocolo. Parliamo di Raisat Extra, Raisat Cinema, Raisat Prem1um, Raisat YoYo. E come mai invece Mediaset Plus, il canale satellitare del biscione, rimane al numero 123 del bouquet di Sky e non certo senza corrispettivo?
Per concludere, tutta questa operazione puzza... da qualunque parte la si osservi. A chi giova, quale profilo di legittimità esprime, quanta gente metterà in casa un altro decoder, l’ennesimo telecomando e una matassa inestricabile di cavi? Non sappiamo. Quello che sappiamo è che non si vede il vantaggio per la tv di Stato e per i suoi abbonati, anche se forse si percepisce quello di Mediaset visto lo stato stagnante e abbastanza fallimentare della propria pay tv sul digitale terrestre (per inciso, sarà un caso che la codifica di TivùSat è la stessa, cioè Nagravision, di Mediaset Premium?). Invece quanto alla pay per view di La7 (paghi solo ciò che vedi, esso sì un meccanismo veramente innovativo), poi ceduta agli svedesi di Dahlia, si può solo scrivere ciò che si annota per i giocatori che vanno in campo gli ultimi cinque minuti di partita: n.g. non giudicabile.
Nel frattempo nessun organo di informazione ha dato la notizia che dal 1 agosto è tornata visibile a tutti, via satellite (freq. 12303), la mitica Tele Capodistria, che in lingua italiana propone approfondimenti e documentari di rara qualità in tempi di squallidi reality, gratis o a pago che siano!

Qualcuno sostiene che l’operazione è un servizio pubblico, dovuto a chi non risulterà ben coperto dal segnale digitale terrestre.

Ma come si fa a ritenere (e spacciare) TivùSat come un “servizio pubblico”, quando gli stessi promotori affermano che la smart card per il decriptaggio ad oggi è diffusa soltanto in abbinamento obbligatorio con un decoder che giustamente alcuni ritengono a mercato nero, visto che è praticamente introvabile. Realizzare una piattaforma satellitare e non avere ancora pronta una card universale (common interface, come si definisce tecnicamente) da distribuire a tutti è come aprire al pubblico una pizzeria senza avere ultimato la costruzione del forno...
E che dire poi di tutti quei canali oltre ai citati Rai e Mediaset – Bbc World, France 24, Euronews, Sat 2000, ecc. ecc. – che chiunque senza dover soggiacere al ricatto del nuovo decoder e senza card già vedeva in chiaro tranquillamente, 4:3 o 16:9 che sia poco importa?
Ecco perché la decisione repentina e improvvida di dar vita in piena estate a TivùSat puzza da lontano un miglio. Si spiega solo come uno sgambetto a Sky, a cui personalmente non importa niente e di cui non abbiamo abbonamento.
La verità, come ha scritto un lettore del nostro forum http://noglobalizzazione.ilcannocchiale.it, è che si stanno moltiplicando i canali, molti dei quali codificati “a pago o (pseudo) gratisse” come diceva Totò, ma di qualitativamente buono, di innovativo, di coraggioso non c’è manco l’ombra. Come per la tecnologia che oggigiorno offre mille strumenti per comunicare... ma nella maggior parte dei casi la gente non ha più niente di importante da dirsi!!!

Per concludere, chiunque non abbia interessi in ballo e sia un po’ pratico dell’argomento, può spiegarci come mai tutt’ora la maggior parte dei negozi di elettrodomestici non dispone ancora dei decoder “TivùSat”, come mai sui televideo di Rai e Mediaset - ad oggi - non v’è traccia della piattaforma inciuciata e nei relativi siti internet va cercata col lanternino? Come mai i canali Raisat, prima nel bouquet di Sky, non sono trasferiti sic et simpliciter sui mux digitali terrestri della Rai? Come mai dal dipartimento delle comunicazioni (ex ministero delle comunicazioni) brancolano nel buio e, nelle loro email di risposta ai cittadini, non sanno spiegare se e quando le card e le cam common interface saranno disponibili per tutti gli abbonati alla tv di Stato senza dover pagare la gabella del nuovo ed ulteriore decoder???
O la spiegazione è in effetti il dubbio che poniamo sin dall’inizio, ovvero che si tratta di una sfacciata operazione politica/economica di disturbo a Sky, punto e basta?
Chissà se la Corte dei Conti o qualche Procura non avranno niente da approfondire...

 

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