futuro ieri

CRITICA  LOCALE

Periodico cartaceo e telematico ~ Anno V ~ Numero 6 ~ Inverno 2006

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LA VERGOGNA DI QUESTO INDULTO

Come hanno votato i nostri dipendenti parlamentari:

CAMERA (Selezionare la Legge n. 241 e poi cliccare “Ricerca votazione”)

SENATO (Considerare la votazione finale ovvero la n. 23, ottava colonna)

Le strutture americane, ormai puro segno di sudditanza

di Massimo Fini  Il Gazzettino - 9 febbraio 2007

Dopo 'Ederle 2' è scoppiato un caso 'Sigonella 2', la base americana in Sicilia che dovrebbe essere ampliata con trecento nuove villette per ospitare altri settemila soldati. Ciò ha provocato la reazione furibonda della cosiddetta sinistra radicale, spaccature nell'Unione, accuse del centrodestra al governo di non essere in grado di tenere una coerente politica estera. Spettacolini già visti.
A mio avviso la vicenda delle basi americane in Italia non può essere affrontata episodicamente, allarmandosi perché questa o quella viene ampliata e facendo del pacifismo sterile e a tutto campo, ma va valutata alla luce della più generale questione, storicamente inquadrata, dei rapporti fra Europa e Stati Uniti.
Certo sono ben strane alleanze quelle degli Stati Uniti con i Paesi collegati e non solo con l'Italia. Loro possono avere basi militari, anche nucleari, in tutti i Paesi alleati, questi nemmeno un soldato sul suolo americano. Più che alleanze sembrano, e sono, sudditanze. Ma c'è una ragione storica. Finché è esistita l'Unione Sovietica questa alleanza sperequata con gli Stati Uniti, e quindi anche la presenza delle loro basi con pesanti limitazioni delle sovranità nazionali dei Paesi che le ospitano, era indispensabile perché solo gli americani avevano il deterrente atomico necessario per dissuadere l'«orso russo» dal tentare avventure militari nell'Europa dell'Ovest. Era chiaro cioè che se i sovietici avessero osato sganciare un'atomica su Bonn o su Londra o su Milano, missili nucleari americani, partendo innanzitutto dalle basi Usa in Europa, si sarebbero diretti su Mosca. O, quantomeno, pareva chiaro fin quando Ronald Reagan, a metà degli anni Ottanta, in un momento di brutale franchezza o di disattenzione, non si lasciò sfuggire che l'Europa "poteva essere teatro di un conflitto nucleare limitato". Era cioè ipotizzabile che Usa e Urss si facessero una guerra nucleare per interposta Europa, dell'Est e dell'Ovest, senza colpirsi direttamente.
Tuttavia, nonostante queste inquietanti dichiarazioni, l'ombrello nucleare steso sull'Europa ha funzionato. E' ovvio che gli Stati Uniti, giustamente dal loro punto di vista, han fatto pagare ai Paesi europei, fra cui l'Italia, questa loro protezione, o supposta tale, con una sudditanza militare, politica, economica e, alla fine, anche culturale.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, nel 1989, questa sudditanza e queste basi americane sul suolo europeo diventano solo un fastidioso pedaggio e un'umiliante limitazione della sovranità nazionale degli alleati (tutti ricordano sicuramente la vicenda del Cermis, ma si potrebbero ricordare anche le decine di ragazze napoletane stuprate da militari americani, crimini rimasti impuniti perché le basi, e i loro occupanti godono del regime di extraterritorialità). Pedaggio che non ha più alcuna contropartita.
Oggi queste basi non sono solo più fastidiose e umilianti. Sono diventate un pericolo. Perché con l'attuale aggressività americana un Paese alleato ci mette pochissimo a diventare "poco affidabile", basta che non ubbidisca in tutto e per tutto e, da qui, un niente per passare nella lista nera degli 'Stati canaglia'. Per cui, in un futuro non poi così lontano, potremmo trovarci in conflitto con gli Stati Uniti ma paralizzati, nelle nostre decisioni, dalla presenza sul territorio delle loro minacciose basi e da decine di migliaia dei loro soldati.

 

UCCIDETE LA DEMOCRAZIA!

L'inchiesta del settimanale "Diario" sulle elezioni di aprile 2006,

secondo cui l'esito sarebbe stato taroccato. E l'Unione tace?

L'ARTICOLO

 

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Una tv libera, un caso di (stra)ordinaria ingiustizia "EUROPA 7", da sapere...

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