futuro ieri

CRITICA LOCALE

Periodico cartaceo e telematico

Anno I ~ Inverno 2003

 

AFRICA

di Massimo Fini

da La Nazione 7.10.2003

 

Di fronte all'immane tragedia degli immigrati clandestini, di cui la strage di Lampedusa non è che l'ultimo episodio, il nostro ministro degli Interni, Beppe Pisanu, colpito e sinceramente turbato, ha affermato "è in gioco la coscienza civile dell'Europa". Nello stesso giorno della tragedia di Lampedusa il presidente Ciampi riceveva al Quirinale un folto gruppo di imprenditori italiani che lavorano all'estero, soprattutto in Paesi del Terzo Mondo, elogiandoli e invitandoli a investire i loro profitti in Italia.

Le due cose sono strettamente collegate. E' proprio l'imprenditoria occidentale, compresa ovviamente quella italiana, e il nostro modello di sviluppo che esportato in quei Paesi li devasta economicamente, socialmente, esistenzialmente riducendo quelle popolazioni alla disperazione e, spesso, alla fame. Non è pensabile che centinaia di migliaia di uomini e donne rischino la vita propria e dei propri figli, spesso perdendola nelle situazioni più atroci, semplicemente perché attratti dalle bellurie della nostra "way of life". Non si mette in gioco la vita per un telefonino. Queste persone corrono disperatamente verso di noi perché non possono più vivere dove sono nate. La nostra economia aggressiva ed espansionista ha distrutto i loro modelli culturali, sociali, economici.

Bisogna smetterla con la menzogna che la fame nel Terzo Mondo è sempre esistita. L'Africa, per esempio, è stata alimentarmente autosufficiente fino agli inizi degli anni Settanta. Si viveva di economia di sussistenza, cioè di autoproduzione e di autoconsumo, ma si viveva. Costretta ad integrarsi nell'economia mondiale, dove noi dominiamo, quella gente è stata ridotta alla fame. Alcuni mascalzoni vi speculano organizzando i viaggi di questi disperati. Ma non lo potrebbero fare se non ci fossero i disperati. Il problema non sono gli scafisti. Ancora più infame è l'idea di bloccare, attraverso accordi bilaterali, quella gente nei Paesi d'origine. Vorrebbe dire costringerli a morire là perché le nostre "anime belle" non sopportano di vederli morire qua. Noi dobbiamo renderci conto, una volta per tutte, che è la pervasività del nostro modello che affama questa gente. Se non possiamo più tornare indietro, perché abbiamo bisogno dei loro mercati, per quanto poveri, delle loro braccia da pagar niente, delle loro risorse, allora la sola soluzione per salvare "la coscienza civile dell'Europa" è accettare che questa gente venga qua liberamente e alla luce del sole. Il resto son solo lacrime di coccodrillo.

 

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