futuro ieri

CRITICA  LOCALE

Periodico cartaceo e telematico ~ Anno V ~ Numero 7 ~ Inverno 2007

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

LA VERGOGNA DI QUESTO INDULTO

Come hanno votato i nostri dipendenti parlamentari:

CAMERA (Selezionare la Legge n. 241 e poi cliccare “Ricerca votazione”)

SENATO (Considerare la votazione finale ovvero la n. 23, ottava colonna)

I Talebani non sono terroristi

di Massimo Fini  Inedito - 19 marzo 2007

Sul Corriere della Sera dell’11/3 Angelo Panebianco ha scritto, papale papale: “Quella che, ancora poche settimane fa, si poteva presentare agli italiani, in un modo quasi rassicurante, come una “missione di pace e di ricostruzione dell’Afghanistan”, si mostra per ciò che di fatto è diventata: una missione di guerra”.
Ora, questo è in patente e clamoroso contrasto con la nostra Costituzione che all’articolo 11 proclama solennemente: “L’Italia ha ripudiato la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Panebianco (e tutti quelli che la pensano come lui) si copre affermando che la missione è “benedetta dall’Onu”. E qui ci sono da fare due osservazioni. Una è formale. Nessuna risoluzione Onu può superare un articolo della Costituzione italiana. La seconda è sostanziale. Non si può infischiarsene dell’Onu quando fa comodo e richiamarsi alla sua autorità quando fa altrettanto comodo. L’attacco della Nato alla Jugoslavia del 1999, cui partecipammo anche noi (governo D’Alema) avvenne contro la volontà dell’Onu e in spregio del principio di diritto internazionale, fino ad allora mai messo in discussione da nessuno, della non ingerenza degli affari interni di uno Stato sovrano. E così è stato in Iraq. Spiace dirlo, ma sono stati proprio gli Stati Uniti a distruggere ogni autorità e credibilità dell’Onu.
Panebianco afferma che un ritiro delle truppe occidentali, e quindi un successo dei Talebani, significherebbe darla vinta al terrorismo. Si può pensare quello che si vuole dei Talebani, gli ‘studenti delle Madrasse’, ma in nessun modo si può scambiare il loro movimento con un movimento terrorista. Ebbero il merito di sconfiggere i ‘signori della guerra’ che, dopo la sconfitta sovietica, spadroneggiavano in Afghanistan, ammazzando, taglieggiando, rapinando, rubando, stuprando, e di riportare la legge e l’ordine, sia pure una dura legge e un duro ordine, nel Paese. Ed ebbero l’appoggio della stragrande maggioranza della popolazione che non ne poteva più delle prepotenze e della violenza del tutto arbitrale e senza legge (la Saharia è almeno una legge e uno può regolarsi) dei ‘signori della guerra’ molti dei quali oggi siedono nel governo Karzai che è alle dirette dipendenze dell’Amministrazione americana come tutti sanno e come è stato ammesso dallo stesso Karzai in un’intervista al “The New Yorker” del luglio 2005.
Non c’era un solo afgano nei commandos che attaccarono le Torri Gemelle, e non è stato trovato un solo afgano nelle cellule, vere o presunte, da Al Quaeda. Gli afgani, talebani o no, sono dei guerrieri, crudeli e feroci anche, ma alla loro cultura è estraneo il terrorismo, tanto più quello kamikaze. Nei dieci anni di guerra contro l’Unione Sovietica, pur in una lotta impari, non si è registrato un solo atto di terrorismo, né dentro l’Afghanistan né fuori. E se dal 2006 hanno cominciato anche loro ad utilizzare questi mezzi arabi, ‘iracheni’, è per l’esasperazione e la frustrazione di trovarsi davanti combattenti che non combattono, ma macchine, come gli aerei Predator e Dardo muniti di micidiali missili ma senza equipaggio perché pilota, copilota e bombardiere se ne stanno comodamente seduti davanti ad una consolle a Nellis nel Nevada. Peraltro questi atti, se si raffronta la situazione afgana con quella irachena, sono ancora sporadici perché il mullah Omar è contrario ad attacchi “che colpiscono innocenti” (sono parole sue) e ha già degradato una volta Dadullah per esservi ricorso, così come rinunciò a colpire i seggi durante le elezoni-farsa del 1° settembre 2005 perché, come fece dire ad un suo portavoce, “il rischio di colpire civili è troppo alto”. Poi le esigenze della guerra contro forze occupanti così superiormente armate hanno preso il sopravvento (il settore dove i Talebani hanno riscosso il maggior successo è proprio quello comandato da Dadullah). La colpa dei Talebani è di essersi trovati in casa, al momento dell’attacco alle Torri Gemelle, Bin Laden, che peraltro era stato messo lì e foraggiato dagli americani in funzione antisovietica. Ma questo ricchissimo ed ambiguissimo califfo saudita era un problema anche per loro. Tanto è vero che quando Bill Clinton propose ai Talebani di ucciderlo si dimostrarono disponibili. Il braccio destro di Omar, Wakij Ahmed, incontrò segretamente due volte, il 28 novembre e il 18 dicembre del 1998, Bill Clinton e gli propose di fornirgli le coordinate esatte del luogo dove si trovava Bin Laden. Ma la responsabilità, spiegò Wikij, dovevano assumersela gli americani, lasciando fuori il governo di Kabul, perché Osama aveva costruito ospedali, scuole, strade, ponti, godeva quindi di grande prestigio fra la popolazione che non avrebbe accettato la sua uccisione per mano talebana. Ma all’ultimo momento Clinton, che pur aveva preso l’iniziativa, rinunciò.
In ogni caso sono passati sei anni, Bin Laden non è stato preso, e non è più decente dire che gli americani e i loro alleati sono ancora in Afghanistan per dargli la caccia. Sono truppe di occupazione, così li considera l’88% dei maschi afgani interpellati dal britannico Senlis, uno dei più importanti centri studi di politica internazionale. Né è lecito dire che, Bin Laden o no, stiamo facendo la guerra ad Al Quaeda. Secondo lo stesso Senlis “nel movimento insurrezionale afgano... Al Quaeda non riveste un ruolo significativo”. E non è più nemmeno una questione talebana, ma è la rivolta di un popolo fiero ed orgoglioso che non ha mai accettato occupazioni di stranieri, che li ha sempre cacciati come fece con gli inglesi e, recentemente, con gli invasori sovietici. Non è più una guerra talebana, è una guerra di popolo, dove i Talebani si mischiano a coloro che talebani non sono mai stati. Questo è quello che abbiamo ottenuto dopo sei anni di un’occupazione non meno vergognosa di quella sovietica: far diventare talebano anche chi talebano non lo è mai stato ed anzi i Talebani li detestava. Davvero una bella performance.
E noi italiani, che abbiamo fatto della nostra Resistenza un mito, anche eccessivo per la verità, in nome di schemi mentali che sono nostri, di istituzioni che sono nostre, di una concezione della vita e della morte che è nostra, di un modo di concepire la famiglia e il ruolo che in essa vi ha la donna che è nostro, ma che non è loro, dovremmo far la guerra ad un popolo che lotta per la propria libertà dallo straniero quando la Costituzione scrive che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offeso alla libertà degli altri popoli”? Ma lasciamola stare, quella gente. Lasciamola stare.

 

UCCIDETE LA DEMOCRAZIA!

L'inchiesta del settimanale "Diario" sulle elezioni di aprile 2006,

secondo cui l'esito sarebbe stato taroccato. E l'Unione tace?

L'ARTICOLO

 

  QUI le nostre recensioni 

  QUI la lettera di Ralph Nader 

 

Ogni Giovedì alle 21,00 su Rai 2 Michele Santoro (e Marco Travaglio) in "ANNOZERO", da non perdere!

› Per leggere i numeri arretrati clicca QUI

› Per tornare alla pagina principale clicca QUI