CRITICA LOCALE
LA LETTERA DI RALPH NADER ( nostra esclusiva la versione italiana ) |
[18 Febbraio 2011] Nell’Interesse Pubblico L’ora Di Rovesciare i Dittatori Multinazionali Di Ralph Nader I 18 giorni di proteste non violente Egiziane per la libertà sollevano la domanda: l’America è la prossima? Se ci fossero ancora Thomas Jefferson e Thomas Paine in giro, probabilmente direbbero “che cosa stiamo aspettando?” Essi sarebbero atterriti dalla concentrazione del potere economico e politico in queste poche mani. Ricordate quanto spesso questi due uomini misero in guardia sul potere concentrato. La nostra Declaration of Independence (1776) elencò le rivendicazioni contro Re Giorgio III. Un buon numero di esse potevano essere fatte contro “Re” George W. Bush che non solo gettò da una parte l’autorità congressuale di fare la guerra sotto la Costituzione ma con delle bugie immerse la nazione in guerre illegali estese che lui condusse in violazione della legge internazionale. Persino studiosi del diritto conservatori come i Repubblicani Bruce Fein e l’ex Giudice Andrew Napolitano credono che lui e Dick Cheney sarebbero ancora incriminabili per la guerra e gli altri crimini collegati. La conservatrice American Bar Association spedì a G. W. Bush 3 “libri bianchi” nel 2005-06 che documentarono le sue violazioni della Costituzione che aveva giurato di rispettare. Qui in USA, il sistema politico è una dittatura a due partiti il cui sistema gerrymandering viene ad essere nella gran parte dei distretti elettorali un dominio feudale di un partito. I 2 partiti bloccano la libertà dei terzi partiti e dei candidati indipendenti di avere uguale accesso ai ballottaggi e ai dibattiti. Un’altra barriera alle elezioni democratiche competitive è il grande denaro, in gran parte commerciale in origine, il quale immerge tanti politici nella codardia e nel disimpegno. I nostri rami legislativi ed esecutivi, ai livelli statali e federali, possono giustamente essere chiamati regimi corporativi. C’è corporativismo dove il governo è controllato dal potere economico privato. Il Presidente Franklin Delano Roosevelt chiamò questo dominio “fascismo” in un messaggio formale al Congresso nel 1938. Il corporativismo esclude il popolo e apre la generosità governativa pagata dai contribuenti alle multinazionali insaziabili. Notate come ogni decennio i salvataggi, i sussidi, le carità, gli omaggi e le esenzioni fiscali per il grande affare diventano più grandi. La parola “trilioni” è sempre più usata, come misura dell’aiuto di Washington ai truffatori e agli speculatori di Wall Street che saccheggiano i risparmi e le pensioni del popolo. Non è come se queste imprese giganti dimostrassero qualche gratitudine alla gente che li salva ancora una volta. Al contrario, le imprese USA velocemente lasciano il paese in cui esse erano state costituite e dove avevano prosperato. Queste società che furono fatte sulle spalle dei lavoratori Americani, spedono tanti milioni di posti di lavoro e intere industrie in regimi stranieri repressivi lontani, come quello della Cina. Nel Settembre 2000 oltre il 70% degli Americani disse in un sondaggio di Business Week che le lobbies avevano “troppo controllo sulle loro vite”. Ciò è peggiorato con l’aumento del crimine e della corruzione societaria in questo decennio. Wal-Mart importa più di $20 miliardi l’anno di merci degli sfruttatori cinesi. Quasi un milione di lavoratori Wal-Mart guadagna meno di $10.50 l’ora lorde – molti sono nella fascia degli $8 l’ora. Intanto il CEO di Wal-Mart guadagna quasi $11.000 l’ora più i benefici e i premi. Questo scenario va in metastasi attraverso l’economia. 1 lavoratore su 3 in USA guadagna dei salari a livello di Wal-Mart. 50 milioni di persone non hanno la tutela sanitaria e quasi 45.000 muoiono ogni anno perché non possono pagare le diagnosi e le cure. La povertà infantile sale mentre il reddito dei proprietari di case cade. Disoccupazione e sotto occupazione sono vicine ai livelli del 20%. Il salario minimo federale, aggiustato all’inflazione dal 1968, sarebbe ora di $10.00 l’ora. Al contrario è a $7,25. Ancora l’1% dei più ricchi Americani hanno una ricchezza finanziaria equivalente al 95% della parte bassa del popolo. I profitti delle multinazionali e i compensi dei capi societari sono a livelli record. Nel mentre le imprese, escluse le finanziarie, sono sedute su 2 trilioni di dollari in cassa. Il 7 Febbraio, il Presidente Obama ci mostrò dove è il potere camminando per Lafayette Park dalla White House fino ai quartieri generali della Camera di Commercio degli USA. Davanti a un pubblico folto di CEO, lui li invitò ad investire di più nei lavori in America. Immaginate i CEO di mega imprese privilegiate, viziate, spesso aiutate e in impiccio con la legge seduti la mentre il Presidente fece la riverenza. Con Bill Clinton negli anni Novanta, le lobbies societarie strinsero la loro stretta sul nostro paese lubrificando via Congresso sia il NAFTA che gli accordi del World Trade Organization che subordinò la nostra sovranità e i lavoratori al governo globale delle “corporations”. Tutto questo si somma al senso crescente di impotenza della cittadinanza. Essi provano centinaia di migliaia di morti evitabili e molti più ancora feriti ogni anno nei posti di lavoro, nell’ambiente e nei luoghi del mercato. Grandi bilanci e le tecnologie non riducono tali incidenti costosi, al contrario vanno al grande affare di esagerate minacce alla sicurezza. Nel frattempo il deficit di ObamaBush che finanziò le guerre in Afganistan e Iraq ha distrutto queste nazioni, i nostri lavori pubblici qui, vedi i trasporti di massa, le scuole e le cliniche in rovina per mancanza di riparazioni. Gli sfratti continuano ad aumentare. La servitù del debito dei consumatori li spoglia del controllo dei loro soldi con i contratti scritti in piccolo; le valutazioni e i punti del credito stringono il nodo dei bilanci della famiglia. Metà della democrazia è in mostra. Troppi Americani, disperatamente, non si “mostrano” ai sondaggi, ai comizi, alle marce, nei tribunali o alle sedute del consiglio comunale. Se “noi il popolo” vogliamo riaffermare la nostra sovranità costituzionale più giusta sul nostro paese – possiamo iniziare dal radunare noi stessi nelle piazze pubbliche e intorno alle costruzioni gigantesche dei nostri legislatori. In un paese che ha così tanti problemi non si ha diritto a così tante soluzioni se non ci si applica; tutte le cose sono possibili quando il popolo comincia a guardare a se stesso per il potere necessario a produrre una società giusta. ------------------------------------------------- Dite agli amici di visitare Nader.Org e di iscriversi a E-Alerts.Tradotto da Franco Allegri il 31/07/2011 |
[February 18 2011] In The Public Interest Time to Topple Corporate Dictators
The 18 day non-violent Egyptian protests for freedom raise the question: is America next? Were Thomas Jefferson and Thomas Paine around, they would likely say “what are we waiting for?” They would be appalled by the concentration of economic and political power in such a few hands. Remember how often these two men warned about concentrated power. Our Declaration of Independence (1776) listed grievances against King George III. A good number of them could have been made against “King” George W. Bush who not only brushed aside Congressional War-making authority under the Constitution but plunged the nation through lies into extended illegal wars which he conducted in violation of international law. Even conservative legal scholars such as Republicans Bruce Fein and former Judge Andrew Napolitano believe he and Dick Cheney still should be prosecuted for war and other related crimes. The conservative American Bar Association sent George W. Bush three “white papers” in 2005-2006 that documented his distinct violations of the Constitution he had sworn to uphold. Here at home, the political system is a two-party dictatorship whose gerrymandering results in most electoral districts being one-party fiefdoms. The two Parties block the freedom of third parties and independent candidates to have equal access to the ballots and to the debates. Another barrier to competitive democratic elections is big money, largely commercial in source, which marinates most politicians in cowardliness and sinecurism. Our legislative and executive branches, at the federal and state levels, can fairly be called corporate regimes. This is corporatism where government is controlled by private economic power President Franklin Delano Roosevelt called this grip “fascism” in a formal message to Congress in 1938. Corporatism shuts out the people and opens governmental largesse paid for by taxpayers to insatiable corporations. Notice how each decade the bailouts, subsidies, hand-outs, giveaways, and tax escapes for big business grow larger. The word “trillions” is increasingly used, as in the magnitude of the rescue by Washington of the Wall Street crooks and speculators who looted the peoples’ pensions and savings. It is not as if these giant companies demonstrate any gratitude to the people who save them again and again. Instead, U.S. companies are fast quitting the country in which they were chartered and prospered. These corporations, which were built on the backs of American workers, are shipping millions of jobs and whole industries to repressive foreign regimes abroad, such as China. Over 70 percent of Americans in a September 2000 Business Week poll said corporations had “too much control over their lives.” It’s gotten worse with the last decade’s corporate corruption and crime wave. Wal-Mart imports over $20 billion a year in products from sweatshops in China. About a million Wal-Mart workers make under $10.50 per hour before deductions - many in the $8 an hour range. While Wal-Mart’s CEO makes about $11,000 a hour plus benefits and perks. This scenario has metastasized through the economy. One in three workers in the U.S. makes Wal-Mart level wages. Fifty million people have no health insurance and every year about 45,000 die because they cannot afford diagnosis or treatment. Child poverty is climbing as household income falls. Unemployment and underemployment are near 20% levels. The federal minimum wage, adjusted for inflation since 1968, would be $10.00 per hour now. Instead, it is $7.25. Yet one percent of the richest Americans have financial wealth equivalent to the bottom ninety-five percent of the people. Corporate profits and compensation of corporate bosses are at record levels. While companies, excluding financial firms, are sitting on two trillion dollars in cash. On February 7, President Obama showed us where the power is by walking across LaFayette Park from the White House to the headquarters of the U.S. Chamber of Commerce. Before a large audience of CEOs, he pleaded for them to invest more in jobs in America. Imagine, CEOs of pampered, privileged mega-companies often on welfare and in trouble with the law sitting there while the President curtsied. With Bill Clinton in the Nineties, corporate lobbies tightened their grip on our country by greasing through Congress both NAFTA and the World Trade Organization agreements that subordinated our sovereignty and workers to the global government of corporations. All this adds to the growing sense of powerlessness by the citizenry. They experience hundreds of thousands of preventable deaths and many more injuries every year in the workplace, the environment, and the marketplace. Massive budgets and technologies do not go to reduce these costly casualties, instead they go to the big business of exaggerated security threats. While the ObamaBush deficit-financed wars in Afghanistan and Iraq have been destroying those nations, our public works here, such as mass transit, schools and clinics crumble for lack of repairs. Foreclosures keep rising. The debt servitude of consumers is stripping them of control of their own money as fine print contracts, credit ratings and credit scores tighten the noose on family budgets. Half of democracy is showing up. Too many Americans, despairingly, are not “showing up” at the polls, at rallies, marches, courtrooms or city council meetings. If “we the people” want to reassert our proper constitutional sovereignty over our country - we can start by amassing ourselves in public squares and around the giant buildings of our rulers. In a country that has so many problems it doesn’t deserve and so many solutions that it doesn’t apply; all things are possible when people begin looking at themselves for the necessary power to produce a just society. ------------------------------------------------- Tell your friends to visit Nader.Org and sign up for E-Alerts. |
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SOMMARIO DELLE ULTIME LETTERE:
194 - Le Istituzioni Civiche Essenziali per la Rivoluzione dell’Egitto
193 - “Il Tempo per la Democrazia in Egitto”
192 - Lettera Aperta al Presidente Obama sui diritti di voto nel distretto di Columbia (a partire dall'Egitto)
191 - L'abuso di antibiotici in USA
190 - L’azzardo di King (sindacati in USA)
189 - Lettera Aperta al Presidente Obama (sul lavoro, il salario e il nucleare)
188 - Sfidate la destra delle multinazionali e la copertura unilaterale dei media
187 - Cinguettando Continuamente sul Tempo (contro il consumismo tecnologico)
186 - La frode dell’industria farmaceutica
185 - Wikimania e il Primo Emendamento (sulle reazioni alle divulgazioni di Wikileaks)
184 - Maggioranza di Uno (sulla maratona di oratoria politica e denuncia sociale del Sen. Bernie Sanders)
183 - Delirio Istituzionale (critica ai repubblicani USA)
182 - Mancare il Bersaglio sui Deficits
181 - Il mio amico Barack (Nader scrive una lettera immaginaria di George Bush a Obama)
180 - Da USA TODAY --- Nader: il TSA esprime la nuda insicurezza
179 - Su Bush nel dettaglio (sul suo libro e contro la sua presidenza)
178 - I Democratici Dissipano il Voto Oscillante
177 - La strada per la schiavitù multinazionale (l'appello per le elezioni di mid - term di Nader)
176 - Dieci domande per i Tea Partiers
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Le lettere di Nader sono pubblicate anche su Empolitica.com!
Tra i molti scritti precedenti segnalo quello sulle multinazionali e le profezie di Ross Perot.
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