CRITICA LOCALE
LA LETTERA DI RALPH NADER ( nostra esclusiva la versione italiana ) |
[30 luglio 2010] La guerra in Afganistan vista dagli USA* di Ralph Nader La guerra in Afganistan è vicina a compiere 9 anni – la più lunga nella storia americana. Dopo che gli USA rovesciarono facilmente il regime Talebano nell’Ottobre 2001, il Talebano, a detta di tutti, è tornato più forte e più severo abbastanza da controllare oggi almeno il 30% del paese. Durante questi anni le vittime, le armi e le spese USA sono arrivate a livelli record. Le guerre d’oltremare USA hanno conseguenze diverse quando manca l’autorità costituzionale, la tassa di guerra, la leva militare, la copertura di stampa regolare sul terreno, la supervisione del Congresso, la contabilità dei costi e, importantissimo, il consenso affermativo dei governati che sono, indipendentemente dalle famiglie dei militari, poco informati. Questa è guerra alla Matrix e asimmetrica. E’ una guerra definita da un intrigo complesso, alleanze mutevoli, motivazioni cambiate, corruzione cronica, morti civili causate da lontano, barriere linguistiche ed etniche insuperabili e conflitti sub tribali. E’ fatta dai signori della guerra, milizie, bande criminali, forze speciali di squadre della morte discrezionali. Milioni di civili sono impoveriti, terrificati e vivono con i disordini violenti. Non c’è un governo centrale per dialogare. La White House usa le illusioni delle strategie e delle tattiche per guadagnare tempo. In Afganistan, il cimitero storico degli invasori, la speranza produce l’infernale. I generali vestiti con cura – che con probabilità mai sarebbero entrati in tale pasticcio se loro, non i neocon civili riformati alla leva nel regime Bush, avessero fatto la chiamata – una scarpinata nota fino al Congresso per parlare. Là loro sospendono i loro rapporti di status, mantenendo le speranze vive, mentre i politici con codardia lodano il loro coraggio. Il Generale David Petraeus potrebbe ricevere l’Academy Award a Hollywood l’anno prossimo, per come non dice quello che pensa realmente, da soldato obbediente quale è. Ascoltate il Generale Stanley A. McChrystal: non conosciuto per la sua troppa delicatezza. Lui parla dei morti e feriti civili ai punti di controllo militari, dice: “Noi abbiamo sparato a un numero sbalorditivo di persone, ma a mia conoscenza, nessuno ha mai dimostrato di essere una minaccia”. Sul terreno sono 100.000 soldati USA con altri 100.000 contrattisti societari. I costi umani ed economici sono alti. Secondo James Jones della CIA – consigliere per la sicurezza nazionale di Obama – e altro ufficiale, ci sono solo da 50 a 100 militanti di Al Qaeda in Afganistan e da 300 a 400 membri del gruppo in Pakistan. Gli altri sono dispersi in altre nazioni o davvero nascosti nella popolazione. Gli affiliati di Al Qaeda sono emersi nella penisola Arabica del Sud, in Somalia, in Nord Africa, in Indonesia e in altre località. C’è qualcosa di storto in questa asimmetria. Il numero di Talebani non superiore ai 30.000 guerrieri irregolari con motivazioni decisamente miste si concentrano interamente laggiù, non verso il continente USA. Il Presidente Obama descrive il Talebano come “una miscela di ideologi irriducibili, capi tribali, ragazzi che di base sono ingaggiati perché è il miglior lavoro disponibile per loro. Non tutti tra loro stanno pensando la stessa cosa sul governo Afgano e sul futuro dell’Afganistan. E così noi andremo a scegliere come collocare questi discorsi”. Ad aiutare Obama a “collocare” ci sono i droni che fanno saltare le assemblee civili – per errore certamente – distruggono i militanti sospetti spesso scegliendoli a caso tra gli altri nativi perché invidiosi o con trasferimento di denaro. L’Elicottero d’attacco e i caccia diffondono la devastazione e il terrore tra la popolazione. “Le forze speciali” entrano nel cuore del Pakistan per missioni segrete di mutilazione. Il risentimento locale e la rabbia continuano a ricadere sugli occupanti USA. L’esercito USA caricato con orgoglio con fogli da cento dollari paga vari personaggi di credibilità incerta. Allo stesso tempo, i rappresentanti di Obama accusano con regolarità il Presidente Garzai di corruzione dilagante. Nel mezzo, Americani civili e l’USAID cercano di scavare pozzi e costruire cliniche e scuole che potrebbero non stare a lungo nel mondo crepuscolare, violento e anarchico delle aree tribali afgane. Più forze militari sono attese per liberare la strada all’assunzione dei doveri governativi e alla sicurezza per il 2014 da un governo centrale che non è centrale e neppure governativo. I locali rifiutano il tentativo del governo di riscuotere le tasse, e sopravvivono ancora coltivando papaveri (oppio). All’inizio del 2001, George W. Bush assegnò ai Talebani $40 milioni per schiacciare il commercio di papavero; oggi l’Afganistan è il narco produttore numero 1 nel mondo. I soldati USA camminano oltre i campi di papaveri per non inimicarsi i nativi. I dollari USA pagano i signori della guerra e i Talebani per non far saltare in aria i convogli USA che passano i passi montani, alcuni portano carburante che costa al contribuente $400 al gallone di spedizione. I Talebani ricevono metà dell’elettricità dalla centrale fatta dagli USA e riscuotono il conto elettrico mensile nelle loro aree. L’elettricità e il denaro in più servono ai Talebani per lottare contro i soldati Americani e Inglesi. Lo scorso anno, oltre 3 miliardi di $ in contanti se ne andarono dall’aeroporto di Kabul in modo non rintracciabile mentre miliardi di $ USA fluivano a Kabul per scopi non documentati. L’amministrazione Obama – con un enorme arsenale d’armi super-moderne in mano – dice ancora che non c’è soluzione militare e che solo una sistemazione politica finirà il conflitto nonostante lotti contro “insorgenti” che hanno fucili, granate a innesco e panciotti suicidi. Dice ciò al popolo Afgano che soffre per gli scontri faziosi e brutali fatti dagli Americani e dalla coalizione di occupanti e invasori. Per loro, c’è uno scollegamento tra quello che Obama fa e ciò che dice e vuole. Nel frattempo, la guerra s’espande di più in Pakistan e le sue politiche turbolenti generano altro odio contro gli Americani. Queste persone non avevano a che fare con 11/9 così perché, si chiedono, gli Americani fanno saltare in aria i loro vicini? Il Presidente Obama dice che i soldati inizierebbero a tornare a casa dal luglio 2011: ciò dipendente dalle condizioni sul terreno. Vuole i comandanti Talebani, che distrugge uno ad uno per accordare le negoziazioni con Kabul che richiede la loro sottomissione. La sua formula è pace attraverso più guerra. Ma i Talebani non sono noti per arrendersi. Essi conoscono il terreno dove vivono e credono che essi possono logorare Obama malgrado le forze speciali USA e i droni credano di rimanere laggiù per anni. Il Congresso – una lontana macchia d’inchiostro – deve far valere la sua autorità costituzionale sui bilanci e la politica verso la guerra. I membri sono regolari vidimatori dell’avventatezza della White House sotto Bush e Obama. Inoltre nulla accadrà senza che qualche milione di Americani qui a casa batta i piedi, inizi a marciare e urli per far finire gli effetti controproducenti: le costose invasioni dell’Iraq e dell’Afganistan per concentrarsi sui bisogni dell’America qui a casa. --------------------------------- Dite agli amici di visitare Nader.Org e di iscriversi a E-Alerts.* l'originale era senza titolo Tradotto da Franco Allegri il 06/12/2010 |
[July 30 2010] (Senza titolo) By Ralph Nader The war in Afghanistan is nearly nine years old - the longest in American history. After the U.S. quickly toppled the Taliban regime in October 2001, the Taliban, by all accounts, came back stronger and harsher enough to control now at least 30 percent of the country. During this time, U.S. casualties, armaments and expenditures are at record levels. America’s overseas wars have different outcomes when they have no constitutional authority, no war tax, no draft, no regular on the ground press coverage, no Congressional oversight, no spending accountability and, importantly, no affirmative consent of the governed who are, apart from the military families, hardly noticing. This is an asymmetrical, multi-matrix war. It is a war defined by complex intrigue, shifting alliances, mutating motivations, chronic bribery, remotely-generated civilian deaths, insuperable barriers of language and ethnic and subtribal conflicts. It is fought by warlords, militias, criminal gangs, and special forces discretionary death squads. Millions of civilians are impoverished, terrified and live with violent disruptions. There is no central government to speak of. The White House uses illusions of strategies and tactics to bid for time. In Afghanistan, the historic graveyard of invaders, hope springs infernal. Neatly dressed Generals - who probably would never have gotten into this mess if they, not the civilian neocon, draft dodgers in the Bush regime, had made the call - regularly trudge up to Congress to testify. There they caveat their status reports, keeping expectations alive, while cowardly politicians praise their bravery. General David Petraeus could receive the Academy Award in Hollywood next year, as long as he doesn’t say what he really thinks, obedient soldier that he is. Listen to General Stanley A. McChrystal, not known for his squeamishness. Speaking of civilian deaths and injured at military checkpoints, he said: “We have shot an amazing number of people, but to my knowledge, none have ever proven to be a threat.” On the ground are 100,000 U.S. soldiers with another 100,000 corporate contractors. The human and economic costs are huge. According to the CIA, James Jones - Obama’s national security adviser - and other officials, there are only 50 to 100 Al Qaeda operatives in Afghanistan and 300 to 400 members of the group in Pakistan. The rest have scattered to other nations or just melded back into the population. Affiliates of Al Qaeda have emerged in the southern Arabian peninsula, Somalia, North Africa, Indonesia and other locales. There is something awry about this asymmetry. The Taliban number no more the 30,000 irregular fighters of decidedly mixed motivations entirely focused over there, not toward the U.S. mainland. President Obama describes the Taliban as “a blend of hard-core ideologues, tribal leaders, kids that basically sign up because it’s the best job available to them. Not all of them are going to be thinking the same way about the Afghan government, about the future of Afghanistan. And so we’re going to have to sort through how these talks take place.” Helping Obama “sort through” are drones blowing up civilian gatherings - by mistake of course - to destroy suspected militants often casually chosen by other natives because grudges or the transfer of money. Helicopter gunships and fighter planes spread havoc and terror through the populace. “Special forces” go deeper into Pakistan with their secret missions of mayhem. Local resentment and anger continues to boomerang against the U.S. occupiers. U.S. Army truckloads of hundred dollar bills are paying off various personages of uncertain reliability. At the same time, Obama’s representatives regularly accuse President Karzai of rampant corruption. In between, civilian Americans and USAID try to dig wells and construct clinics and schools that might not be there very long in the anarchic, violent, nightfall world of the Afghan tribal areas. More military force is expected to clear the way for the assumption of governmental duties and security in 2014 by a central government that is neither central, nor governmental. The locals loath the government’s attempt to collect taxes, and continue to survive by growing poppies (opium). In early 2001, George W. Bush awarded the Taliban $40 million for stamping out the poppy trade; now Afghanistan is the number one narco grower in the world. U.S. soldiers walk right past the poppy fields so as not to turn the locals against them. U.S. dollars pay warlords and the Taliban in order for them not to blow up U.S. conveys going through mountain passes, some carrying fuel that costs taxpayers $400 per delivered gallon. The Taliban receive half the electricity from a U.S. built power plant and collect the monthly electric bills in their controlled areas. The more electricity, the more money for the Taliban to fight the American and British soldiers. Last year, over three billion dollars in cash moved out of Kabul’s airport unaccounted for, while billions of US dollars flow into Kabul for undocumented purposes. Despite fighting against “insurgents” possessing rifles, propelled grenades and suicide vests, the Obama administration - with an arsenal of massive super-modern weaponry at hand - keeps saying there is no military solution and that only a political settlement will end the conflict. Tell that to the Afghan people, who suffer from brutal sectarian struggles fueled by American and coalition occupiers and invaders. To them, there’s a disconnect between what Obama does and what he says he wants. Meanwhile, the war spills ever more into Pakistan and its turbulent politics generates more hatred against Americans. These people had nothing to do with 9/11 so why, they ask, are the Americans blowing up their neighborhood? President Obama says the soldiers should start coming home in July 2011, depending on conditions on the ground. He wants the Taliban commanders, whom he is destroying one by one, to agree to negotiations with Kabul that requires their subservience. His formula is peace through more war. But the Taliban are not known to surrender. They know the terrain where they live and they believe they can wear Obama down, notwithstanding U.S. special forces and drones expected to stay there for years. Congress - an inkblot so far - needs to assert its constitutional authority over budgets and policy toward the war. Members are regular rubber-stamps of White House recklessness under Bush and Obama. Furthermore, nothing will happen without a few million Americans back home stomping, marching and bellowing to end the boomeranging, costly invasions of Iraq and Afghanistan and concentrate on America’s needs at home. --------------------------------- Tell your friends to visit Nader.Org and sign up for E-Alerts. |
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SOMMARIO DELLE ULTIME LETTERE:
161 - Le società non sono persone (gli impegni di Public Citizen)
160 - Il cattivo bipolarismo della California
159 - Se il Mississipi fa la sanità come l'Iran ......
158 - Libri da leggere in USA (e non solo)
157 - Martellare il povero e il vulnerabile
156 - 36 Domande per la Kagan, candidata alla corte Suprema
155 - La nuda insicurezza (sui rischi dei controlli negli aeroporti e il diritto al controllo alternativo)
154 - Teatro dell'assurdo a Washington (su sanità, Deepwater e guerra in Afganistan)
153 - Per la riscossa del giornalismo in USA
152 - Nader e la tragedia del Deepwater Horizon
151 - OTA: lo svuotò Gingrich e la devolution (sul caso Deepwater Horizon)
150 - Non c'è tempo per la difesa del consumatore (sulla riforma finanziaria di Obama - quinto articolo)
149 - Nell'Interesse pubblico - Cominciamo a conoscere Elena Kagan
148 - Il sostegno di Nader alla FCA (sulla riforma finanziaria di Obama - quarto articolo)
147 - La ricchezza per la giustizia (estendibile alla riforma finanziaria di Obama - terzo articolo)
146 - Rafforzate la gente! (sulla riforma finanziaria di Obama - secondo articolo)
145 - Nessun interesse per il risparmio (sulla riforma finanziaria di Obama - primo articolo)
144 - Lo stato miserabile della sicurezza in miniera
143 - Gli infortuni nei laboratori di genetica
142 - La decadenza USA e la forza delle lobbies*
141 - Idee contro la riforma sanitaria di Obama*
Le lettere di Nader sono pubblicate anche su Empolitica.com e spedite alle agenzie di stampa e culturali che sono libere di diffonderle!Meritano di essere letti anche molti scritti precedenti, tra i tanti segnalo quello sulle multinazionali e le profezie di Ross Perot.
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