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SI PARLA ANCORA DI PACE

sottofondo musicale J.S.Bach aria sulla IV corda dalla suite n. 3 in Re Maggiore esecuzione midi
Dr. Chew
Musica Sacra

Quotidianamente arrivo al posto di lavoro, attraverso una stradina ai margini di un piccolo campo di grano. Non posso dire di abitare in una metropoli e quindi godo anche di altri spazi verdi, ma tengo d'occhio questo piccolo campo quattro volte al giorno. Il mese scorso era ancora tutto verde, di un verde intenso, poi, giorno dopo giorno ha cominciato ad ingiallire. Oggi biondeggia. Eppure l'uomo non ha fatto nulla. La stagione lo ha mutato nei colori, e la natura ha maturato il suo grano. Oggi pure si parla di pace in Kosovo. La comunicazione non ha avuto il clamore di una dichiarazione di guerra, e la gente ha distolto l'interesse da questi eventi . E' da troppo tempo che ci parlano di morti, di bombe, di situazioni disastrose. Ci siamo creati una corazza protettiva come se si trattasse di spots pubblicitari, e la notizia della pace, se da un lato ci fa tirare un sospiro di sollievo, dall'altra ci fa dire...era ora. E' già ora di cambiare argomento! Solo la natura non si stanca mai. Ogni stagione si ripete all'infinito per produrre il pane di cui tutti abbiamo bisogno. Ma è pure della pace che ci dobbiamo nutrire tutti i giorni. La pace non è uno "status", è un valore che va conquistato giorno dopo giorno, è l'affermazione del bene sul male, su quel male che esiste ed esisterà sempre e che, pertanto va costantemente combattuto. Non ci si può adagiare sul benessere conquistato, non crediamo di poter raggiungere la perfezione della vita nell'illusione di avere tutto quello che ci viene proposto, più o meno consciamente. Impariamo dalle stagioni a rinnovarci, affinchè i frutti di cui dobbiamo cibarci, abbiano sempre un sapore nuovo. Un pensiero a tutte le vittime di questa guerra, a tutti quelli che l'hanno dovuta vivere in prima persona, a tutti quelli che dovranno ricordare, a tutti quelli che hanno dovuto, loro malgrado, essere i protagonisti sconosciuti e... a tutti quelli che si riconoscono in questa breve riflessione.

Tiziano Biasi - 10 giugno 1999