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PAURA DI VOLARE…

C’è ancora chi, fedele alle proprie convinzioni o succube di ancestrali paure, ha deciso di non utilizzare mai l’aereo per i propri spostamenti. Di questi tempi, farne a meno è quasi impossibile. Ci si deve muovere per lavoro, per essere vicini ad amici e parenti in circostanze liete e tristi. La terra (più appropriato dire il cielo) è divenuta un grande paese dove il tempo per il viaggio deve essere ridotto al minimo, ma ci si sposta anche per motivi diversi da quelli accennati e, con l’avvicinarsi dell’estate, è impossibile non parlare di viaggi per vacanza con tutte le implicazioni e, talvolta, le complicazioni del caso. Chiamarle complicazioni sembra proprio un eufemismo. Se a qualcuno venissero in mente i tristi episodi dell’agosto dell’anno scorso, dovremmo parlare di sciagure aeree e quale influenza può avere il ricordo dei tragici eventi nelle scelte di quest’anno?
Quotidiani e telegiornali stanno già annunciando l’esodo dei vacanzieri, sfornando numeri e statistiche da primato. Anche chi, rimasto a casa per scelta o necessità, sarà in qualche modo coinvolto da questi dati. Ci sarà anche chi, disperato d’estate come d’inverno, proverà ad ipotecare l’unica cosa che ancora gli è rimasta, “la vita” pur di intraprendere il viaggio in un vecchio barcone, contando sulla bonaccia estiva. Non ci sono ancora compagnie low-cost per la gente che ci ostiniamo a chiamare del terzo mondo e che deve affrontare il viaggio della speranza. Non voglio comunque turbare la coscienza di chi ha già acquistato il suo pacchetto vacanze e si appresta al chek-in nel più vicino aeroporto. Le sciagure dell’anno scorso, la prima avvenuta al largo della coste siciliane, una seconda nei pressi di Atene ed infine in Venezuela, sono eventi lontani, appartengono al destino anche se spesso le estenuanti inchieste attribuiscono la responsabilità all’uomo e alla sua leggerezza, ma quello che vogliamo sentirci dire è che il velivolo rimane il mezzo di trasporto più sicuro, in altri termini, quello che, statisticamente, in caso di incidente, provoca il minor numero di vittime. La statistica e il suo rigore scientifico sono di un cinismo amaro. Contare le vite umane come se si trattasse di noccioline, introducendo anche degli assurdi valori decimali è il suo compito. Eppure questa strana legge dei numeri ci tranquillizza. Il trend non è poi così nefasto. A livello mondiale nel 2005 i morti per disastri aerei sono risultati 759, ma nel 2002 furono 1203 e ben 2079 nel corso del 1996. Rapportati al numero dei passeggeri sono ben poca cosa e se li confrontiamo con le oltre 5000 morti sulle strade solamente italiane, diventano un’inezia. Chi può ancora aver paura di volare? Solo Icaro sarebbe perseguitato dalla sorte anche ai nostri giorni. Lui però non aveva seguito i consigli del padre. Alzandosi da terra, come un grande uccello, gli parve di essere finalmente libero e l’euforia e l’eccitazione lo portarono fuori rotta, troppo vicino al sole che sciolse la cera delle sue ali. Dedalo non poté intervenire poiché, alla partenza, padre e figlio, su dolce invito di Venere, dovettero spegnere il cellulare. Mercurio era l’unico gestore dello spazio aereo.
E allora, tutti a bordo ma, attenzione con chi volate!

Tiziano Biasi - luglio 2006