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RITORNO AL FUTURO

I popoli antichi ricorsero al culto degli dei per dare senso e significato ai vari aspetti della realtà: il vento, il mare, la guerra, l’amore vennero elevati a divinità. Tutti comunque, uomini e dei, erano sottomessi al destino, quasi se quest’ultimo avesse il diritto dell’ultima sentenza inappellabile. Anche il futuro, da semplice concezione di spazio temporale, si trovò a soggiacere al fato.
Si narra che Romolo e Remo, salendo Palatino e Aventino, affidassero alla sorte il loro avvenire e quello dell’umanità allora conosciuta. Ci fu un piccolo inganno in quella vicenda. Il diritto di guidare il villaggio di pastori, destinato a diventare grande città a seguito dell’asilo concesso anche a gente ribelle come gli schiavi fuggiti ai padroni, i poveri sfuggiti ai creditori, i criminali sottratti alla giustizia, sarebbe stato appannaggio di chi dei due gemelli avesse visto il maggior numero di uccelli salendo il rispettivo colle. La gara si svolse sotto l’occhio vigile degli osservatori arbitri. Narrano gli storici che Remo ne vide sei e Romolo nessuno ma, nel momento in cui i fratelli si incontrarono, sul capo di Romolo volteggiarono dodici avvoltoi. Alla domanda del fratello su quanti uccelli avesse visto, Romolo, con arroganza rispose: non li vedi da te stesso?
Ecco la dimostrazione di come il destino possa essere influenzato dall’inganno dell’uomo e dalla complicità di quelli che dovrebbero essere i giudici. La storia trabocca di esempi simili.
Allora se volessimo conoscere chi guiderà il nostro paese tra qualche mese a chi dovremo rivolgerci? Maghi e veggenti ce ne stanno molti sulla piazza ma perché spendere laute sostanze quando tutto è già scritto? Non ci resta che assistere alla tenzone fra i due rampolli, figli della stessa Italia e di quel centro, polo di attrazione e di convergenza (anche di parallele) di tanti benpensanti, isola di meno famosi che del “come arrivare a fine mese” hanno fatto la loro bandiera e con molta fatica riescono a sventolarla. Ho l’impressione che questa sfida finirà per diventare un film di cappa e spada, appassionando solo chi ama il duello, lasciando nell’indifferenza i più e, peggio ancora, allontanando dalla politica chi crede ancora che essa sia servizio per la collettività e non esercizio del potere. Mi domando se tutto questo non abbia il sapore delle solite lamentele o non sia piuttosto il sistema per escogitare qualcosa di nuovo. Forse una soluzione potrebbe consistere nell’affidarci ad un giudizio divino. In che modo? Prendiamo i due gemelli, carichiamoli su di una scialuppa e abbandoniamoli sulle acque del Tevere. Non sarà molto semplice convincerli, soprattutto perché non sono più in tenera età e, in ultima istanza, considerando che Dio (destino) è fuori dal concetto di tempo e di spazio. Per lui passato, presente e futuro sono una sola cosa. Vuoi vedere che egli manderà ancora una lupa a portare in salvo i fratelli d’Italia, tutti e due! I lupi non mancano da quelle parti visto che sono una specie protetta. Chissà se invece la storia non potesse ripartire di nuovo, in modo meno cruento.

Tiziano Biasi
- febbraio 2006