Beatitudini

Quinta Beatitudine

Monastero Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Dio non vuole la morte del peccatore, ma desidera che si converta e viva.

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Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia

La misericordia è un sentimento generato dalla compassione per la miseria altrui, morale o spirituale essa sia.
Il termine misericordia, dal latino miserîcors -ordis, è dato dall'unione del verbo misereor (avere pietà) e dalla parola cor-cordis (cuore); ha pertanto insito nel suo significato quel sentimento di compassione per le debolezze e le afflizioni altrui, che spinge ad agire per alleviarle.
Nell'ebraico biblico deriva da due diverse parole: da rehamîm, che letteralmente significa "viscere" e sta a indicare il sentimento profondo tra due persone per ragioni di sangue e di cuore (genitori e figli, o fratelli), esprimendo perciò un amore quasi istintivo e, appunto, viscerale; e da hesed, che designa "bontà", "pietà", "compassione" e fa riferimento anche alla fedeltà di Dio.
In lingua greca, misericordia deriva dal verbo veléo, che nell'Antico Testamento traduce di solito l'hesed ebraico e significa "avere o agire con misericordia", di norma riferito a Dio. Sempre nel greco antico, misericordia è spesso associata a oiktirmòs ("commiserazione"), che si può far corrispondere all'ebraico rehamîm, e a splanchna, spesso citata Nuovo Testamento per indicare la sede dei sentimenti, ossia le viscere e il cuore che sono considerati il luogo delle passioni istintuali: ira, desiderio, amore.

Nel suo significato più ampio "misericordia" definisce la manifestazione dell'amore di Dio verso le sue creature, che consiste non solo nel sollevare l'uomo dalla miseria del peccato, ma anche dall'ammetterlo alla partecipazione della natura di Dio attraverso la grazia. Dio non vuole la morte del peccatore, ma desidera che si converta e viva. La Misericordia di Dio è la perfezione del Suo agire che si china verso gli esseri inferiori per portarli fuori dalla miseria e per completare le loro mancanze. È la Sua volontà di operare il bene verso tutti quelli che soffrono di qualche difetto e da soli non sono in grado di rimediarvi. Un atto particolare di Misericordia è la compassione, mentre lo stato continuo di compassione è la Misericordia stessa.

Nell'Antico Testamento, "misericordia" s'incontra talvolta con riferimento al comportamento dell'uomo (Gen 43,10; Sir 16,14), ma in senso proprio si riferisce a Dio. Già nel Pentateuco designa l'atteggiamento di Dio davanti al peccato e al tradimento dell'uomo; così il Signore si rivolge a Mosè: «Farò grazia a chi farò grazia e avrò pietà di chi avrò pietà» (Es 33,19). È soprattutto in altre parti della Scrittura d'Israele che s'incontra la parola "misericordia": così Davide proclama che «la misericordia del Signore è grande» (2Sam 24,14), cui si aggiungono le numerose citazioni nel libro dei Maccabei («egli non ci toglie mai la sua misericordia...», 2Mc 6,16) e nel Siracide. I profeti stessi cantano la misericordia di Dio: «Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto [...] dice il Signore che ti usa misericordia» (Is 54,10). Ma sono forse i Salmi a contenere le più belle pagine dell'Antico Testamento sull'amore incondizionato di Dio, anche davanti al peccato: nelle parole di chi si rivolge a Dio nell'angoscia, leggiamo tutta la fiducia dell'uomo nei confronti di un Dio «pieno di misericordia con chi lo invoca».

I Vangeli ci raccontano come Gesù non rimane insensibile di fronte alla miseria umana. Quando si trovò dinanzi alla vedova di Naim, una madre straziata dal dolore e dal pianto per la sepoltura del suo unico figlio, Gesù ebbe grande compassione: «Non piangere!», le disse. Poi toccò la bara e risuscitò il figlio. Al lebbroso che lo supplicava in ginocchio «se vuoi, puoi purificarmi», concesse la guarigione. Anche al mendicante cieco che lo supplicava gridando «abbi pietà di me!», ridonò la vista; e ancora, di fronte alla profonda esternazione d'amore della peccatrice che con le lacrime del suo pianto di pentimento gli bagnava i piedi e poi li asciugava con i capelli, si commosse e perdonò tutti i peccati. I Vangeli ci narrano che moltitudini di persone ricorrevano al Suo aiuto: «venuta la sera, dopo il tramonto, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni»
(Mc 1,32-34).

Gesù ha soccorso ogni infermità, ha risposto prontamente a ogni grido di aiuto, si è commosso per ogni miseria. I ciechi hanno riacquistato la vista, i sordi l'udito, i muti la parola, i paralitici la salute e i morti la vita. E, come se già tutto ciò non fosse segno tangibile della Sua misericordia, oltre al Suo agire salvifico, «Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati» (Ef 2,4-5). Quale altra prova doveva ancora dare della Sua Misericordia?

C'è però una condizione imprescindibile: non è possibile sentire l'impulso a curare la disgrazia del vicino, se la misericordia non ha suscitato nell'anima un simile istinto di compassionevole amore fraterno. Così l'uomo misericordioso è indotto verso il bisognoso, offrendo all'afflitto quello che il suo spirito angosciato ricerca, per la sua disposizione di cuore. La misericordia trae origine dall'amore, che spinge la volontà di condividere le pene. La misericordia è uno slancio irrefrenabile e disinteressato di amore. È dunque beato chi si trova in tale disposizione d'animo, poiché è come se avesse toccato il vertice della virtù. Nessuno consideri la virtù solo nella dimensione materiale; se così fosse, simile rettitudine di comportamento sarebbe possibile solo a chi è nella posizione o nella possibilità di fare del bene; invece chiunque, per scelta, si protende verso il debole, l'afflitto o il bisognoso è misericordioso.

L'uomo non ha solamente bisogno del pane, del bere e del vestire; come Gesù insegna ai suoi discepoli, non dobbiamo essere preoccupati di queste necessità, perché di esse se ne occupa il Padre nostro. L'uomo ha invece fame d'amore, ha fame di comprendere l'amore più grande che è l'unica risposta all'estrema miseria. Anche laddove nessuno ha fame di pane, si incontrano persone che soffrono in maniera terribile per la solitudine, la disperazione, l'impotenza, la mancanza di prospettive. Non esiste solo la povertà materiale, ma anche la povertà spirituale, che è più dura e profonda della prima e si annida nel cuore degli uomini seppur colmi di ogni ricchezza materiale. Beato dunque chi sa essere misericordioso non solo nei confronti degli affamati, dei nudi, dei senza dimora, ma anche verso gli afflitti da qualunque miseria umana.

Se anche tu vuoi essere misericordioso e salire ancora più in alto verso la vetta della Montagna, prega Dio che riempia il tuo cuore della Sua misericordia e diffondila con amorevole compassione a tutti coloro che, a causa delle loro afflizioni, non si sentono più amati da Dio: non siamo soli e il Suo amore misericordioso, se lo desideriamo e lo ricerchiamo, sarà sempre con noi.