Prima Beatitudine
Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli.
Chi si priva volontariamente di tutto quello che è male e dei vizi rientra in quella povertà indicata da Gesù.
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Ma chi sono i poveri?
Quando Gesù ha detto: "Beati i poveri in spirito" e poi, "Guai a voi ricchi", come devono essere interpretate le parole del Maestro?
Alcuni, teologi, esegeti, ecc. ci spiegano che la Beatitudine va applicata ai poveri o ai ricchi appartenenti alle differenti categorie sociali. Infatti, il povero è chi vive nell'indigenza, mentre è ricco chi detiene molto denaro.
Gesù ha pure detto: "È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli".
Ebbene, secondo questa interpretazione, se il povero è beato mentre il ricco non può entrare nel regno dei cieli e cammina verso la sua condanna, perché la Chiesa si affanna per togliere al povero la beatitudine per proiettarlo verso la condanna e non proiettare il ricco verso la povertà?
Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli
Nelle Sacre Scritture sono menzionati due generi di ricchezza; quella materiale e quella virtuosa. Il Signore vieta di accumulare quel tipo di tesori che possono essere consumati dalla tignola e dalla ruggine, che sono esposti al pasto delle tarme e all'insidia dei ladri (Mt 6,19), perché sono la rovina dell'anima. Invece Gesù invita a ricercare con sollecitudine la ricchezza di quei beni superiori, che la corruzione non può intaccare.
Chi non ha temperanza, sete di giustizia, sapienza, prudenza è costantemente tormentato per la privazione di questi beni preziosi. Chi invece si priva volontariamente di tutto ciò che è male e dei vizi carnali rientra in quella povertà indicata da Gesù, il cui premio è il Regno dei Cieli.
Se ti lasci attrarre dall'inganno delle passioni, tutti i tesori virtuosi svaniranno come ombre evanescenti, come fumo nella nebbia. La gioventù passa e l'età inevitabilmente avanza e con essa, se non avrai posto rimedio ai disordini della tua vita, aumenterà smisuratamente la superbia, che sarà la rovina della tua anima.
Non tapparti le orecchie di fronte a questi discorsi, non rifiutare quella povertà che ci avvicina alla ricchezza celeste. Una cosa sola ti manca: «va, vendi quello che hai, dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!»
(Mt 19,21)
Povero di spirito è colui che ha cambiato il benessere materiale con la ricchezza celeste, colui che si toglie di dosso la ricchezza dei beni terreni come una zavorra, per essere trasportato in alto nell'aria, ed essere rapito sulle nubi del cielo verso il Signore (1Ts 4,17). Pesante è ogni genere di materia ricercata per la ricchezza, mentre è leggera la virtù. Se desideriamo elevarci alle cose di lassù, dobbiamo diventare poveri rinunciando a tutto quello che ci trascina in basso, per poter anche noi dimorare, un giorno non troppo lontano, nelle regioni superiori.
Beati i poveri nello spirito, poiché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,2-3). Chi è povero nello spirito è umile; il Signore proclama solennemente il Suo discorso iniziando proprio con il tema della povertà, ossia dell'umiltà. La radice di tutti i mali è la cupidigia delle cose terrene: per questo sfrenato desiderio, alcuni si sono sviati, si sono allontanati dalla fede e si sono procurati tormenti da se stessi con molti dolori. Non farti sedurre dal falso bene, per non rimanere nella morsa di tanti reali dolori!
Timoteo scrivendo al suo discepolo, raccomandava «ai ricchi di questo mondo di non essere orgogliosi e di non riporre la loro speranza nelle instabili ricchezze, ma in Dio, che ci dà con abbondanza ogni cosa affinché ne godiamo. Facciano del bene, si arricchiscano di buone opere, siano liberali, generosi, e si accumulino così per l'avvenire un tesoro posto su solidi basi che assicuri loro la vera vita»
(1Tm 6,17-19)
Non c'è nulla che generi la superbia come la ricchezza: il ricco superbo non possiede la ricchezza, ma ne è posseduto. Il salmo deride l'uomo che ripone la speranza nella ricchezza, si turberà inutilmente. Ammassa ricchezze e non sa per chi le accumula.
Impegnati dunque per conquistare la vera ricchezza: cioè Dio stesso, che ci offre in godimento abbondanza di ogni bene. Ascolta il consiglio del Signore. Non v'è un posto sicuro sulla terra: trasferiscilo in cielo. Ciò che hai accumulato lo vorresti affidare a un tuo erede di fede provata: affidalo al tuo fedele Signore! Il tuo erede, per quanto sia fidato, può perderlo anche suo malgrado. Il tuo Dio invece non può perdere nulla: tutto ciò che gli avrai affidato, lo possiederai presso di Lui, poiché avrai Lui stesso.
Cristo ti dice: «non c'è nessuno, che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o campi a causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva il centuplo adesso, in questo tempo, in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, con persecuzioni, e la vita eterna nel secolo che viene» (Mc 10,29-30); Stipula dunque un contratto di trasferimento con Lui; dagli quanto hai quaggiù sulla terra, e Lui te lo renderà subito con gli interessi, ma ancora di più quando conquisterai la vita eterna. Beati dunque i poveri nello spirito, poiché di essi è il regno dei cieli: siano davvero poveri e sarà loro il Regno dei Cieli.
Ma in che modo si diventa davvero "poveri in spirito". Gesù stesso afferma che chi mi vuole seguirLo su questa strada deve rinnegare se stesso. Questa è la povertà di spirito: il rinnegamento di sé. Per contro Gesù dice ai Farisei: "Voi non entrerete nel regno", perché sono ricchi di spirito, ossia il loro cuore è pieno di tutte quelle "ricchezze" materiali che li tengono lontani da Dio: sono superbi, ambiziosi, pieni di orgoglio e prigionieri delle cose terrene. Sia chi possiede dei beni terreni, sia chi è misero può essere povero in spirito, purché non sia attanagliato dall'avidità e dall'invidia.
Le cose che fa ricco l'uomo sono l'oro, dal punto di vista della materia, e gli affetti, dal punto di vista dei sentimenti.
Nell'oro sono comprese non solo monete e gioielli, ma anche case, campi, mobili, animali, automobili, tutto quanto insomma rende materialmente doviziosa la vita. Mentre negli affetti sono inclusi i legami di sangue, le amicizie, gli amori, ecc.
Se il povero può pensare che sia sufficiente non invidiare chi ha per essere a posto, perché non possiede beni, tuttavia anche il povero deve sorvegliarsi, poiché, pure il più miserabile fra gli uomini, può trasformare il proprio in un cuore indurito, avvelenato, malvagio, ricolmo di avidità, delirante di possesso, con il rischio di diventare peccaminoso e ricco di spirito.
Occorre usare con amore le ricchezze che Dio ci concede, sia che siano affetti, sia che siano beni. E solo chi non fa di essi degli idoli, ma dei mezzi per servire in santità Dio, dimostra di non avere un attaccamento peccaminoso a essi. Pratica allora la santa povertà dello spirito, che di tutto ti spoglia, per essere più libero di arrivare a Dio, unica e immensa Ricchezza. E solo una fede fervente dona la forza della rinuncia: Gesù ci invita alla pienezza della felicità, è venuto ad annunziare che è possibile essere felici qui in questa esistenza, basta amare e desiderare la povertà di spirito, che altro non è se non la povertà di vizi.