Beatitudini


Ottava Beatitudine

Monastero Beati coloro che sono perseguitati a causa della giustizia.

Non guardare quello che lasci e corri verso il bene.

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Beati coloro che sono perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli

L'ordine dei precetti ci porta all'ottavo gradino posto sulla sommità della salita. Una volta "smacchiati" dal peccato, attraverso il percorso di purificazione, e ritornati allo stato della naturale purezza, otterremo la ricompensa delle fatiche, il premio di tanto sudore con il reinserimento nei Cieli: "Beati i perseguitati per causa mia, perché di essi è il regno dei cieli".

È fonte di beatitudine l'essere perseguitati a causa del Signore, perché essere incalzati dal male, diventa motivo per stabilirsi nel bene. Il bene è lo stesso Signore verso cui corre chi è inseguito dal persecutore. La vita umana è al confine tra il bene e il male, in bilico tra la gioia di chi spera e il baratro di chi è nella disperazione. Poiché la persecuzione dei martiri avviene per opera dei malvagi, la forma in cui essa si manifesta, a prima vista, è penosa per i sensi, ma il suo fine trascende ogni sofferenza.

Spesso ciò che appare penoso, diventa motivo di felicità per molti, come testimonia la storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe. Fu insidiato dai fratelli e sottratto alla loro compagnia; grazie alla sua vendita, fu designato re da coloro che avevano tramato contro di lui; e non sarebbe giunto a tale dignità, senza la loro invidia, attraverso la quale gli fu aperta la strada al regno. Se qualcuno avesse detto a Giuseppe, "poiché sei insidiato, sarai beato", non sarebbe apparso credibile ai suoi occhi, perché in quel momento era in grado di vedere solo la sofferenza del presente. Nello stesso modo, anche la persecuzione fatta contro i fedeli, essendo molto dolorosa per i sensi, è possibile da accettare solamente con la speranza del Regno.

Stefano, lapidato, gioiva e accoglieva volentieri sul suo corpo il lancio delle pietre, e ricambiava con benedizioni gli uccisori pregando che non fosse imputata loro alcuna colpa, poiché aveva inteso la promessa del Signore e vedeva che la sua speranza di conquistarla si stava concretizzando attraverso l'accettazione di ciò che stava subendo; avendo infatti udito che i perseguitati a causa del Signore sarebbero entrati nel Regno dei Cieli, intravvide - mentre era perseguitato - ciò che lo attendeva: il Cielo aperto, la gloria di Dio.

Non è facile preferire, ai piaceri visibili di questa vita, il bene invisibile di una realtà non ancora esperita; non è facile affrontare questa scelta, senza l'aiuto del Signore. Come dice l'Apostolo, «E quelli che predestinò, lì chiamò; e quelli che chiamò, giustificò; e quelli che giustificò, anche glorificò» (Rm 8,30). L'anima, tramite le sensazioni del corpo, è attratta dai piaceri della vita, con gli occhi si diletta della bellezza della materia, con l'udito è incline ai suoni adulanti dei suoi richiami e, secondo quanto è proprio per natura di ciascun senso, è predisposta alle sollecitazioni dell'odorato, del gusto e del tatto; perciò l'anima, attaccata alle cose piacevoli della vita tramite la potenza dei sensi, difficilmente si separa da quei piaceri che la circondano e continuamente la insidiano. In questa situazione, l'anima diventa facile preda del male.

Le Scritture, però, ce lo insegnano e il Discorso della Montagna lo sottolinea in modo ancora più evidente: per ogni male, per ogni azione o stato d'animo contrario al bene, il Padre ha preparato per noi una soluzione, una scelta alternativa che ci permette di svincolarci da tali meccanismi. «La parola di Dio, infatti, è viva ed efficace e più affilata di qualunque spada a doppio taglio: essa penetra fino a dividere anima e spirito, giunture e midolla, e a distinguere i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). La Parola penetra all'interno di chi ha accolto veramente la fede, recide le parti cresciute male e i legami dell'abitudine, dona la forza per vincere i piaceri del mondo.

Allora ti stupirai nell'accorgerti che non guardi più a quanto lasci, ma a ciò che ambisci; non rivolgi più l'occhio a ciò che è piacevole, ma corri con lo sguardo verso il bene; non ti addolori per la perdita dei tesori terreni, ma esulti per la conquista di quelli celesti. È in questo preciso istante che, senza più alcuna esitazione, inizierai ad accogliere prontamente ogni forma di supplizio come mezzo e aiuto per la gioia promessa; il fuoco come mezzo purificatore della materia; la spada come mezzo che scinde l'unione formatasi tra la mente e ciò che è materiale o carnale. Tutto ciò che può essere penoso e doloroso ti diventa gradito, in quanto riconosciuto come il solo antidoto capace di contrastare il veleno malvagio e nocivo del piacere.

Chi è perseguitato dal nemico e fugge verso Dio, accoglie volontariamente tutte le prove dolorose che gli si presentano, perché sono l'acqua che estingue il fuoco indomabile del piacere. Poiché il peccato è stato introdotto dal piacere, per questo sarà bandito dal suo contrario; e coloro che perseguitano gli altri uomini a causa della loro confessione di fede nel Signore, non fanno altro che offrire, tramite le pene inflitte, una medicina alle anime di questi ultimi. Così Paolo accoglie la croce, Giacomo la spada, Stefano le pietre, Pietro la crocifissione a testa in giù; così come tutti i santi, che li hanno succeduti, hanno accettato con gioia le varie forme di supplizio come mezzo di purificazione dal peccato (fiere, baratri, roghi, scarnificazioni, teste trafitte da chiodi, occhi cavati, dita tagliate, corpi smembrati o divisi in, ed ogni altra forma di supplizio), in modo da non lasciare alcuna traccia dei piaceri impressa nei loro cuori, consapevoli che questa dolorosa ed aspra prova è l'unica in grado di cancellare tutti le cicatrici del piacere nell'anima.

L'afflizione è fiore dei frutti sperati. Cogliamo dunque anche il fiore, per avere il frutto. Lasciamoci inseguire per correre! Correndo non corriamo invano, ma sia la nostra corsa indirizzata al premio della nostra superiore vocazione; corriamo per Cristo, che è il premio della gara della fede. È Lui la corona d'alloro per quelli che vincono.

Se siamo perseguitati, quindi, non affliggiamoci, ma piuttosto rallegriamoci, perché grazie all'allontanamento dagli onori del mondo, saremo sospinti al bene celeste, secondo la promessa di Colui che ha eletto beati coloro che saranno perseguitati per causa Sua, poiché il Regno dei Cieli è per loro.

I perseguitati a causa della giustizia sono coloro che fanno esperienza diretta di quanto Gesù ha detto: «Io non sono venuto a portare la pace, ma la divisione» (Mt 10,34). Per tale presa di posizione, nel Suo tempo sulla terra, è stato odiato a tal punto da essere ucciso: «avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l'autore della vita» (At 3,14-15). Così sarà per i suoi discepoli, perché parlando di Lui, si esporranno alla persecuzione: "Beati i perseguitati per causa della giustizia".

Ma qual è questa giustizia? È Gesù, unica certezza di Dio; questa è la giustizia! Difendere ciò, vuol dire esporsi alla persecuzione, ma vuol dire anche avere il conforto e l'aiuto di Gesù che consola i suoi imitatori, li incoraggia, li sprona con confortanti parole sussurrate nei loro cuori: "rallegratevi ed esultate, perché avete raggiunto la beatitudine, e potrete essere certi di essere beati perché godrete della mia presenza, perché sentirete la mia presenza, perché vivrete della mia presenza, pur in mezzo a tutta questa realtà che vi è nemica". Gesù, infatti, disse già ai suoi primi discepoli: «io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani [...]. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato» (Mt 10,16-22). Ecco allora che i perseguitati, gli insultati, quelli che riceveranno ogni sorta di male perché difenderanno la Sua giustizia, la verità, la certezza che nel figlio dell'uomo c'è la pienezza di Dio, saranno poi confortati dal Suo intervento salvifico, dal Suo abbraccio finale, e saranno Beati per l'eternità.

Il percorso per raggiungere questa beatitudine è dunque quello che Gesù ci ha insegnato, accompagnandoci su questo cammino verso la vetta della Montagna: povertà di spirito, afflizione, mitezza, sete di giustizia, misericordia, purezza di cuore ed essere operatori di pace. Questa è la strada su cui ci dobbiamo formare per diventare capaci di raggiungere la pienezza della Beatitudine perché, nonostante le avversità e le incomprensioni, nonostante le cose che continueranno a contrastare il nostro cammino, abbiamo la certezza di quello che ci attende: rallegriamoci e sosteniamoci gli uni con gli altri, perché saremo per sempre beati nel Regno dei Cieli.