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metodologia di indagine, proposta dal
Centro Studi Rinascimento Musicale, per appurare la vera essenza armonica della
2a pratica; una essenza che, decorrendo dalla espressione verbale in fasi
emotive differenziate, non poteva non vivere della pluralità delle «armoniche»
che l’emotività espressiva libera ed esalta.
Poco importa se Frazzi vada o meno
annoverato fra i cultori di 2a pratica e se egli effettivamente
obbedisce o meno alle sollecitazioni espressive ed armoniche della verbalità;
interessa qui fissare l’indubbio impatto della musicalità frazziana con la
realizzazione cromatica della musica di 2a pratica; questo impatto si manifesta
nella messa in evidenza, nell’ «Alternato» di Frazzi, di quelle
«armoniche» lontane non più presenti nell'arte musicale che succederà alla
parentesi rinascimentale segnata da Nicola Vicentino e da Claudio Monteverdi; un
secolo esatto di inarrivabile poesia.
Possiamo asserire che l’«Alternato»
di Frazzi rappresenta una soluzione efficace ad un cromatismo armonico
che nasce dalla osservazione sulle tendenzialità dei suoni armonici che,
dall'ombra della globalità del suono fondamentale, emergono e vengono
assunti quali suoni reali con una propria potenzialità determinante in
divenire, indipendentemente dalla causale delle determinazioni che decorrono,
come abbiamo già detto, da diverse concezioni estetiche.
Non possiamo non rilevare, ad esempio,
che il cromatismo armonico può essere insito anche in un movimento
orizzontale e non necessariamente in un procedimento verticale, vedi il
cromatismo indiano e persiano, nei quali7 l’ armonia vive
nella linea orizzontale del Canto esattamente come nella monodia del
'500, nella quale la presenza del basso continuo è determinata dalle
flessioni del Canto e non è di derivazione tonale, e nella polifonia di
Gesualdo.
Vedremo tra breve quale è stato il
procedimento seguito da Vito Frazzi nel fissare i temi dell’ «Alternato»
procedimento che detraiamo dal suo Trattato8 e dalle sue «Scale
alternate»9. Ribadiamo intanto il concetto base che l’«Alternato»
di Frazzi è una realizzazione essenzialmente armonica; permette di risolvere
movimenti contrappuntistici particolarmente impegnati anche nella armonizzazione
del «continuo» di 2a pratica, determinato, come si è detto, dalle espressioni
verbali che decorrono dal cromatismo della parola e, naturalmente, la
tavolozza armonica che offre, consente aperture sia modali che tonali e
pluritonali oltremodo efficaci nella espressività dell'ambiente sonoro.
Che si sia ricercato, lungo il XIX e XX
secolo di arricchire il linguaggio musicale pervenuto dal XVIII secolo, è
solare, ma è indubbio che si sia sempre lavorato su elementi armonici
pre-costituiti in formule e derivati da una schematizzazione, sia pure
raffinata, di elementi armonici di un Rinascimento male inteso e, soprattutto,
poco e male conosciuto. Ne è da pensare seriamente che le intenzioni wagneriane
e le sottigliezze raffinate di Debussy abbiano spostato l'asse della questione
conoscitiva in quanto ad essenza
7 GIULIO COGNI, Il
Festival delle Arti di Shiraz Persepolis, in «Rivista Curci» 1973-1974.
8 VITO FRAZZI,
Trattato cit., Cap. II e III (citazione Beethoven e Debussy).
9 VITO FRAZZI, Le
Scale Alternate, cit. Introduzione.
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armonica del cromatismo anche in
manifestazione orizzontale, questione, questa, che affrontata specialmente da
Gesualdo e da Monteverdi e da questi immensi poeti stupendamente risolta, va
oggi riesaminata nei propri esiti estetici alla luce di nuove e documentate
cognizioni sull'arte musicale del Rinascimento.
Wagner e Debussy (ed altri con loro)
ricercano effettivamente una fitta relazione fra ambiente sonoro e parola,
nonché una particolare sonorità fatta di timbri suggestivi che deriva da
amalgame armoniche di rara espressività, ma della sonorità della parola (in
particolare Wagner) si servono quale elemento timbrico da inglobare nella
realizzazione totale dell'opera o (in particolare Debussy), uniformandosi alla
musicalità del testo, mentre le amalgame timbriche sono da assumersi più come
manifestazioni raffigurative che come esposizioni espressive ed il loro
cromatismo, come tutti i cromatismi post-rinascimentali, rimane
essenzialmente agganciato al sistema diatonico; siamo lontani dalla concezione
del genere diatonico, del genere cromatico e del genere
enarmonico così come sono enunciati od usati (pur in maniere differenziate)
dal Vicentino, dal Mazzocchi, dal Galilei e da G.B. Doni10, per
citarne qualcuno, i quali, pur seguendo itinerari diversi, tendono a raggiungere
la realizzazione della musicalità del linguaggio le cui incidenze
armoniche verranno assunte, in seguito (con il decadimento della cultura),
depauperate della loro carica espressiva e con intenzioni chiaramente
formulistiche costituendo una parte della sintassi e del lessico del
linguaggio musicale.
Vito Frazzi nel suo Trattato
indica i seguenti sistemi del linguaggio musicale^: sistema diatonico-modale,
sistema diatonico-tonale, sistema esafonico, sistema dodecafonico. Questi
sistemi rappresentano per Frazzi varie conquiste nel dominio della
espressione musicale ed agiscono ognuno con differenziati intendimenti. È
necessario, per Frazzi, trovare un collegamento fra tutti i sistemi e
tutte le scale onde poter fruire di accresciuti mezzi espressivi adatti a
determinare una continua evasione dallo schema. La musica tenta con
Frazzi di cancellare il formulismo nel quale è stata chiusa fin dall'avvento
della Scuola musicale (un organismo, cioè, indirizzato al «mestiere del
musicista» e non alla ricerca); Frazzi (e non soltanto lui) ignora in quel
momento (è un portato assolutamente negativo della Scuola) quasi tutto
quanto sta, culturalmente, scientificamente e musicalmente, a monte del tardo
barocco; eppure egli sente e recepisce un qualcosa che deve permettere
alla musica di rinnovarsi se non vuole intristire definitivamente e sfociare nel
formulismo astratto che appare ogni qual volta il linguaggio perde la propria
validità espressiva; in quel preciso momento o si va verso un accademismo
sterile o, nel travaglio del formulismo astratto, incombente, si riesce ad
agganciare una verità espressiva da cui può venire un nuovo ciclo creativo. Per
Frazzi è il momento dell’«Alternato».
10
NICOLA VICENTINO, Dell'Antica Musica ridotta alla Moderna Prattica, Roma
1555: DOMENICO MAZZOCCHI, Dialoghi e Sonetti (Avvertenza), Roma 1638:
VINCENZO GALILEI, op. cit.; G.B. DONI, Compendio de' Generi e de'
Modi, Roma 1640; Trattati di musica, Firenze 1763.
n
VITO FRAZZI, Trattato cit.; Cap. I: Premessa.
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