hanno differenziate tendenzialità pur
permettendo il gioco della omofonia.
E' una considerazione, questa, che va
meditata perché in essa sta forse la chiave per raggiungere la completa
liberalizzazione del suono espressivo.
Tornando allo «spettro prismatico
dei suoni» proposto da Frazzi vediamo che la «tavolozza del musicista»
ha sette combinazioni: i tre «Gruppi» primitivi, un «Gruppo» di accoppiamento
fra I e II gruppo, un «Gruppo» per accoppiamento dei suoni del II e III gruppo,
un «Gruppo» unendo i suoni del III e del I gruppo ed infine un «Gruppo» misto.
«I tre colori puri, adoperati in
prevalenza, hanno dato luogo (scrive Frazzi) alla diatonia ed all'alternato, mentre gli accoppiamenti
hanno formato l'esafonia e la dodecafonia le quali sono, per ragione congenita,
le più povere di colore; l’ esatonia per il suo modo di procedere per toni
interi che dà la possibilità di combinare soltanto due tipi di scala per
l'intero sistema; la dodecafonia perché formata di un solo colore ottenuto
dall'unione costante dei tre «Gruppi» che non consente varietà se non nel campo
timbrico, il che dà al discorso un senso ibrido e monotono, quando il musicista
non la usi con grande parsimonia».
Abbiamo riportato il passo tratto dalla
«Teoria» di Vito Frazzi, non per mera documentazione critica dei vari sistemi,
ma perché l'insistenza della ricerca del «colore», nell'«Alternato», pone tale
procedimento armonico in condizione di risolvere, se usato cum grano salis, i
problemi armonici che particolari accentuazioni verbali pongono in evidenza; ed
a proposito di «colore», giova analizzare le risultanze della ricerca operata
sui suoni di uno stesso «Gruppo» che vede accordi maggiori e minori, consonanti
e dissonanti, fondamentali ed in rivolto, oltre ai suoni isolati od accoppiati
sotto forma di intervallo; e questo è elemento di grande efficacia per dare
libertà al SUONO ARMONICO.
Rimandiamo il lettore al «Trattato» di
Vito Frazzi (cap. IV) per