Non vogliamo dilungarci troppo in una
disquisizione che ci porterebbe oltre i limiti di questa nostra breve
esposizione su di una teoria, quella di Vito Frazzi, che può essere facilmente
consultata su «Quaderni dell'Accademia Chigiana» pubblicati nel 1951.
Continuiamo questo nostro excursus
sull’ «Alternato» di Vito Frazzi con una dizione monteverdiana che ci
porta a meditare oltre che sul vero essere della scienza armonica del Cremonese,
sulla non facile soluzione della realizzazione del «continuo»: (Claudio
Monteverdi — Orfeo — edizione originale del 1609 — Atto Quarto)
e con una breve sintesi della teoria
armonica di Frazzi, sintesi atta, crediamo, a facilitare una efficace presa di
coscienza (l’«Alternato» la cui principale ragione (ed è questa ragione
che ci ha portato all'analisi della teoria) è lo spostamento della tonica sulla
dominante (forse la MESE della modalità greco-latina) riuscendo ad individuare
l'essenza della espressione armonica non più intesa come supporto ad una linea
di canto (e quindi con un basso di scelta tonale), ma come amalgama sonora
globalmente determinata dalla POIESIS, cioè dalla creazione artistica; l'armonia
non può essere intesa, nella sua più alta espressione, diversamente da come
risulta essere stata intesa, ad esempio, da Gesualdo da Venosa.
Riprendiamo il metodo seguito da Frazzi,
e da noi già accennato, per individuare quello che egli chiama «Spettro
prismatico dei suoni»: ...«nel momento preciso in cui un accordo di 7a
diminuita si è concretato o melodicamente, o come blocco sonoro (sempre secondo
le leggi fisiche dei suoni, corrette dal temperamento) si è prodotto un gruppo
di suoni di risonanza armonica che trova la sua giustificazione in un gruppo di
accordi di 9a minore. In tal modo, un accordo di 7a diminuita melodico,
preso come base, ha generato una sovrapposizione di 7e diminuite armoniche cioè:
un gruppo di suoni armonici che, per formare raccordo di 9a minore, sono
stati chiamati alla luce dall'ombra dei suoni armonici sottintesi. Ma per virtù
del temperamento che permette il giuoco enarmonico (leggi della omologia;
n.d.A.), essi altro non sono se non gli «armonici sottintesi» (ora rivelati)
di ciascuno dei suoni che formano l’ accordo di 7a diminuita che abbiamo preso
come base melodica».