L' Alternato 10

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Gli accordi composti cioè quelli che si ottengono con la mescolanza dei colori del «Prisma" (ad eccezione della 7a maggiore) hanno più fondamentali. L'accordo di 6a aumentata si trova ad avere due fondamentali ed è l'accordo che congiunge la Scala Alternata con quella Esafonica:

Anche l'accordo di 5a eccedente è ricco di fondamentali se si considera che ogni nota, di cui è composto, può esser base dell' accordo e base del sistema:

sistema che è sempre legato allo « Spettro prismatico dei suoni" e procede sia col movimento degli accordi che con quello delle parti per toni interi, giovandosi del semitono soltanto per passare dall'una all'altra scala esafonica.

Non vi è dubbio che la realizzazione di Frazzi sia una apertura verso il «cromatismo armonico intertonale», l'apertura verso espressioni poetiche e verso moduli di costruzione sonora di grande interesse, apertura che ci consente di avvicinarci alle grandi espressioni armoniche del pre-barocco che trova i maggiori geniali esponenti in Gesualdo e Monteverdi, senza per altro minimamente confondere le causali estetiche di due mondi dominati da incidenze culturali assolutamente diverse ed in molti punti contrastanti aperture, con maggior disponibilità interpretativa, apertura, soprattutto, che, per chiarissimi temi armonici poggianti su analoghe determinazioni (la ricognizione approfondita delle armoniche) può ridimensionare il concetto che troppi hanno del così detto progresso armonico post-barocco. Quel così detto progresso che per molti, troppi decenni, ha offuscato la conoscenza effettiva della musica del '500-'600 irretendo le cognizioni nel dispotismo tutto gratuito del tonalismo.

La realizzazione di Frazzi vuol raggiungere, con una «diatonia dominante» in aggiunta alla «diatonia modale» ed alla «diatonia tonale» la rigenerazione del linguaggio musicale e questa «diatonia dominante» può essere definita «cromatismo armonico intertonale». Scrive Frazzi: «... Le teorie in voga: atonalismo, politonalismo, do-decafonismo, ecc , non consentono questa "tonificazione" pur adombrando alcuni degli aspetti che potrebbero risolverla, mentre il "sistema alternato" risolve tutto nel modo più naturale. Ad esempio la politonalità (o pluritonalità che dir si voglia) appare chiara nelle "scale alternate" che sono la base melodica di questo "cromatismo armonico intertonale" poiché esse ci insegnano a giudicare quali sono

le tonalità che si possono sovrapporre, in base alla loro composizione in tetracordi minori di tonalità ben determinate:

«Le "scale alternate" dimostrano inoltre che alla base del sistema sta il tetracordo minore e quindi il modo maggiore si dovrà considerare una derivazione del modo minore (il contrario di quanto finora abbiamo ritenuto, cioè: che il minore fosse il relativo del maggiore). Non solo, ma persuasi che la tonica non esiste che come termine di contrasto, derivante da un rapporto di successione, nel concatenare gli accordi sarà necessario abituarsi a spostare la nostra visuale e invece di fissare il nostro punto di partenza e d'arrivo sulla tonica come stabiliva il "sistema diatonico-tonale", bisognerà spostare il punto focale del discorso sulle dominanti... Spostare il centro della "tonica" sulla "dominante": questo, dunque, è il problema ed è appunto per risolverlo che noi siamo RISALITI ALLE SORGENTI DELL'ARMONIA E ABBIAMO RAPIDAMENTE SEGUITO IL SUO SVILUPPO STORICO, RIUSCENDO A INDIVIDUARE LO "SPETTRO PRISMATICO DEI SUONI" CHE NON È SOLTANTO UTILE PER SPIEGARE LE COSE DEL PASSATO (quanto abbiamo ancora da scoprire nella scienza e nell'arte musicale del Rinascimento! n.d.A.), MA CI È DI GRANDE AIUTO IL NUOVO ORIENTAMENTO DA DARE AL DISCORSO MUSICALE». Per Frazzi, l'«Alternato» permette quindi di compendiare le 24 tonalità diatoniche e di poter avere a disposizione per l'utilizzo nella espressione, tutte le scale conosciute, mentre il tono ed il semitono dei quali si compone ogni scala alternata portano la modulazione verso tonalità inaspettate e nuove formando quel processo armonico chiamato «cromatismo intertonale».

E’, tutto ciò, una apertura notevole e non v'è dubbio che in essa si possano ritrovare elementi espressivi già operanti nelle armonie orizzontali e verticali degli artisti rinascimentali. Frazzi, come egli stesso afferma, non ha inventato nulla, ha scoperto qualcosa che esisteva; potremmo più giustamente dire che ha ritrovato, in parte, qualcosa di quello che era esistito e che, per ragioni facilmente riportabili a decadimento culturale ed a variazioni di gusto, era stato dimenticato. La ricerca ed i risultati che Frazzi ha operato e raggiunto offrono allo studioso dell'arte cinquecentesca la possibilità

18 VITO FRAZZI, Trattato cit., Cap. VIII - riferimento alla composizione di:J.S. Bach (Fantasia - adagio e fuga), M. Ravel (L'Enfant et le sortilège), G. Verdi (Aida - atto terzo).

di scavare fra la doviziosa produzione di quel periodo, con uno strumento che funziona (crediamo appropriato questo termine metodologico) su tutte le «frequenze».

In altri termini, l’«Alternato» ci indica che le «frequenze» (le «armoniche»} assunte per la formulazione della scala diatonica ed esaltate nelle alterazioni, non sono le uniche ad entrare in gioco, oltre che nelle determinazioni timbriche, nelle rivelazioni armoniche;

rivelazioni armoniche tanto più operanti quanto più vicine alla formulazione del pensiero in suono ed in ritmo; senza preclusioni, si intende, per la preparazione di costruzioni sonore. Il cinquecento è proprio il periodo, sia detto per inciso, nel quale si ricerca il ripristino dei «generi» antichi: diatonico, cromatico ed enarmonico e questa ricerca porta alla ricognizione ed alla realizzazione delle accentuazioni verbali che sono «frequenze» tanto più evidenti, quanto più la modulazione della voce si avvicina alla parola parlata. Da qui i tentativi e le realizzazioni del Vicentino e del Transuntino (del 1555 l'uno, del 1606 l'altro), da qui la polifonia di Gesualdo e di Monteverdi, la monodia del Peri e del Mazzocchi, il recitar cantando di Casa Bardi e il parlar cantando del Cremonese. Tutto ciò sul piano scientifico, mentre sul piano della realizzazione esecutiva il temperamento equabile e la omofonia (vedi Gioseffo Zarlino 19 e Vincenzo Galilei20 per non citare che due grossi nomi) vengono incontro a necessità praticali, senza minimamente inficiare la conoscenza, la validità e la tendenzialità delle «armoniche» differenziate dei toni grandi e piccoli e dei vari semitoni e quarti di tono.

Queste considerazioni ci sono balzate alla mente nell’analizzare l’ «Alternato» andando oltre gli interessi di una assoluta validità compositiva.

L'«Alternato» rappresenta per noi una efficace chiave per penetrare in quei meandri dei temi armonici della 2a pratica che appassionano, oggi, Frazzi. L’«Alternato», per noi, non è soltanto un sistema musicale, è anche un grosso mezzo conoscitivo.

19 GIOSEFFO ZARLINO, Sopplimenti musicali, Venezia 1588.

20 VINCENZO GALILEI, Discorso cit.

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