Il Fabraterno 2007/01


toponimi da “ripensare” e vie senza nome nello stradario ceccanese
ha preso la traversa... giusta?
la problematica continua a rimanere irrisolta!


di Clam

Dico io: sembra quasi impossibile che in una città in piena espansione non si ponga mente – se non occasionalmente e in modo sporadico – che esistono decine di strade pubbliche alle quali non si è ancora dato un nome? Pensateci un attimo: perché a tutt’oggi tante “traverse”? E le stesse vie da tali “filiazioni” intersecate sono spesso lunghe vari chilometri. Sicché da un incrocio ad un altro potrebbero portare nomi diversi. Se si aggiunge a questa realtà il non raro verificarsi di segnaletica mancante oppure asportata, di numeri civici imprecisi o carenti ne deriva un bel problemino per i portalettere, ma pure per chi venisse da fuori a cercare qualcuno… specialmente se, anziché prendere una traversa, ne piglia un’altra. Queste traverse, talora prive di pali della luce, m’inducono, a loro riguardo, a considerazioni proprie delle competizioni sportive. Classifiche, “sfide” tra le arterie principali che hanno queste traverse portano a risultati del genere: Via Badia, Via Celletta e Via Marano punti 4 – Via Cirello e Via S. Francesco punti 2 (cioè numero delle traverse: avete capito?). Idem Via dell’Olmo; ma attenzione: Via dell’Olmo due traverse in meno, però le altre due (totale 4) di fatto ci sono, ma sono ufficiose, giacché ancora non battezzate per tali da segnaletica a riguardo. E ancora: Via Gaeta – Via per Frosinone 1 a 1; eccetera. Ma diciamolo: mancherebbero, forse, nomi di persone, ceccanesi e non, d’epoca remota o recente cui dedicare queste strade? E non è che il problema “toponomastica” sia proprio inavvertito. Recenti sporadiche e, perché no?, valide intitolazioni attestano che è sentito, ma, è il caso di dirlo, ogni morte di papa… quasi. Mi dicono: meglio che non lo portino avanti soggetti “fantasiosi” o “d’alta cultura”…, come quelli che occupandosene ricorsero a “toponimi vegetali” come Via della Pergola (oggi, almeno, tale arbusto là non c’è) e Via del Castagno; quanto a Via dell’Olmo io penso che chi gli ha dato quel nome tenesse a mente qualcuno “fatto olmo” alla passatella - popolarissima anche a Ceccano-; per immortalarlo… (forse). E poi attenzione: Via per Frosinone (che invece in senso inverso porta a Ceccano) e soprattutto quella “Via Porta abbasso” che proprio non mi va… giù. Come se chi va dal Ponte a San Giovanni non salisse; sicché, con quelli a cui tale nome sta bene si potrebbe raggiungere un’intesa: da un lato Via Porta in Alto, dall’altro Via Porta a Basso; oppure, cosa ben più valida, eliminiamoli questo e altri toponimi che possono mettere in dubbio l’intelligenza dei ceccanesi di ieri e, a mio avviso, fanno ritenere “autolesionisti” quelli di oggi, cioè noi; che dovremmo invece “rilanciare” questa città anche attraverso strumenti significativi e importanti, come i toponimi. E proviamo, a tal punto, a contare quei grandi italiani che non figurano nello stradario comunale; mentre personaggi che definirei “loro colleghi” nelle varie arti, nella politica ecc… invece ci sono. Non vedo vie dedicate a Verdi, Donizzetti, Bellini, Puccini. Ma una via Gioacchino Rossini c’è; intitolatagli, penso, per via del “Barbiere di Siviglia”, giacché l’intitolazione risale quasi certamente al tempo in cui costì un collega del suddetto andaluso occupava “la stanza dei bottoni”. Ma allora perché Mascagni no? Che i capelli “alla Mascagni” non andassero già più di moda? E d’altra parte voi dovete pur comprendere chi, come me, deve lambiccarsi il cervello per capire le ragioni per cui nella mia città circa personaggi cui dedicare qualche strada si ebbero “discriminati” ed “eletti”. Quanto a Giuseppe Mazzini il quale, tra l’altro, nel 1849 visitò Ceccano - Lui che pendolava per tutta l’Europa, inseguito dalle polizie dei governi che l’avrebbero visto volentieri pendolare dalla forca - io che chiesi e richiesi che gli si erigesse almeno un busto nei pressi della stazione ferroviaria (quasi là ove ora c’è un altro monumento) io, a Suo riguardo adesso un’idea risolutiva ce l’ho. Però stavolta non ve la dico. Mi limito a ricordare ai tanti ceccanesi che sono stati miei alunni l’esistenza di quel fondamentale principio di Economia Politica che recita: “conseguire il massimo risultato col minimo sforzo possibile” (volgarmente: prendere due piccioni con una fava… e cose simili). Sul Mazzini, quindi, a risentirci; ma per quel che or ora ho scritto può già valere, per i cultori della lingua latina, il noto “intelligenti causa” che chi non conosce il latino potrà facilmente farsi tradurre da qualsiasi liceale… E quanto alle traverse, ai toponimi ridicoli… e dai! Eliminiamoli! intitolando le une e sostituendo gli altri in modo significativo e gratificante. Qualche suggerimento: ci siano strade col nome di chi ha combattuto per la liberazione anche di Ceccano (Giuseppe Ambrosi, Romolo Battista) o col nome dei due fratelli Capoccetta della Catinella, martiri della cieca ferocia degli occupanti tedeschi. E nei pressi della loro contrada oggi c’è invece quella tal via dell’Olmo con relative traverse! E poi ricordiamoci dei vari sindaci di Ceccano che amministrarono, in epoche così diverse dall’attuale, “sine pecunia”; con le casse comunali sempre in rosso, con necessità di vendere beni del Comune a causa dei debiti a non finire anche per le cosiddette “spedalità romane”, ossia le somme che il nostro municipio era tenuto a pagare ai nosocomi che avevano tenuto in cura i ceccanesi nulla tenenti. Muoviamoci, dunque! Per la dignità della nostra Ceccano. Ché, a restare così, a chi ci criticasse per toponomastica carente e insensata dicendoci, magari: “non avete né Via Verdi, né Via Mazzini, né Via Alcide De Gasperi” potremmo solo rispondere: “si! ma Via Pisciarello c’è”.

Clam