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L o s v i l u p p o i n d u s t r i a l e |
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Consumismo, c'è chi può e chi non può
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L'Italia negli anni '50-'60 diventa un paese industriale, infatti è in questo periodo in cui nascono nuovi poli di sviluppo industriale (Bari, Taranto, Salerno, Siracusa e Cagliari), si assiste inoltre ad un notevole potenziamento delle aree industriali già esistenti nell'Italia a settentrionale, in modo più preciso a Milano, Torino e a Genova. Alcuni indicatori di questo sviluppo sono il raddoppiamento della produzione industriale in circa dieci anni e l'aumento del numero agli addetti all'industria, da 5.800.000 nel 1951 a 7.600.000 nel 1961. L'esempio più significativo ed emblematico fu la FIAT, maggiore gruppo automobilistico italiano, fondato a Torino nel 1899 come "Fabbrica italiana di automobili società anonima" da alcuni industriali tra i quali Giovanni Agnelli che ne assunse la direzione nel 1901 e approfittò della liberalizzazione di ferro e acciaio per allargare la propria produzione dalle automobili ai camion e ai motori di aerei e di navi. In questi anni la FIAT ha bisogno di sempre nuove braccia, il suo fatturato che nel 1954 era pari al 13,7% delle entrate complessive dello Stato, è stato, è destinato ad aumentare rapidamente. Gli utili passano da poco più di 4.000.000.000 nel 1951 a oltre 10.000.000.000 nel 1957. L'aumento della produttività consentiva alti profitti: in fabbrica si lavorava duro, il taglio dei tempi aveva provocato negli ultimi anni un amento degli infortuni e delle malattie, ma i salari superavano del 50-60% quelli delle altre aziende. Tra il 1958 e il 1962 la nostra economia presenta una crescita media del PIL dell'8% annuo, una crescita di investimenti del 152% e una crescita delle esportazioni del 16%. Qualche altro dato: la produzione degli autoveicoli sale da 148.000 a 760.000, quella dei frigoriferi da 170.000 a 1.500.000, quella delle lavatrici da 72.000 a 262.000, la produzione di macchine da scrivere è quadruplicata, quella di macchine contabili decuplicata, quella di materie plastiche aumenta 15 volte. Alla fine del 1962 lo sviluppo italiano era inferiore a quello tedesco.
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